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Ebraismo e multiculturalismo: quale futuro per le nostre radici in area mediterranea

Al centro del dibattito l’accordo di Pace tra gli Emirati Arabi e Israele (o di Abram) - firmato lo scorso 15 settembre a Washinton- che ha segnato un passo importante per contribuire alla stabilità in Medio-Oriente

(5 ottobre 2020)

Giovedì 1 ottobre alle ore 17.30 l’Hotel Mercure-Excelsior di Catania ha ospitato il convegno sul tema “Ebraismo e multiculturalismo: quale futuro per le nostre radici in area mediterranea”.

All’evento organizzato dalla Charta delle Judeche di Sicilia e  dall’istituto internazionale di Cultura Ebraica con la collaborazione fattiva dell’On. Alessandro Pagano (Vice Presidente del gruppo della Lega alla Camera dei deputati) e moderato dalla Dott.ssa Franca Antoci (giornalista del quotidiano la Sicilia) sono intervenuti: Avv. Baruch Triolo (padre fondatore della Charta delle Judeche di Sicilia), il Presidente dell’Istituto Internazionale di Cultura Ebraica Attilio Funaro e il Vice Presidente Federale della Lega Giancarlo Giorgetti, e in diretta streaming da Gerusalemme la Dott.ssa Fiamma Nirestein, da Telaviv il Prof. e Filosofo Ofir Haivry e da New York il Prof. e Scrittore Michael Ledeen.

Al centro del dibattito l’accordo di Pace tra gli Emirati Arabi e Israele (o di Abram) – firmato lo scorso 15 settembre a Washinton- che ha segnato un passo importante per contribuire alla stabilità in Medio-Oriente.

“Se c’è la pace il mondo musulmano rinuncia alla cd. “umma” che nel Corano sta a indicare quel pezzo di terra perduto e che doveva essere doverosamente riconquistato. Cercavamo la pace e con questo accordo finalmente l’abbiamo ottenuta” – afferma la Nirestein. Pace, di cui gli europei non se ne sono resi conto perché sono abituati a sentir parlare di guerra, di ISIS. E d’identità nazionale, in un’accezione puramente negativa. Dopo il crollo del muro di Berlino del 1989, in Occidente l’unica via moralmente giusta è la resa “oggi il paese che ospita deve adeguarsi alle tradizioni altrui”– afferma Haivry. “Forse la soluzione sarebbe quella di un’accoglienza che non ci divida ma che ci unisca e che abbia delle regole”– auspica Triolo.

“Ripartendo dalle nostre radici, dalla famiglia, dai valori, dalla fede e dal rispetto dell’altro”– aggiunge Funaro.“Il multiculturalismo è difatti la promozione del riconoscimento e del rispetto dell’identità linguistica, religiosa e culturale delle diverse componenti etniche presenti nelle complesse società odierne”– precisa Giorgetti. Non tutte le popolazioni hanno una tendenza naturale a voler incorporare le caratteristiche dei popoli presso i quali si insediano, senza perdere le specifiche caratteristiche della propria cultura e senza entrare in conflitto con la cultura dominante.

“L’ebraismo è stato contrario a imporre ad altri il proprio credo e la propria cultura: questo non per chiusura ma perché ogni scelta deve essere libera e rispettata. Il rispetto delle altre culture ha fatto si che gli ebrei abbiamo sempre contribuito alla vita sociale, culturale, scientifica dei paesi in cui sono vissuti, pur continuando a mantenere quelle che erano le proprie norme di natura religiosa. Questa strada dovrebbe essere la via maestra per una società che voglia essere inclusiva, raccogliendo gli stimoli che vengono dalla altre culture”– conclude Bahbout (Presidente del Comitato scientifico dell’Istituto Internazionale di Cultura Ebraica ed ex rabbino capo di Venezia e del Meridione D’Italia).

Yvonne Malfa

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