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Riconoscere l’ictus per salvare una vita, Asp Ragusa: “Serve sensibilizzazione”

In Italia si contano circa 120.000 nuovi casi ogni anno, un terzo dei quali genera decessi entro l'anno, mentre in un terzo dei casi produce forme di invalidità

(17 febbraio 2020)

L’ictus cerebrale è la prima causa di disabilità nel mondo e la seconda causa di morte e di demenza.  In Italia si contano circa 120.000 nuovi casi ogni anno, un terzo dei quali genera decessi entro l’anno; mentre in un terzo dei casi produce forme di invalidità. L’incidenza dell’ictus aumenta con l’età e i casi, su base annua, sono in progressivo aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione: la maggior incidenza si registra nei pazienti con età superiore ai 65 anni che, in Italia, sono quasi il 20 per cento della popolazione. Il quadro è ancor più preoccupante se si considera che, nella popolazione con età superiore agli 85 anni, l’incidenza dell’ictus oscilla tra il 20 e il 35 per cento. Altro aspetto di particolare rilievo è il dato secondo il quale ogni anno ben 10.000 casi di Ictus interessano la fascia di età inferiore ai 54 anni: soggetti in piena età lavorativa per i quali l’impatto della malattia, in termini di riduzione dell’autosufficienza e di incidenza sui bisogni assistenziali, è particolarmente gravoso.

Ma nonostante i numeri e il numero di casi annuali, l’ictus cerebrale continua ad essere una patologia sottovalutata, poco conosciuta e poco riconosciuta. I danni provocati dall’ictus cerebrale, sia ischemico che emorragico, sono devastanti con un forte e gravoso impatto sul paziente, sui familiari e su tutta la società. Negli anni, con l’avvento di nuove terapie sia mediche che chirurgiche, si è profondamente modificato l’approccio terapeutico alla malattia cerebrovascolare, ma queste nuove procedure saranno efficaci solo se somministrate entro un lasso di tempo relativamente breve. Solo così sarà possibile limitare o cancellare i danni dell’ictus.

La nuova campagna di sensibilizzazione promossa dall’Asp di Ragusa, insieme allaUOC Provinciale di Neurologia, responsabile il dott. Antonello Giordano, è incentrata proprio su questo: sul tempo e  sull’importanza di intervenire tempestivamente, grazie al modello Rete Ictus Provinciale, che inizia a casa del malato e termina nella struttura più idonea per la cura del paziente.

In cosa consiste? Per prima cosa è fondamentale riconoscere i sintomi della patologia, come le difficoltà nel parlare, bocca storta, paralisi o debolezza degli arti. Una volta averli identificati, bisogna chiamare immediatamente il 118 ed esporre il  caso.

Si parlerà di questo e altro nel primo incontro di domani a Vittoria, presso la sala delle Capriate Monastero Benedettini. Presenti il direttore generale dell’Asp, arch. Angelo Aliquò, il responsabile dell’UOC di Neurologia,  dott. Antonello Giordano, la dott.ssa Paola Santalucia, dirigente medico neurologo,  Direzione Sanitaria aziendale Asp e il dott. Giuseppe Zelante, dirigente medico neurologo, ospedale “R. Guzzardi”- Vittoria, con il coinvolgimento dei club service e di varie organizzazioni cittadine. 

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