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Primo maggio e coronavirus: Festa ‘smart’, ma per molti il lavoro non c’è neanche a distanza

Drammatica la situazione in Sicilia dove al dato fisiologico gravissimo di oltre il 20% di disoccupati (il 45 tra i giovani) si aggiunge una perdita secca di almeno altri dieci punti

(1 maggio 2020)

Se il virus piomba su un corpo malato, l’effetto è di gran lunga più grave. E un corpo sociale malato è certamente la Sicilia, molto più della già debole e fragilissima Italia.

Nell’isola, per effetto dell’emergenza sanitaria, cento mila posti sono a rischio nel corso dell’anno e il tasso di disoccupazione potrebbe crescere di un altro dieci per cento per cento.

“La più grande preoccupazione per il mondo del lavoro dal ‘dopoguerra’ – dice Alfio Mannino, segretario regionale della Cgil Sicilia – Se prima dell’emergenza coronavirus la disoccupazione nell’isola sfiorava il 20 per cento, dopo sarà almeno dell’8 per cento in più. I primi posti di lavoro a saltare sono i 35mila del settore turistico: tutti i lavoratori che dal primo aprile avrebbero potuto contare sul contratto della stagione estiva e che al momento sono fermi. Intanto sono oltre 250mila i lavoratori siciliani in cassa integrazione. In 140mila, però, attendono ancora la cassa integrazione in deroga. Ma il vero nodo è capire chi fra questi lavoratori in cassa integrazione riuscirà a mantenere il proprio posto di lavoro”.
Nel commercio si prefigura un’ecatombe con migliaia di imprese che non potranno riaprire e nel turismo in particolare la situazione sarà drammatica anche dopo la fine dell’emergenza.

Insomma in questo primo maggio, c’è poco da festeggiare: “La situazione per i lavoratori è drammatica. Il malessere sociale cresce – viene ripetuto dalle organizzazioni sindacali – e alla fine di questa emergenza rischiamo di trovarci con maggiori diseguaglianze. Bisogna rimboccarsi le maniche per ridisegnare un progetto per il mondo del lavoro. Dobbiamo metterci in testa che non si ripartirà da dove abbiamo lasciato, ma da una condizione di gran lunga peggiore”.

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