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Orrore nelle campagne di Acate: vendeva la figlia per soldi, un tetto e quattro sigarette

Una rumena faceva prostituire la figlia, oggi 13enne, con uomini di ogni età, residenti tra Acate e Vittoria. L'operazione è nata da controlli che la polizia stava conducendo per combattere il caporalato

(8 giugno 2019)

Una storia di sesso, violenza e orrore arriva dalle campagne di Acate e vi hanno messo fine la Polizia e la Procura della Repubblica di Catania, disponendo il fermo di indiziato di delitto di 5 persone, una rumena, due italiani e due marocchini: la madre di una bambina di 13 anni è indagata per sfruttamento della prostituzione minorile e i 4 uomini per atti sessuali con minore, rispondendo però del reato più grave reato di violenza sessuale. Nel mese di marzo, durante i controlli disposti dalla Polizia di Stato per il contrasto dello sfruttamento lavorativo e del caporalato, gli uomini della Squadra Mobile di Ragusa notavano una ragazzina che aveva degli atteggiamenti non consoni alla sua età, e decidevano di raccogliere informazioni sul suo nucleo familiare, scoprendo l’inimmaginabile e cioè che la piccola era solita avere rapporti sessuali con uomini anche molto più grandi di lei.

Subito è nato il sospetto che fosse proprio la madre a gestire una vera e propria attività di meretricio della bambina traendone un profitto. I fatti avvenivano tra le serre delle campagne di Acate, e all’interno degli impianti serricoli (da qui il nome dell’operazione) la ragazzina consumava rapporti sessuali con braccianti agricoli nord africani e rumeni o ancora con italiani. Oppure era il luogo dove conosceva i suoi aguzzini in quanto anche lei andava a lavorare in campagna seppur tredicenne. La Squadra Mobile di Ragusa ha informato immediatamente la Procura, che ha autorizzato gli investigatori ad intercettare le conversazioni telefoniche della bambina e della madre. Sin dai primi colloqui registrati è emerso chiaramente tutto lo squallore: la piccola aveva rapporti sessuali con uomini di ogni età, dai 30 ai quasi 90 anni. La ragazzina veniva portata dalla madre da un anziano dove faceva la cameriera per poter avere dei generi di prima necessità o per fare una doccia, e l’uomo la portava in camera per chiederle dei favori sessuali; altri uomini, invece, offrivano loro in cambio ospitalità in case al mare, in territorio di Marina di Acate.

Tutti coloro che a qualsiasi titolo hanno consumato rapporti sessuali con la minore risponderanno del reato di violenza sessuale. Durante le investigazioni è stato possibile appurare come la bambina consumasse rapporti sessuali con uomini molto più grandi, uno di questi (61 anni) addirittura pretendeva di avere l’esclusiva in quanto aveva dato in uso la sua casa al mare a lei ed alla madre. La madre, anziché proteggere la sua bambina, la sfruttava percependo somme di denaro o altre utilità come vino, birra, sigarette, una doccia o una casa dove poter dormire. Inizialmente, i primi rapporti sessuali venivano consumati dalla piccola all’interno di un casolare abbandonato a pochi metri dal mare, tra una serra e l’altra dove c’era solo una rete con un materasso. Gli operai che finivano di lavorare in campagna, si appartavano con lei trovando rifugio dietro una tenda fatta con un lenzuolo per proteggersi da occhi indiscreti, ma tutti invece sapevano e nessuno parlava. Tutti sapevano che la piccola andava con i colleghi di lavoro ed invece di denunciare, anche anonimamente, si giravano dall’altra parte o peggio la cercavano per avere anche loro rapporti sessuali.

Pochi giorni fa, la Squadra Mobile di Ragusa durante le intercettazioni ha carpito che la ragazzina volesse denunciare uno dei tanti uomini con il quale aveva consumato dei rapporti sessuali pertanto, su disposizione della Procura della Repubblica, è intervenuta d’urgenza, affidandola ad un centro specializzato ed una donna della Polizia di Stato, insieme ad una psicologa, ha ascoltato il durissimo racconto della piccola, privo di rabbia nei confronti della madre. Poche ore dopo il Pubblico Ministero ha disposto il fermo degli indiziati di delitto, tutti residenti tra Acate e Vittoria, perché dalle intercettazioni è emerso che tutti gli indagati, vistisi scoperti, stavano pianificando la fuga. Il Gip ha convalidato il loro fermo e adesso sono tutti in carcere, tranne il novantenne per motivi di età. A lui è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora nel comune di Vittoria, nel quale risiede.

Per la buona riuscita dell’operazione, due poliziotti hanno finto di cercare lavoro nelle serre dove gli indagati marocchini lavoravano; questo escamotage di voler parlare con il titolare per un finto colloquio in orario prossimo al termine della giornata lavorativa, ha permesso di catturarli entrambi. L’italiano di 61 anni è stato raggiunto sotto casa da un altro team dedicato alle catture ed infine la madre della vittima, indagata per sfruttamento della prostituzione minorile, è stata catturata nei pressi dell’abitazione di un connazionale dove spesso andava a chiedere ospitalità quando non aveva dove dormire. 25 sono stati i poliziotti della Squadra Mobile impiegati per le catture, 10 le auto della Polizia di Stato sul territorio, 4 operatori della Polizia Scientifica, 2 operatori dell’Ufficio Immigrazione, 4 indagati condotti in carcere in sezione “sex offenders”, 1 agli arresti domiciliari.

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