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Operazione “Camaleonte” tra Caltanissetta e Ragusa: in carcere la famiglia Luca

Sequestrate la Lucauto e altre sei aziende. I tre arrestati sono ritenuti responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e concorso in corruzione, per avere, negli anni, riciclato capitali illeciti di vari clan, tra cui i Rinzivillo

(1 luglio 2019)

I militari del GICO del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Caltanissetta, coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – di Caltanissetta, in forza in forza di due provvedimenti restrittivi emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, nell’ambito del medesimo procedimento penale, hanno eseguito 7 ordinanze cautelari, di cui 3 applicative della misura della custodia  in carcere, e 4 applicative della misura del divieto di dimora nelle province di Caltanissetta e Ragusa, nonché un decreto di sequestro preventivo di beni e imprese per 63 milioni di euro nei confronti di imprenditori gelesi attivi nei settori della vendita di autovetture di lusso ed immobiliare a Gela e a Ragusa. Il sequestro riguarda 7 aziende, disponibilità finanziarie, immobili e beni riconducibili agli indagati.

I destinatari della misura cautelare in carcere sono ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e concorso in corruzione, per avere, negli anni, riciclato capitali illeciti del clan Rinzivillo. Nell’indagine è coinvolto anche un funzionario di polizia che ha agevolato gli indagati. Si tratta di un Primo Dirigente della Polizia di Stato, all’epoca dei fatti (2014) in servizio a Gela e successivamente a Caltanissetta e ad Agrigento, indagato nell’ambito del presente procedimento per corruzione, accesso abusivo a sistemi informatici in uso alla polizia e rivelazione di segreto d’ufficio

L’operazione ha visto impiegati circa 80 militari del Comando Provinciale di Caltanissetta. Arrestati e condotti in carcere i fratelli Francesco Antonio e Salvatore Luca, e il figlio di quest’ultimo, Rocco Luca, indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Divieto di dimora nelle province di Caltanissetta e Ragusa per il reato di riciclaggio per Francesco Gallo, genero di Salvatore Luca, coinvolto nella gestione di alcune imprese riconducibili alla famiglia Luca; Concetta Lo Nigro, moglie di Salvatore Luca e rappresentante legale di diverse aziende riconducibili alla famiglia, Emanuela Lo Nigro, sorella di Concetta e prestanome della famiglia Luca, e Maria Assunta Luca, figlia di Salvatore Luca e socia in molte aziende della famiglia. Le aziende sottoposte a sequestro sono le seguenti: Lucauto s.r.l., Car Luca s.r.l., Terranova Immobiliare s.r.l., Immobilluca s.r.l., Luca Immobiliare S.r.l, Luca Costruzioni s.r.l., Mirto S.r.l..

I dettagli dell’operazione sono stati resi noti stamattina in conferenza stampa, alla Procura della Repubblica di Caltanissetta. Ecco cosa hanno detto il Procuratore Capo, dei Sostituti Procuratori titolari delle indagini, del Comandante Provinciale della Guardia di Finanza e del Comandante del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Caltanissetta:

  • L’indagine è partita nel giugno del 2014, a seguito di alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia, e riguarda i noti imprenditori gelesi della famiglia Luca, i quali, negli anni, hanno sviluppato cointeressenze economico-finanziarie con esponenti mafiosi del clan Rinzivillo.
  • Le indagini fotografano oltre un ventennio di contiguità mafiosa, nel corso del quale si è registrato un anomalo e consistente sviluppo delle imprese riconducibili ai suddetti soggetti realizzatosi proprio grazie ai rapporti con esponenti di rilievo di cosa nostra. Gli accertamenti economico patrimoniali hanno dimostrato che parte dei capitali provenienti dalle attività criminali della famiglia Rinzivillo sono stati investiti in modo organico e stabile nelle aziende della famiglia Luca, permettendo così una compenetrazione dell’economia mafiosa con quella legale.
  • I primi contatti tra le due famiglie risalgono alla fine degli anni ’90, allorquando esponenti del suddetto clan mafioso gelese avevano iniziato a consegnare agli imprenditori somme provenienti da attività delittuose, nell’ordine di un miliardo di vecchie lire, da riciclare attraverso le aziende di famiglia. Grazie a tali affari si sono concretizzati, nel tempo, sproporzionati investimenti immobiliari e nel settore del commercio di autovetture, che hanno permesso ai citati imprenditori di affermarsi come importante gruppo economico. I contatti dei Luca con la criminalità organizzata negli anni si sono anche estesi ad alcune famiglie mafiose di Catania, quali i Mazzei (detti i Carcagnusi), i Carateddi ed i Santapaola.

I complessi accertamenti bancari, eseguiti dal GICO di Caltanissetta nei confronti di tutti i componenti della famiglia Luca, hanno inoltre dimostrato plurime condotte di riciclaggio. Significativi in tal senso alcuni indici sintomatici dell’attività di riciclaggio quali apporti anomali di denaro sui conti aziendali metodologia tipica del money laundering; operazioni finanziarie realizzate dopo svariate movimentazioni tra i numerosi rapporti bancari intestati alle persone fisiche e giuridiche rientranti nella sfera della famiglia Luca, al fine di ostacolarne l’identificazione. Le indagini hanno poi evidenziato che il “riciclaggio” di denaro è stato realizzato anche mediante l’acquisto, da parte dell’organizzazione criminale, di “scontrini vincenti” del gioco del lotto, così da ottenere fonti reddituali ufficiali e “pulite”. I Luca, nel tempo, hanno diversificato le loro attività di riciclaggio, ricorrendo a più canali, tra cui anche l’investimento in “beni rifugio”, quali opere d’arte, cavalli, polizze vita e titoli di stato. 

Valentina Frasca

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