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Monterosso, tra commozione e incredulità l’ultimo saluto a Salvatore Dibenedetto

"Turi, a questa chiamata improvvisa, urgente, dolorosa, come sempre non hai detto di no"

(19 ottobre 2020)

Non solo un imprenditore, ma anche un marito, un padre e un nonno, un amico, un uomo che si è speso tanto per il suo lavoro, per la sua famiglia e per la sua città. Il 65enne Salvatore Dibenedetto (per gli amici Turi),  fondatore della rinomata ditta Almo Elettrica, era questo e molto altro. E adesso, Monterosso Almo, insieme a tutti coloro che lo conoscevano e lo amavano, piange la sua prematura scomparsa.

Era domenica 11 ottobre quando Salvatore iniziò ad accusare i primi malesseri. Inizialmente si pensava ad una forma di allergia, poi, nei giorni successivi, i dolori alla schiena si sono intensificati e, con loro, anche quelli alle spalle e all’addome. Nei giorni successivi, il medico, il quale inizialmente pensava potesse trattarsi di colica renale, ha consigliato la chiamata al 118 se i dolori non fossero passati. L’indomani mattina, con l’aggravasi della sua condizioni, è stata chiamata l’ambulanza. I suoi parametri erano bassi, la sua pressione 86 su 40 e, ancora una volta, i soccorsi si sono trovati impreparati difronte ad un’emergenza più grande di loro. Monterosso e Giarratana attendono infatti una risposta dall’assessorato regionale alla Salute per sostituire le due ambulanze non medicalizzate che servono le due città, con una sola, ma medicalizzata. Ma dopo quasi 2 anni nulla è stato ottenuto.

Nel frattempo il 65enne è arrivato all’ospedale di Ragusa con l’aorta addominale dilatata. Parecchie le ore sotto ai ferri, ma nonostante l’intervento sia andato bene, un arresto cardiaco gli è stato fatale.

Ieri l’ultimo saluto. A causa delle norme anti contagio, in chiesa non c’è stato il bagno di folla che, coronavirus apparte, ci sarebbe di certo stato. I funerali sono stati celebrati da don Franco Ottone, suo caro amico e parroco della parrocchia di San PIO X di Ragusa. Particolarmente sentita e commuovente è stata l’omelia, un lungo racconto con il quale don Franco ha ricordato Salvatore, i momenti vissuti insieme, la sua vita divisa tra famiglia e lavoro, il suo impegno sociale, la sua infinità bontà e il suo amore, totalmente ricambiato, per Monterosso Almo.

A conclusione del rito funebre, il suo caro amico Mariano Garofalo ha preso parola recitando la seguente lettera:

“Leggere queste parole non sarà facile, mi costerà tantissimo, ma poco per dirti grazie.

Tu sei Turi.

Tu sei amore per la tua Salva.

Tu sei amore per i tuoi figli.

Tu sei nonno gioioso per i tuoi nipotini.

Tu sei la pietra angolare per i tuoi fratelli.

Tu sei la spalla dei tuoi cognati.

Tu sei Turi, che con la tua disponibilità verso chi ti chiama, chi ha bisogno, non sai dire no, ritardando la tua presenza nelle occasioni di piacere, e chiamandoti, la tua risposta è: “sto arrivando, il tempo della doccia”. Turi, a questa chiamata improvvisa, urgente, dolorosa, come sempre non hai detto di no. Cambierà di poco quello che tu sei per me, per noi. Ti voglio bene, ti vogliamo bene. Turi, chi ti parla, lo sai, sono io, il tuo prediletto (mi chiamavi ‘anima persa’), sei più piccolo di me, ma le tue attenzioni, le tue premure nei miei confronti mi mancheranno, credevo di avere una corazza, ma con questa chiamata urgente sei riuscito a toccare il profondo del mio cuore. Spiegare perché si vuole bene qualcuno come te non serve.

Tu sei Turi.

(Ciao)”.

Queste, invece, le parole del sindaco Pagano:

“Una persona affabile, un imprenditore serio, instancabile e competente. La moglie perde un marito affettuoso, i figli una guida brillante, i fratelli ed i parenti una colonna, gli amici un punto di riferimento solido, presente e disponibile, la comunità monterossana un imprenditore dinamico e capace”.

Dibenedetto aveva compiuto 65 anni lo scorso 1 ottobre. Lascia la moglie Salvina, i figli Giusi e Antonio, il genero Alberto, la nuora Irene, e i nipoti Gabriele, Simone e  Sofia.

Claudia Trapani

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