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Larissa Iapichino orgoglio ibleo! Il papà Gianni: “Vi racconto la mia infanzia a Vittoria”

Noi di Ialmo siamo riusciti a contattare Gianni Iapichino, dal cui matrimonio con Fiona May è nata la neo campionessa d'Europa di salto in lungo Under 20, e ci siamo fatti raccontare la storia di queste origini. Una storia che, passando da Firenze, arriva fino in America

(22 luglio 2019)

Classica scena di inizio estate: una macchina carica all’inverosimile di valigie e bagagli e, all’interno, una bella famiglia che torna “giù”, in Sicilia, per trascorrere le vacanze estive nei propri luoghi d’origine, a Vittoria.

Ma la famiglia sull’auto non è una famiglia come tante. Alla guida c’è papà Giovanni Iapichino, al suo fianco la moglie, Alice Richter, statunitense trapiantata in Italia per amore, e con loro i piccoli Gianni Junior e Alex. A quell’epoca, parliamo di almeno 30 anni fa, Gianni non lo poteva ancora sapere, ma nel corso del suo cammino di vita avrebbe incontrato e sposato Fiona May, la campionessa di atletica britannica naturalizzata italiana due volte campionessa mondiale di salto in lungo, specialità che le è valsa anche due argenti alle Olimpiadi, e che tuttora detiene il record italiano di salto in lungo, sia outdoor che indoor. Avendo conquistato quattro medaglie ai campionati del mondo (oltre ai due ori, anche un argento e un bronzo), la May è a tutt’oggi l’atleta italiana che più volte è salita sul podio ai campionati del mondo di atletica leggera.

E’ dal matrimonio di Gianni Iapichino e Fiona May che è nata Larissa Iapichino, la bambina che alcuni anni fa abbiamo imparato ad amare anche attraverso alcuni spot pubblicitari, e che nel week end appena trascorso a Boras, in Svezia, si è laureata campionessa europea di salto in lungo nella categoria Under 20 (sebbene sia ancora una Under 18, con i suoi 17 anni).

Noi di Ialmo abbiamo contattato Gianni Iapichino, ex astista e golfista professionista, e da lui ci siamo fatti raccontare questa bella storia di amore e di sport. “Questa è una storia che inizia quando papà studiava architettura a Firenze, – ci ha rivelato – dopo un’infanzia trascorsa tra Vittoria e Siracusa. Lì ha conosciuto mia madre, che si trovava in Toscana per un corso di storia dell’arte, e se ne è innamorato. Quando lei è tornata negli Stati Uniti, mio padre ha completato gli studi, poi l’ha raggiunta in America e l’ha sposata. Pochi anni dopo, però, quando io e mio fratello eravamo molto piccoli, il richiamo delle radici si è fatto sentire forte, e siamo tornati in Italia, a Firenze, dove ci siamo stabiliti”.

Il suo rapporto con Vittoria? 

Quasi tutta la famiglia di mio padre è ancora a Vittoria. Qualcuno si è trasferito, soprattutto tra i cugini, ma gli zii sono tutti li. A Vittoria lego i ricordi delle estati della mia infanzia e dell’adolescenza. I miei zii avevano la casa a Scoglitti e noi stavamo lì, girovagando tra Modica, Ragusa, Comiso e Siracusa. Purtroppo, non vengo più da molti anni, le mie vicissitudini sportive non mi hanno permesso di tornare, ma l’idea e la voglia ci sono sempre. Larissa, invece, è stata in Sicilia a maggio, con la gita scolastica. Ha visitato Palermo, Agrigento, Noto, Catania e Siracusa, città nella quale a breve tornerà in vacanza, dato che il suo fidanzato, anche lui una promessa dell’atletica, Matteo Melluzzo, è siracusano.

Con i parenti di Vittoria si sente spesso?

Per qualche tempo avevamo quasi perso i contatti, ma ora, grazie ai social, è tutto molto più facile. Ho ritrovato i miei cugini e ogni tanto, quando passano da queste parti, ci vediamo. Mi piacerebbe tornare nei posti di cui custodisco i miei preziosi ricordi di bambino…

Ovvero, quali ricordi?

La casa della nonna, Scoglitti e il suo mare, le scorribande con mio zio nella 500 decappottabile per andare a caccia di lepri in mezzo alle campagne. E poi naturalmente gli affetti, la cucina e le storie affascinanti di mia nonna e la sua devozione che la portava ogni giorno ad andare a Messa.

Quel bambino poi ne ha fatta di strada. Prima la carriera sportiva, ora la musica…

La musica era un hobby, ma è diventata al momento la mia principale attività. Dopo aver lasciato l’atletica nel 2000, ho abbracciato la carriera golfistica, sono diventato professionista, ho frequentato la scuola di maestro di golf e ho insegnato per diversi anni. Poi, per dedicarmi alle mie figlie, e in particolare a Larissa, ho lasciato. Magari ricomincerò in futuro. Lo sport ce l’abbiamo nel sangue, nel dna, ma alle nostre figlie non abbiamo mai imposto di seguire questa strada, abbiamo solo assecondato il loro talento e i loro desideri al meglio delle nostre possibilità.

E il talento di Larissa è emerso presto?

A dire il vero non prestissimo. Fino a 12 anni non voleva nemmeno sentir parlare di atletica, visti i precedenti miei e della mamma. Aveva scelto la ginnastica artistica, ma i risultati non erano quelli che sperava e alla fine il richiamo dell’atletica è stato inevitabile, con i risultati che sono iniziati ad arrivare immediatamente, e importanti, già nelle prime gare della scuola. Era la sua strada. Tutti i segnali la portavano lì, e se ne è resa conto da sola.

Vi aspettavate questo risultato di Boras?

Larissa è in una fase di apprendimento non solo tecnico ma anche umano, e quest’anno ha fatto un grande salto di qualità a livello mentale che l’ha portata ad affrontare e vincere una gara difficile come questa. Difficile non tanto per il livello delle altre atlete, ma perché c’era pioggia, il vento che girava, una situazione complicata che ha saputo affrontare da veterana. Lì ci ha sorpreso: sapevamo che aveva tutte le carte in regola, ma non eravamo sicuri che avrebbe saputo giocarle. E’ stata una grandissima gioia, al culmino di un periodo in cui avevamo cercato tutti di smorzare la tensione e le aspettative nei suoi confronti dicendole che doveva solo pensare a divertirsi. Sapevamo tutti che, in fondo, non era la verità, perché quando sai di poter vincere, vuoi farlo. In un anno è diventata una vera atleta, grintosa e consapevole del suo valore.

Adesso, immagino che per lei ci sarà un po’ di meritato riposo…

Riposo e vacanza, poi si dovrà preparare non solo per il quarto anno del liceo scientifico, che è una scuola bella tosta, ma anche per conciliare il tutto con le prossime gare, e non è facile a questi livelli. L’anno prossimo passerà a tutti gli effetti all’under 20, e disputerà i mondiali a Nairobi, ma non è escluso che, visti i risultati che ha dimostrato di saper fare, possa prender parte alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Senza ambizioni di medaglie, ma per cominciare ad accumulare esperienza e a misurarsi con competizioni di questo tipo.

E da padre quale consiglio si sente di darle?

Mi piacerebbe dirle che deve continuare a divertirsi, ma so già che non sarà così. Sia io che sua madre ci siamo divertiti con l’atletica fino a 20 anni, poi è diventato un vero e proprio lavoro, fatto sempre con piacere, ma non più spensierato, quasi un dovere.

Valentina Frasca

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