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“Gestione suicida” all’aeroporto di Comiso, il Vussia chiede la revoca della concessione a Soaco

Intervista al presidente del comitato, Claudio Melchiorre, secondo cui, con la situazione di cassa attuale, difficilmente si potrà garantire persino la Summer. "Si faccia un altro bando - dice - ma la struttura deve restare pubblica"

(28 febbraio 2019)

“Sono otto mesi che facciamo denunce ed esercitiamo una pressione costante, ma il futuro di Comiso resta legato a Fontanarossa. Se il sindaco non tornerà sulle posizioni espresse lo scorso agosto, l’aeroporto Pio La Torre sarà presto in mani straniere”. Ad affermarlo è Claudio Melchiorre, presidente del Vussia, che, senza mezzi termini, definisce la gestione dello scalo comisano “suicida” e invita il sindaco Maria Rita Schembari ad avviare subito le procedure per la revoca della concessione a Soaco, al fine di neutralizzare il tentativo di privatizzarlo e/o di farlo finire nelle mani di imprenditori che non hanno intenzione di rilanciarlo. Il Comitato viaggiatori ricorda che le perdite della società di gestione sono sempre da brivido (il patrimonio netto della società è passato, dal 2013 al 2017, da 19.112.635 a 4.790.377 euro, e all’orizzonte si profila una nuova perdita di 2 milioni), e che, nonostante questo, non ci sono state variazioni nella struttura e nello stile gestionale. “Insomma – si legge in una nota – Comiso costa il doppio e rende la metà perché schiavo della gestione catanese, poco accorta o volontariamente deficitaria”.

“Finalmente anche l’imprenditoria casmenea ha alzato la voce per sottolineare come il futuro dell’aeroporto di Comiso, con gli attuali programmi, non apporterà benefici allo sviluppo territoriali” prosegue il comunicato, e il riferimento è alla nota con la quale Aeriblei afferma di voler affiancare SOACO nella gestione dello scalo. La pensa allo stesso modo anche Giuseppe Digiacomo che ricorda come “Intersac, la società che ha gestito l’aeroporto di Comiso con il 65% delle quote societarie, controllata dalla Sac che gestisce l’aeroporto di Catania, è in liquidazione per avere dissipato 17 milioni di euro di capitale e avere portato la Soaco sulla soglia del fallimento. Quindi, sono mature le condizioni previste dallo statuto per la revoca della concessione da parte del comune”.

Legittima e positiva, sia per Vussia che per Digiacomo, l’autocandidatura di AerIblei a volersi cimentare in un nuovo corso gestionale. “Ma tutto ciò – scrive Digiacomo – si può realizzare solo con gare internazionali e con un bando pubblico: così fu allora e così dovrà essere oggi, perché se allora fosse stata possibile la trattativa privata, difficilmente la scelta sarebbe caduta su Catania, a proposito della quale da sempre ci sono stati timori – fondati- che la SAC non avrebbe avuto alcun interesse di favorire lo sviluppo di Comiso”.

“Sono 5 anni che Soaco va in perdita e i numeri non accennano minimamente a migliorare. Di norma, la concessione, dopo 3 anni che il bilancio chiude in passivo, può essere revocata, quindi siamo già abbondantemente oltre i termini previsti” dichiara a Ialmo il presidente del Vussia, Claudio Melchiorre. Dev’essere fatto un altro bando, e ci fa piacere sapere che Digiacomo la pensa come noi su tutto, anche sul fatto che dev’essere pubblico. Siamo certi che con una gestione come quella attuale non si decollerà mai e Comiso chiuderà perché non potrà più sostenere spese e costi. E’ un problema che si trascina da anni e che denunciamo sin dalla nostra nascita, ad oggi non c’è un solo dato che indichi un’inversione di tendenza, anzi. Si sono ridotti i voli – prosegue Melchiorre – e un giorno a settimana è tutto fermo, si va avanti solo con la speranza di recuperare i fondi della continuità territoriale, ma mancano ancora i bandi e nel frattempo dubito che ci siano i soldi per andare avanti. Anche il prestito ponte di 1 milione e 200mila euro concesso da SAC, avendo Soaco 300.000 euro di perdite mensili in teoria sono già finiti, dato che dall’erogazione sono passati 4 mesi. Quindi, sempre ammesso che si sia trattato di una procedura legale, e ne dubito, come farà Soaco a restituirli? E d’ora in poi come farà lo scalo a restare aperto?”

Il Vussia ha le idee chiare. Nato con l’obiettivo di difendere l’aeroporto, fa sapere che se ci dovesse essere una perdita di valore che andrà a pesare sulle casse pubbliche si costituirà parte civile in eventuali processi. “Non vogliamo insegnare niente a nessuno – continua Melchiorre – solo evidenziare dei dati di fatto, e se chi di dovere non prenderà delle decisioni per salvare Comiso, molto presto dovrà assumersi le proprie responsabilità, perché con questa gestione non si va da nessuna parte e, se si chiude di nuovo, stavolta non si riapre più”.

Presidente, come giudica la posizione del presidente di Soaco, Silvio Meli, secondo cui Comiso può decollare solo se lavora in rete con Catania?

Silvio Meli, Presidente di Soaco

E’ una visione che di solito porta alla chiusura degli aeroporti, come sta succedendo per l’asse Bari – Brindisi, con quest’ultimo ormai prossimo al fallimento. Se fossimo davvero la seconda pista di Catania, questa ci userebbe molto di più, invece tende a ridurre i costi per le compagne aeree in modo da farle atterrare tutte su di sé. Stiamo parlando di un management che vuole vendere le proprie partecipazioni addirittura con trattativa diretta, e questo implica due cose: che Catania debba essere forte e che Comiso debba essere debole, altrimenti diventa una zavorra. Un imprenditore che pensa di scommettere su Catania, vorrà essere sicuro del fatto di non avere, a meno di cento chilometri, un altro aeroporto che lo infastidisce facendogli concorrenza, e Comiso, se ben gestito, lo potrebbe fare, perché ricordiamo che ha un tasso di riempimento del 97% e un elevato potenziale finora represso e soffocato.

Pensate che, di questo passo, non sia possibile nemmeno garantire la summer?

Si, ma loro negano di avere difficoltà finanziarie, salvo poi perdere pezzi con le dimissioni, ad esempio, dell’amministratore delegato Giorgio Cappello, che, nelle sue motivazioni, ha parlato si di problemi personali, ma anche di cassa. In poche ore è stato smentito da Catania, che però poi ha elargito il famoso prestito ponte. Delle due una. Comiso è uno scalo che sopravvive quasi esclusivamente con i soldi dei cittadini contribuenti, e tutto quello che chiediamo è che le cose vengano fatte con criterio per non sprecarli, com’è accaduto finora. La Sicilia è una regione con una fortissima vocazione turistica, gli aeroporti di Palermo e Catania viaggiano già al massimo e con le previsioni che parlano di flussi di visitatori, da e per la Sicilia, notevolmente in crescita, come si farà a gestire il tutto? La soluzione è rappresentata dal potenziamento di Trapani e Comiso, ma non si fa nulla in tal senso, questi due scali non sono neanche presi in considerazione. Evidentemente, qualcuno ha paura della loro crescita.

In breve, qual è la vostra “ricetta” per salvare Comiso?

Per prima cosa, come detto, si deve revocare la concessione, dato che in 5 anni Soaco non è riuscita ad avvicinarsi nemmeno al pareggio di bilancio, tutt’altro. A quel punto subentrerebbero il Prefetto e la gestione temporanea, fino al nuovo bando pubblico. Da lì, in base a chi darà la propria disponibilità, si capirà il da farsi, ma fare in modo che Comiso resti nelle mani di chi l’ha gestito male già per 5 anni (che si chiami Sac o Soaco non mi pare che, dal punto di vista manageriale, faccia molta differenza), sarebbe una follia. Abbiamo già un gap infrastrutturale spaventoso e gli aeroporti sono la nostra porta di casa, chiuderli o privatizzarli sarebbe la fine, significherebbe isolarci ancora di più.

Valentina Frasca

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