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Salute e sicurezza sul lavoro, da Ragusa il grido di allarme: “Fermiamo le morti”

Mercoledì 19 ottobre sit-in in piazza Matteotti

(17 ottobre 2022 – Salute e sicurezza sul lavoro, da Ragusa il grido di allarme: “Fermiamo le morti”)

Dall’inizio del 2022 sono quasi 600 i morti sul lavoro, una media di 3 al giorno. Più di 400.000 le denunce di infortuni e una crescita di più del 7% per le denunce di malattie professionali. Lo scorso anno le ispezioni nelle aziende hanno evidenziato irregolarità per il 69% delle aziende controllate. Per salute e sicurezza sul lavoro si arriva al 77% di irregolarità. E questo con una quantità di organi di controllo e vigilanza ridicola per 1.600.000 imprese. Non sono numeri! Sono persone! La salute e sicurezza sul lavoro non è argomento di solo interesse per le organizzazioni sindacali, riguarda la vita delle persone, la loro dignità, i diritti fondamentali.

Non possiamo accettarlo. Tutti i finanziamenti alle imprese, che aumentano per l’attuazione del PNRR, devono essere condizionati ad investimenti in salute e sicurezza sul lavoro.

 Deve essere previsto e preteso che le imprese di ogni settore seguano criteri di qualificazione (anche attraverso il modello della patente a punti) e che sia vincolante applicare anche negli appalti privati.

 Chiediamo formazione e addestramento per tutte le lavoratrici ed i lavoratori, per tutti i tipi di contratto, all’inizio dell’attività lavorativa, prima di adibire alla mansione.

Vogliamo la formazione per i datori di lavoro quale requisito per l’avvio o l’esercizio dell’attività d’impresa.

 È ESSENZIALE il RAFFORZAMENTO DEI CONTROLLI da parte del “SISTEMA VIGILANZA” – INL, ASL, INAIL, INPS – nelle aziende in termini di qualità, quantità e frequenza, e la realizzazione tra questi istituti di un coordinamento, di un confronto e di collaborazione concreta e permanente che coinvolga anche le parti sociali.

 Vogliamo la garanzia, anche attraverso l’azione ispettiva, dell’adozione della contrattazione collettiva maggiormente rappresentativa a tutti i livelli: nazionale, territoriale e aziendale affinché siano estese in modo certo a tutti i lavoratori e le lavoratrici le tutele in tema di salute e sicurezza.

La situazione nel nostro territorio è particolarmente critica in quanto le attività di controllo a diverso livello sono fortemente limitate dalla carenza di organico.

Con l’approvazione del Decreto fiscale si ampliano le nuove competenze dell’Ispettorato Nazionale in materia di igiene, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Infatti, alla tradizionale competenza dei funzionari delle Aziende Sanitarie, si affianca, oggi, quella parallela degli ispettori del lavoro e dei Carabinieri.

Di sicuro un importante passo in avanti se non fosse che l’Ispettorato Nazionale del Lavoro non ha competenze in Sicilia per il mancato recepimento della riforma da parte della Regione. La possibilità di operare per convenzione tra INL e Regione Sicilia risulta scarsamente attuabile vista la situazione degli Ispettorati del Lavoro in Sicilia dove vi è una carenza di organico diffusa su tutte le province.

A Ragusa c’è un solo un Ispettore mentre il Nil dell’Arma dei Carabinieri può sopperire solo in parte alle diverse esigenze per contrastare situazioni di irregolarità che riguardano il lavoro nero, lo sfruttamento in agricoltura, il caporalato insieme alle altre attività ispettive di carattere burocratico.

L’idea di una convenzione tra INL e Regione per il rafforzamento degli organici, dopo il concorso per circa 1600 ispettori a livello nazionale, potrebbe essere una soluzione tampone, sempre se realisticamente praticabile. CGIL, CISL, UIL da tempo sostengono la necessità di avviare un processo interno di riqualificazione del personale in modo da incrementare il numero di ispettori con personale già con esperienza maturata nei tanti anni di servizio. Auspichiamo che questo percorso si avvii al più presto con il Governo della regione Sicilia.

Ci sono gli S.Pre.S.A.L. – Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro- in capo alle ASP le cui competenze ad oggi risultano le più idonee per interventi di prevenzione e per le attività ispettive sui diversi settori a partire da quelli a più alto rischio.

Per questo chiediamo al Governo e all’Assemblea Regionale un impegno concreto per il loro potenziamento al fine di poter svolgere attività di prevenzione che è l’unico modo per invertire la tendenza dell'aumento costante di morti e incidenti sul lavoro.

Serve un coordinamento a livello Istituzionale affinché queste strutture possano interagire sinergicamente ed evitare sovrapposizioni tra Enti e Istituti intiepidenti dai diversi livelli della Pubblica Amministrazione.

Il nostro territorio ha un appartato produttivo dove i settori più importanti sono quelli in cui esiste l'alto rischio e quindi i più colpiti.

Agricoltura, industria, edilizia e logistica. In agricoltura soprattutto l’alto rischio è rappresentato dal contatto frequente con sostanze chimiche nocive. Il corretto utilizzo insieme all’adozione dei dispositivi di protezione sono gli elementi indispensabili per prevenire non solo gli incidenti, ma soprattutto le malattie che possono risultare mortali o invalidanti anche a distanza di anni. Così come nelle coltivazioni in serra occorre predisporre piani di prevenzioni dei rischi alla salute in relazione alla stagione estiva dove le alte temperature possono causare gravi malori e alla morte come purtroppo è già accaduto in passato.

Il problema delle alte temperature riguarda anche altri settori ad alto rischio verso i quali occorre intervenire preventivamente già a partire dai Documenti di Valutazione dei Rischi (DVR) obbligatori per le aziende ma occorre che siano redatti secondo le reali specificità delle singole attività produttive. Per questo serve un serio e responsabile impegno con il coinvolgere attivo delle Istituzioni, delle parti sociali con l’obiettivo di apportare miglioramenti concreti alle condizioni di salute e sicurezza per chi lavora, in ogni settore.

 I lavoratori e le lavoratrici di oggi fanno i conti con un lavoro che cambia, con innovazioni tecnologiche e digitali, cambiamenti climatici, precarizzazione del lavoro, invecchiamento della forza lavoro. Chiediamo l’avvio di tavoli di confronto su questi temi, tra ministeri competenti, regione, parti sociali e istituti ed enti di ricerca.

Va portata avanti l’analisi delle cause infortunistiche, delle tecnopatie e per la ricerca sui rischi emergenti; vanno affrontati i temi delle violenze e delle molestie sul lavoro come indicato dalle norme di legge e dai contratti nazionali.

 Vogliamo che la materia della salute e sicurezza sul lavoro entri nei programmi scolastici perché non sia solo una conoscenza di norme ma si concretizzi il rispetto del valore della vita umano.

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