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Ma quando riaprono gli asili nido a Siracusa? Botta e risposta tra le mamme e il sindaco Italia

Pare sia difficile che le strutture possano riaprire in autunno, e le famiglie temono che possa ripresentarsi la stessa situazione dell'anno in corso, dato che hanno ricominciato ad usufruire del servizio solo nel mese di febbraio

(30 luglio 2019)

Incerta l’apertura a settembre per gli asili nido di Siracusa. Con l’approssimarsi della pausa estiva, alla vigilia della chiusura dei nidi, centinaia di famiglie con bimbi piccoli si sono poste il problema paventando persino di manifestare in piazza per l’assenza di certezze sulla ripartenza del servizio comunale, gestito da alcune cooperative. Sulla questione, con un comunicato congiunto, intervengono alcune mamme esprimendo la propria preoccupazione: “Mi hanno detto all’assessorato politiche educative – racconta Jessica Rapisarda, mamma di una bimba – che sarà difficile che le strutture riapriranno in autunnoEppure noi madri abbiamo riconfermato il nido che i nostri bimbi hanno frequentato fino a ieri. Ci creano già nel mese di luglio un disservizio a cui dovremmo provvedere di tasca nostra inserendo i bambini in un privato. E’ un’ingiustizia! Vorremmo che la nostra città, l’amministrazione e il sindaco Francesco Italia, in prima persona, garantisca la partenza del servizio”.

Stessa preoccupazione esprime anche un’altra mamma che ricorda il ritardato avvio dell’anno scolastico in corso, per problemi legati al bando di gara utile per l’aggiudicazione delle cooperative. “Già abbiamo subito un ritardo da paura, – riferisce – il nido ha aperto nel mese di febbraio, quando molti dei nostri bimbi frequentavano una struttura privata con un aggravio di spese per noi famiglie siracusane non indifferente. Scenderemo in piazza nel mese di settembre, – sottolinea – siamo stanche di subire ritardi legati alla politica, e soprattutto di pagare somme elevate per offrire ai nostri figli posti adeguati alla loro formazione, criteri di qualità già presenti negli asili nido del Comune”. Secondo quanto riferisce il gruppo delle mamme, la somma stanziata per la gestione degli asili nido era pari a 2,5 milioni di euro, per tre anni. Tra i criteri di selezione per le società ci sono l’anzianità di servizio, la salvaguardia del personale esistente e la possibilità di restare aperti anche nei mesi estivi. Sempre secondo quanto riferiscono le mamme, la normativa comunitaria prevedeva la selezione di criteri di primaria importanza nel mondo dell’infanzia, dall’esperienza dell’appaltatore alla garanzia che i piccoli siano seguiti in luoghi dotati di confort. Un modo per sopperire alla mole di richieste che ogni anno i genitori di bambini dai 3 mesi ai 3 anni inoltrano in Assessorato.

Gli asili sono 7, sparsi in tutti quartieri della città. Il personale che vi lavora è composto da 68 educatrici e 38 ausiliari. Infine, le mamme concludono ricordando che secondo un calcolo effettuato dai dirigenti del settore Politiche sociali del Comune, un bambino costa all’Ente 600 euro mensili a fronte di una media nazionale di 850 euro spesa in altre città di dimensioni pari a Siracusa. Della questione, essendo stato chiamato in causa con un’assunzione di responsabilità, noi di Ialmo abbiamo investito subito il primo cittadino, Francesco Italia. Ecco le sue risposte: “La gara potrà essere pubblicata solo dopo l’approvazione del bilancio, – spiega il Sindaco – la giunta ha adottato lo schema di bilancio alla fine del mese di aprile. Considerate, che i revisori dei conti hanno espresso il parere all’inizio del mese di luglio”. 

Francesco Italia

I genitori lamentano un aggravio di spesa per aver dovuto fare ricorso al privato, cifre che poi si sono assommate a quelle delle rette all’apertura della struttura comunale, cosa risponde?

Per quanto riguarda le rette ricordo a tutti che la Corte dei Conti ha imposto le misure correttive al Consiglio Comunale e tra queste vi è l’obbligo di determinare rette che assicurino una copertura del 36 % dei servizi a domanda individuale e tra questi gli ausili nido. Il Consiglio Comunale ha giustamente adottato le misure correttive e la giunta ha determinato le rette tenendo conto degli obblighi imposti. Ricordo anche che in assenza di contributi finanziari di altri enti, (Regione e Stato) le risorse a disposizione sono quelle del bilancio comunale.

Le mamme si dicono pronte a manifestare perché hanno saputo dal Comune che il servizio difficilmente riprenderà a settembre...

Non so a quali dirigenti delle politiche sociali si riferiscano e comunque è il settore politiche educative che se ne occupa. Peraltro c’è un solo dirigente per ogni settore. Non credo che il dirigente del settore politiche educative abbia potuto affermare quanto riferito, ovvero che la media nazionale sia 850 euro.

Quindi cosa consiglia alle famiglie interessate?

Innanzitutto di documentarsi con notizie vere, senza badare alle fake news e poi di attendere i tempi tecnici per l’espletamento della gara. In ogni caso l’organo di riferimento per le istanze dei cittadini è il Consiglio comunale. 

Nel frattempo anche noi di Ialmo abbiamo fatto qualche ricerca e secondo un dossier pubblicato nel 2017 da Cittadinanzattiva, sulla questione Asili nido, costi e servizi in tutta Italia, le tariffe restano sostanzialmente stabili a livello nazionale negli ultimi tre anni, ma pesano molto le differenze regionali e fra i singoli capoluoghi di provincia. Per i nidi si va dai 100€ al mese di Catanzaro e Agrigento ai 515€ di Lecco; per la mensa scolastica dai 38€ di Barletta ai 128€ di Livorno. Il Meridione d’Italia risulta più virtuoso sulle tariffe, ma a peccare è la disponibilità dei nidi. La copertura sulla potenziale utenza è solo del 7,6%, rispetto alla media nazionale del 20%. Sempre secondo i dati diffusi da Cittadinanza attiva, la tariffa media mensile nel 2017/18 è di 301€ (erano 309€ nel 2014/15). Per una famiglia tipo (3 persone con un minore al di sotto dei 3 anni e un ISEE di 19.900€).

Il Molise è la regione più economica (167€, -28,2% su 2014/15), il Trentino Alto Adige la più costosa (472€, +9,4%). Le città più care, dopo Lecco, sono: Bolzano (506 euro), Belluno (477), Vicenza (465), Cuneo (458). Le più economiche: Ragusa (150 euro), Cagliari (133), Vibo Valentia (129), Agrigento e Catanzaro (100).

Nadia Germano Bramante

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