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Ragusa – non si arresta lo sversamento di petrolio nell’area del “Pozzo 16”

Lo sversamento potrebbe essere causa di danni irreparabili all’ambiente

(13 gennaio 2022 – Ragusa – sversamento – petrolio)

In contrada Moncillè, a Ragusa, non si arresta lo sversamento di petrolio nell’area del “Pozzo 16”di proprietà dell’Eni e che ha interessato l’omonimo torrente, affluente dell’Irminio. Come riporta il quotidiano La Sicilia, lo sversamento è stato segnalato da Enimed (la società che gestisce il Pozzo), il 27 aprile del 2019 e da allora al 31 agosto 2021, secondo quanto riporta una relazione del Libero Consorzio di Ragusa pubblicata dal quotidiano online “Ragusah24”, sono stati rimossi 2169,07 tonnellate di greggio misto ad acqua (25-30% di greggio). Si tratta di un problema enorme che potrebbe essere causa di danni irreparabili all’ambiente (anche se le analisi dell’Arpa confermano che né il Torrente né il fiume hanno subito contaminazione). La vicenda è ormai nota e, da quando è stato comunicato lo sversamento, è stato costituito un tavolo tecnico in Prefettura per mettere in campo tutte le forze disponibili per individuare ed arginare la perdita. Ad oggi, però, nonostante tutti gli sforzi, con Enimed che ha chiesto l’ausilio dell’Università di Catania e del Politecnico di Milano e che ha utilizzato diverse e sofisticate tecnologie per recuperare il petrolio, non si sono ottenuti grandi risultati. In una passata relazione Enimed ha attribuito lo sversamento a cause naturali, ma il Libero Consorzio, pur riconoscendo gli sforzi dell’Azienda,  derubrica questa tesi a mera ipotesi non supportata  da presupposti di natura sismica ed idrogeologica. Della questione è stato interessato anche il Ministero per la Transizione Ecologica che ha dato incarico all’ISPRA di effettuare ancora un sopralluogo per verificare il grado di inquinamento, sopralluogo effettuato tra il 14 e il 15 dicembre e del quale ancora si attendono i risultati. Proprio il 15 dicembre, tra l’altro, in remoto si è riunito il tavolo tecnico coordinato dalla Prefettura per fare il punto sulla situazione e, in quella occasione, è stato dato mandato all’Urig di verificare tutta la documentazione riguardante la sicurezza e tenuta delle infrastrutture Eni limitrofe alla zona in cui si registra lo sversamento di greggio.

«Al di là delle ipotesi sulle cause – si legge nella relazione del Libero Consorzio-, quello che preme a questo Ente è che le fuoriuscite di greggio siano state ben contenute dalla Società in questi anni. Risulta di tutta evidenza – chiude però la relazione- che la diffusione di questi quantitativi di greggio potrebbe avere effetti potenzialmente devastanti per il nostro ecosistema fluviale». Ricordiamo anche che sullo sversamento di Moncillè, nel giugno del 2019, il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha presentato esposto presso la Procura di Ragusa chiedendo che si indagasse utilizzando la legge contro gli ecoreati. «Che l’Eni gestisca i l’emergenza di Ragusa con questa inadeguatezza – affermò allora Ciafani- lo riteniamo assolutamente insopportabile».

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