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Ai domiciliari un imprenditore vittoriese, per caporalato e furto di energia elettrica

I poliziotti hanno controllato 3 rumeni (1 donna), 2 tunisini e 1 italiano, riscontrando diverse irregolarità. Venivano pagati 4 euro l'ora e buona parte viveva in tuguri all'interno dell'azienda agricola e zootecnica

(6 giugno 2019)

La Polizia di Stato controlla un’azienda agricola e zootecnica in territorio di Vittoria ed arresta il titolare, un vittoriese di 63 anni, per caporalato e furto di energia elettrica. Sfruttava la manodopera dei suoi dipendenti, tre dei quali vivevano all’interno della sua proprietà in condizioni disumane. Gravi i pericoli a cui erano esposti gli operai per il mancato rispetto delle più elementari norme di sicurezza. Il 63enne è stato posto agli arresti domiciliari. I controlli sono stati effettuati insieme a personale dell’ASP (Spresal e Siav), dell’Ispettorato del Lavoro e della Polizia Locale. I poliziotti hanno controllato in tutto 6 lavoratori (uno in “nero”), 3 rumeni (1 donna), 2 tunisini e 1 italiano, riscontrando diverse irregolarità, tra queste sicuramente la mancanza delle più elementari dotazioni di sicurezza tanto che lo Spresal ha comminato le relative sanzioni. Dal racconto degli operai sono emerse chiare responsabilità a carico del titolare in ordine allo sfruttamento lavorativo. Gli operai erano divisi in due gruppi, uno si occupava del raccolto delle melanzane ed un altro dell’allevamento di bestiame. Ogni operaio veniva pagato meno di 4 euro l’ora, compreso il fratello del titolare.

Alcuni operai erano costretti (per lo stato di bisogno) a dormire in azienda, e a loro era stato riservato un tugurio privo di qualsiasi condizione di abitabilità, igienica e di sicurezza (come accertato dal Siav che ha riscontrato che le abitazioni non avevano i requisiti di minimi per ottenere l’idoneità alloggiativa, mentre la Polizia Municipale ha verificato l’irregolarità rispetto alla possibilità di destinare gli immobili a civili abitazioni). Durante il controllo è stato, inoltre, accertato che il titolare rubava l’energia elettrica, così come constatato dai tecnici Enel intervenuti in supporto. Gravi pericoli correvano gli operai per un invaso creato all’interno dell’azienda privo di recinzione, tranne che per alcune parti protette da vecchie reti per materassi arrugginite. A tal proposito, si ricorda che negli ultimi anni sono stati diversi gli uomini morti per annegamento all’interno delle vasche idriche non protette da recinzione.

 

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