Turismo Verde
Catania

Giardino Bellini, Catania: noto ai catanesi come Villa Bellini, è uno tra i più antichi parchi della città. La struttura odierna ingloba una parte delle terre di proprietà del Barone di Biscari Ignazio Paternò Castello e da lui definite “Il Labirinto” poiché replicavano la composizione di un labirinto con alte siepi, vicoli ciechi e fontane. Nel 1854 divenne proprietà comunale, dopo la vendita alla città da parte di un erede della famiglia Castello. Man mano il giardino si ampliò grazie all’acquisizione, da parte dell’amministrazione, dei terreni adiacenti fino alla configurazione definitiva nel 1883, con la denominazione di Giardino Bellini in onore del compositore catanese di cui è presente un busto marmoreo all’interno dell’area. Il giardino divenne il passeggio della popolazione, che vi si recava in cerca di frescura nelle calde estati catanesi, o per godere degli spettacoli musicali. Dagli anni Settanta il giardino subì un periodo di declino fino alla scomparsa di fiori e piante e alla morte degli animali che si trovavano nello zoo ospitato all’interno. Nel 2007 iniziarono i lavori di restauro e recupero ambientale, ultimati nel 2010. Oggi il giardino si presenta con una folta vegetazione, ricco di specie di origine subtropicale che ben si adattano al clima particolarmente afoso della stagione estiva. Molte sono le statue che si incontrano lungo il percorso del cosiddetto “Viale degli Uomini Illustri”: monumenti dedicati a Luigi Capuana, Giovanni Verga, Nino Martoglio e a tutte le personalità di spicco che frequentarono la città. Tra gli altri parchi urbani da segnalare a Catania ricordiamo il Parco Gioeni, il Giardino Pacini e il Parco Falcone.

Riserva naturale integrata Isola Lachea, Aci Castello: Nota nella narrazione omerica come “Isola delle Capre”, l’Isola Lachea è una piccola isoletta non molto distante dalle coste di Aci Castello. L’isola fa parte dell’arcipelago dei Ciclopi, è anch’essa di natura lavica ed è stata luogo di scoperte archeologiche quali anfore, suppellettili e armi di epoca preistorica, oltre a due sepolcri incastonati nella roccia. Caratteristica dell’isola è la Grotta del Monaco, la nicchia che ospitò, intorno all’anno Mille, un monaco ritiratosi in solitaria. L’isoletta è ricchissima di vegetazione appartenente soprattutto alla macchia mediterranea e di fauna tipicamente locale. Da segnalare in particolare due specie di ragni indigeni e una lucertola della famiglia della specie Podarcis Sicula Ciclopica, unico esempio in Italia. Tutta la zona è area naturale protetta dalla fine degli anni Novanta ed è affidata al dipartimento della Facoltà di Biologia dell’Università degli Studi di Catania. È sede di un museo che ospita specie ittiche e naturali.

Percorso dei Vecchi Mulini ad acqua, Aci Catena: si tratta dell’area comprendente gli antichi mulini dove si lavorava la gran quantità d’acqua presente nel territorio, proveniente dalle sorgenti Cuba e incanalata attraverso l’acquedotto di Casalotto che la riforniva a tutti i paesi limitrofi; tale acqua era utilizzata soprattutto per l’irrigazione degli agrumeti. Questa zona nel Quattrocento era la sede della Fiera Franca di Santa Venera, ossia un mercato senza dazio, evento raro per quei tempi. Il percorso si snoda lungo la Saia (canalone) principale attraverso il quale si giunge al primo mulino, detto Spezzacoddu (perché presidiato, ai tempi, da un guardiano dai modi parecchio dispotici). Successivo a questo, il mulino Npacchiapa, che per molto tempo è stato sede di una scuola per contadini. Entrambi i mulini si trovano nella zona detta Piana della Reitana che è stata luogo di ritrovamenti archeologici di una certa rilevanza. Dalla Reitana il percorso volge verso il Piano Pescheria, sede di sorgenti e di altri mulini. Tra le sorgenti ancora attive e visibili vi sono: Pescheria, Spanneddi e Paratore. Gli scavi eseguiti nella campagna adiacente hanno riportato alla luce i resti di una villa romana e il Mosaico del Pegaso. Qui è ubicato il terzo mulino, Scardaci, detto anche Dâ zia Nedda, che presenta uno scenario molto suggestivo con sorgenti, cascate d’acqua, vegetazione tipica del luogo (quale i papiri) e fauna acquatica come anguille, rane e granchi. Accanto al mulino si può osservare il Fondaco, un deposito con la funzione di riparo notturno per i contadini. Quarto mulino è U mulinu â via, detto anche di Don Neddu, dalla caratteristica facciata rossa; da qui si giunge al quinto mulino, Don Pippino, e via via agli altri mulini oggi sedi di abitazioni private. Poco distante si nota l’ultima sorgente ancora in attività, ossia quella detta della Mutaddisa.

Riserva della Timpa, Acireale: Caratterizzato dalla presenza di massicce rocce di origine vulcanica e da una fittissima vegetazione, il territorio della Riserva della Timpa si sviluppa su una striscia di terra che corre parallela e a ridosso della costa per circa 6 km e che va dal Sentiero delle Acque Grandi (Acquaranni) nella frazione di Capo Mulini sino ai piedi della frazione di Santa Maria degli Ammalati. In particolare il Sentiero delle Acque Grandi prevede la discesa verso il mare attraverso un sentiero naturalistico ricco di interessanti esemplari di vegetazione e di elementi geologici caratteristici della zona. Alla fine della passeggiata si giunge alla spiaggetta dove sorge la fonte che dà il nome al luogo (ranni = grande, perché un tempo molto abbondante). Un altro sentiero che attraversa la Riserva è quello delle Chiazzette. Denominato “Chiazzette” perché prevede sette tornanti o piazzette prima di giungere nel borgo marinaro di Santa Maria La Scala, è uno dei sentieri meno impervi all’interno della Riserva e offre uno spettacolo mozzafiato su tutta la costa. Dalla prima piazzetta è possibile ammirare la Fortezza del Tocco, bastione edificato nel 1600 per la difesa della città dalle invasione dei barbari. Interessante lungo il cammino anche la piccola cappella dedicata al SS. Crocifisso della Buona Nuova.

Bosco di Aci, Aci Sant’Antonio: posto a tutela dall’Unione Europea quale S.I.C., ovvero Sito di Importanza Comunitaria, rappresenta un’importantissima area a verde pubblico di grande interesse naturalistico. È l’ultimo sito della fascia pedemontana etnea a presentare una significativa estensione e continuità ambientale e rappresenta l’unica porzione sopravvissuta a un’area decisamente più vasta che comprendeva ampie zone di Acireale, Aci Catena, Aci Bonaccorsi, Viagrande, Aci Sant’Antonio Mascali, Giarre, Riposto e Zafferana Etnea. Citato già dai latini come Lucus Jovis (cioè bosco sacro a Giove), a partire dal XVIII secolo venne frazionato e venduto. Custodisce un’importante varietà vegetativa composta da querce, castagni, cerri, alloro, pistacchio, bagolaro, leccio, olivastro, lentischi, euforbia, rosa selvatica e ginestra.

Etnaland, Belpasso: Sito a pochi chilometri da Belpasso, è uno dei parchi divertimento più grandi e visitati del Sud-Italia. Un’amplissima area ai piedi dell’Etna ospita questo splendido parco immerso nel verde e reso ancor più scenografico dalla presenza di rocce laviche, cunicoli, grotte e cascate. Il parco si compone di tre diverse aree a tema: il parco della preistoria dove si possono osservare le riproduzioni di dinosauri, mammut e famiglie di uomini primitivi per un autentico tuffo nel passato; il parco acquatico con scivoli, piscine e attrazioni adrenaliniche per giovani, famiglie e bambini; il nuovo parco divertimenti ricco di molteplici attrazioni che offrono agli ospiti la possibilità di trascorrere in allegria intere giornate di svago all’aria aperta. All’interno di Etnaland sono ubicati diversi punti di ristoro per uno spuntino o un pasto completo fra un’attrazione e l’altra.

Parco dell’Etna, accesso da Adrano, Biancavilla, Belpasso, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Milo, Nicolosi, Pedara, Ragalna, Sant’Alfio, Trecastagni, Zafferana Etnea: Istituito nel marzo del 1987, il Parco dell’Etna ha un’estensione di quasi 60 ettari e abbraccia il territorio di ben 20 comuni della provincia di Catania. In virtù della presenza dell’Etna, il vulcano più alto d’Europa inserito il 21 giugno 2013 tra i siti naturali patrimonio dell’umanità dell’Unesco, il Parco è caratterizzato da una ricca varietà di ambienti che alterna paesaggi urbani, folti boschi e aree desolate ricoperte da roccia magmatica e periodicamente soggette all’innevamento ad alte quote. Su alcuni versanti del vulcano, intorno ai 2.000 metri, è possibile ammirare il pino loricato, la betula aetnensis e il faggio mentre scendendo di quota si incontrano anche il castagno, l’ulivo e la ginestra dell’Etna. Sul vulcano vivono l’istrice, la volpe, il gatto selvatico, la martora, il coniglio, la lepre, la donnola, il riccio, il ghiro, il quercino, varie specie di topo, pipistrello e serpente. Segnaliamo in particolare il sentiero 786 che è stato ideato e realizzato dalla sezione di Belpasso del Club Alpino Italiano grazie al contributo del comune di Belpasso. Il sentiero si snoda per una lunghezza di 15 km e consente di visitare i luoghi più suggestivi del comune come il Santuario della Madonna della Roccia, la Grotta del Piscitello, e la Cisterna Regina.

Tratto di Pietralunga del Fiume Simeto: il Ministero dell’Ambiente, nel 2000, inserisce il territorio del Tratto di Pietralunga del fiume Simeto nell’elenco dei Siti di Interesse Comunitario avendo per obiettivo la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche del luogo. Nel 2005, la Regione Siciliana recepisce il decreto del Ministero dell’ambiente del 2000 emettendo formale provvedimento. Il Tratto di Pietralunga del Fiume Simeto comprende un territorio di 675,00 ettari ricadente nei comuni di Biancavilla, Paternò e Centuripe: da Ponte La Barca a contrada Malastalla. A poca distanza dal sito sono state definite altre tre aree di interesse comunitario vicine geograficamente e con esso correlabili: Le Forre laviche del Simeto; il Poggio Santa Maria; la Contrada valanghe. Nel sito è presente una densa boscaglia ripale a salice bianco (Salix alba), salice rosso (Salix purpurea) e pioppo nero (Populus nigra), spesso resa impenetrabile per lo sviluppo delle specie lianose come il rovo (Rubus ulmifolius) o la vitalba (Clematis vitalba); ciò si verifica soprattutto nei tratti dove la struttura è di tipo basso arbustiva in seguito a tagli o incendi. In queste boscaglie ripali è presente un’altra interessante specie di salice, il salice di Gussone, endemica dei corsi d’acqua della Sicilia nord orientale. Nei tratti più prossimi all’acqua le ripisilve sono sostituite da formazioni palustri quali canneti e tifeti. I terrazzi alluvionali più rialzati sono occupati dai tamariceti a tamarice maggiore (Tamarix africana), tamarice gallica (Tamarix gallica), oleandro (Nerium oleander) e Ginestra odorosa (Spartium junceum) e dalla vegetazione glareicola basso arbustiva a elicriso italico (Helychrysum italicum) e da vaste aree a bosco ripariale e canneti. In questo ambiente si possono osservare specie legate particolarmente agli ambienti fluviali tra cui, per quanto riguarda l’avifauna, la Folaga (Fulica atra), la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), alcune specie di anatre, l’Usignolo (Luscinia megarhynchos), il Martin Pescatore (Alcedo atthis) e la Ballerina bianca (Motacilla alba). Sono presenti inoltre tra gli anfibi, la rana verde (Rana lessonae) ed il rospo comune (Bufo bufo), mentre tra i rettili sono comuni il Biacco (Coluber viridiflavus) e la Natrice (Natrix natrix). Al sito si accede percorrendo da Catania la strada statale 121. Superata la cittadina di Paternò prima della stazione ferroviaria dismessa di Schettino si prende la provinciale per Ponte La Barca, che costeggia il fiume. Oppure, uscendo allo svincolo autostradale di Gerbini (Catania-Palermo A19), proseguendo per Paternò lungo la strada provinciale SP77.

Forre laviche del Simeto, Bronte-Randazzo-Adrano-Centuripe: Le Forre laviche del Simeto comprendono un territorio di 1.217 ettari tra i comuni di Bronte, Randazzo, Adrano e Centuripe. Le gole presentano pareti di altezza variabile tra i 5 e i 15 metri e sono state scavate dal fiume Simeto nel basalto formatosi in seguito a colate laviche provenienti dall’Etna. Presentano un grande interesse paesaggistico e geomorfologico per la caratteristica geometria dei prismi basaltici e perché costituiscono il contatto tra rocce sedimentarie e lave etnee. Nel 2000 il Ministero dell’Ambiente ha inserito il territorio delle Forre laviche del Simeto nell’elenco dei SIC (Siti di interesse comunitario), i cosiddetti siti Natura 2000, con l’obiettivo di conservare e tutelare gli habitat naturali e semi-naturali, nonché la flora e la fauna selvatiche del luogo.

Parco Fluviale dell’Alcantara, Calatabiano-Castiglione di Sicilia: la zona comprende il corso del fiume Alcantara che dalla sua sorgente sui monti Nebrodi attraversa diversi comuni fino alla foce nel lungomare di Calatabiano, in località San Marco. Al confine con il comune di Motta Camastra (ME) è possibile visitare le Gole dell’Alcantara, uno splendido spettacolo naturalistico disegnato dal corso del fiume che attraverso un canyon costituito da pietra lavica, laghi e cascate si dirige verso il mare. Caratteristica è la temperatura delle acque, così gelide in alcuni punti da poter essere attraversate solo con speciali tute da noleggiare in loco.

Riserva naturale orientata Bosco di Santo Pietro, Caltagirone: La Riserva naturale orientata Bosco di Santo Pietro copre una superficie di circa 6.560 ettari. Da 390 metri sul livello del mare digrada dolcemente verso la pianura di Vittoria ed è delimitata ad ovest e a nord dai valloni Terrana e Ogliastro, ad est dal torrente Ficuzza e a sud dai confini del comune di Acate. La prima testimonianza storica del bosco risale al 1160, quando il re normanno Ruggero d’Altavilla lo concesse ai calatini quale ricompensa per l’aiuto prestatogli contro i Saraceni. I ripetuti incendi, la carenza di manutenzione, i pascoli abusivi e la caccia di frodo, ne hanno sconvolto la fisionomia originaria tuttavia, in alcune località, la densità della vegetazione è tale da far rivivere nel visitatore il fascino dell’antica foresta. Sono oltre 300 le specie vegetali di cui è particolarmente ricco il sottobosco. Nella contrada Molara, ancora oggi fa bella mostra di sé un esemplare di quercus suber che di 6,2 metri. Troviamo inoltre il bosco di lecci (quercus ilex) che s’estende per alcune decine di ettari, la quercia spinosa (quercus coccifera), la roverella (quercus pubescens) e il carrubo (ceratonia siliqua). Nella gariga le specie dominanti sono il rosmarino (rosmarinus officinalis), il timo (thymus capitatus), l’erica (erica multiflora) e il lentisco (pistacia lentiscus). Durante le passeggiate nel bosco sovente s’incontrano istrici, lepri, conigli selvatici e donnole. Risultano presenti anche il gatto selvatico e la volpe. Fra gli uccelli si possono osservare novantasei specie diverse fra cui la cincia, l’occhiocotto, la ghiandaia e anche alcune specie rare quali il picchio rosso maggiore, il pendolino e il gheppio, chiamato in dialetto “muschittu”. Nel 1999 è stata istituita la Riserva Naturale Orientata allo scopo d’arginare il degrado e tutelare il territorio.

Riserva naturale orientata Fiumefreddo, Fiumefreddo di Sicilia-Calatabiano: la Riserva nasce con l’intento di preservare le specie di flora e fauna tipiche del territorio lungo gli argini del fiume. Si divide in due parti: una riserva integrale, che circonda la parte fluviale, e una pre-riserva costituita da zone lacustri dove è consentita la coltivazione agricola. L’area è ricchissima di vegetazione, con esemplari di Pioppi bianchi, Salici e bellissimi elementi di papiro disseminati lungo il corso del fiume. La zona è popolata dalla gallinella d’acqua, dagli usignoli e da anguille d’acqua dolce.

Lago Dirillo, Licodia Eubea: piccolo lago artificiale molto frequentato per scampagnate e attività di pesca. È dotato di attrezzature sportive per la pratica del canottaggio e abitato da diverse specie lacustri, oltre che da varietà di flora mediterranea.

Piano Provenzana, Linguaglossa: la stazione sciistica di Piano Provenzana è situata nel versante nord dell’Etna, a una quota di oltre 1.800 metri sul livello del mare. Alla stazione si arriva percorrendo la strada Mareneve di Linguaglossa, dalla quale si giunge prima alla pineta di Linguaglossa, poi a Piano Provenzana e da qui è infine possibile raggiungere i crateri sommitali dell’Etna. Immersa in una grande pineta, la stazione ha l’aspetto di un paesaggio alpino con l’aggiunta della vista del Mar Ionio e dello Stretto di Messina a nord. La stazione dispone di 4 piste per la pratica dello sci, sci di fondo, sci-alpinismo e snowboard. Esistono inoltre due piste per lo slalom servite da due skilift, piste per lo sci di fondo e altri sport invernali. La zona è stata travolta diverse volte dalle eruzioni del vulcano; l’ultima in ordine cronologico, nel 2002, ha interamente ricoperto le strutture turistiche presenti nella zona che sono state poi risistemate, riaperte e sono frequentatissime da turisti e amanti della neve.

Parco naturale Monte Ceraulo, Mascalucia: si tratta di un’area naturalistica protetta, attrezzata per l’escursionismo, con itinerari incantati; tra querce e lecci, in cui sono presenti diverse specie, fra vegetali e animali, che vivono solo in questi luoghi, a cominciare dal raro Orussus Taorminensis, che rendono questi luoghi anche scientificamente unici. Il Parco del Monte Ceraulo, nato dalla sovrapposizione di diverse colate laviche, si estende per 17 ettari, a un’altezza media di 520 metri sul livello del mare. All’interno del parco è possibile visitare la Grotta dell’eremita, una grotta naturale dove, dagli anni Venti del Novecento e per molti anni, visse fra’ Graziano, eremita e rappresentante dell’ordine francescano, che lì si dedicò alla vita contemplativa e ascetica. Questo Parco, fortemente voluto dall’amministrazione di Mascalucia, assolve anche a una importante funzione didattica, è infatti meta di scolaresche alla scoperta della natura e degli ambienti tipici del versante sud del vulcano.

Parco Suburbano Sciri Sottano, Mazzarrone: ricade nella parte orientale del territorio, dista 500 m dal centro urbano e confina a nord con il territorio del comune di Caltagirone. L’area interna è costituita da un altipiano in cui sono presenti eucalipti, nella zona perimetrale si incontrano pendii, ricchi di vegetazione mediterranea, che scendono fino a valle verso i torrenti. Il sottobosco ospita l’asparago, il rosmarino, il timo e le felci. Diffusi anche il leccio, l’olivo selvatico, la palma nana, il sambuco, il fico d’India, la coda cavallina e lo stracciabraghe. Tra le specie animali ricordiamo la lepre, l’istrice, il coniglio selvatico, il riccio, la volpe; fra i rettili la testuggine, la lucertola, il ramarro, la biscia dal collare e la vipera; anfibi tra cui la salamandra e uccelli quali il pettirosso, la quaglia, il merlo, l’allocco, il gheppio e il cuculo. Presenti le farfalle quali la saturnia.

Parco Avventura Etna, Milo: sito all’interno dell’area boschiva di Parco Scarbaglio, il Parco Avventura Etna è una delle più grandi aree all’aperto di percorsi naturalistici e giochi sugli alberi del Meridione. Ancora da segnalare a Milo: il Parco Botanico, il Sentiero Fontanelle, i Monti Sartorius, il Monte Rinatu e la Pineta Cubania, un’area forestale fittissima di vegetazione che culmina in prossimità del Rifugio Citelli. Terminiamo la nostra rassegna con la cosiddetta “Grande Nivera”, l’area dove un tempo si conservava la neve caduta in inverno coprendola con fogliame e rami secchi, in modo da poterla rivendere. L’avvento del frigorifero, negli anni Cinquanta, decretò la fine di tale attività, ma la zona è ancora oggi luogo di visita per le sue specie floreali e le colate laviche ivi depositatesi.

Giardino Botanico Nuova Gussonea, Ragalna: istituito nel 1979 mediante una convenzione fra la Direzione Generale delle Foreste della Regione Sicilia e l’Università degli Studi di Catania, è stato inaugurato nel 1981. La struttura ospita tutti gli ecosistemi che sono stati scoperti sull’Etna, inclusi i più estremi, tipici delle altitudini elevate.

Grotta del Gelo, Randazzo: è una grotta dell’Etna ubicata a 2030 metri d’altitudine, al suo interno si registra la presenza di ghiaccio perenne. Presenta un’apertura e una forma conica, fin dagli anni settanta è meta per escursionisti e turisti nonché esperti e scienziati. La grotta del Gelo è una galleria di scorrimento, originata dal raffreddamento di una colata lavica legata a un’eruzione iniziata nel luglio 1614 e protrattasi per oltre dieci anni. Dopo cinque ore di cammino, in estate la grotta è facilmente accessibile, in inverno al contrario il suo ingresso è spesso nascosto dalla neve.

Castagno dei Cento Cavalli, Sant’Alfio: Il Castagno dei Cento Cavalli è un albero plurimillenario immerso nel Parco dell’Etna. Si ritiene che la sua età sia compresa tra i 3600 e i 4000 anni e rappresenta uno degli esemplari di castagno più longevi d’Europa. Si narra che una Regina, con al seguito cento cavalieri e dame, fu sorpresa da un temporale, durante una battuta di caccia, nelle vicinanze dell’albero e proprio sotto i rami trovò riparo con tutto il numeroso seguito. Il temporale continuò fino a sera, così la regina passò sotto le fronde del castagno la notte in compagnia, si dice, di uno o più amanti fra i cavalieri al suo seguito. Alcuni poeti cantarono la storia del castagno e della regina, fra i quali citiamo Giuseppe Borrello, Giuseppe Villaroel e Carlo Parini. Il Castagno è stato ritratto da alcuni viaggiatori del Grand Tour, fra i quali Patrick Brydone e Jean Houel. Tra il 28 settembre e il 1º ottobre 2006 si svolse a Sant’Alfio il Convegno Internazionale intitolato “L’Unesco e la tutela dei Beni Ambientali per uno sviluppo sostenibile: Il Castagno dei Cento cavalli” che si concluse con l’elezione dell’albero a “Monumento Messaggero di pace”.

Monte Serra, Viagrande: In parte inserito nel Parco dell’Etna, il territorio del comune di Viagrande si contraddistingue per i blandi rilievi collinari costituiti anche da antiche colate laviche sovrapposte e addolcite dalla lunga e costante azione degli agenti atmosferici. A completare l’armonia del paesaggio pedemontano sono i numerosi “conetti avventizi”, piccoli edifici vulcanici tra cui quello del Monte Serra, oggi rivalutato per la sua bellezza e attrezzato a parco. Il Monte Serra si presenta con la caratteristica forma a ferro di cavallo a causa del crollo della parte sommitale del cratere e di un fianco del cono vulcanico. La scalinata costituita da circa 350 gradini realizzati rigorosamente in pietra lavica, rappresenta la strada più diretta per raggiungere la vetta e gradino dopo gradino, il panorama visibile aumenta: l’Etna, i comuni limitrofi, il mare, il golfo di Augusta. Ancora da segnalare sul Monte Serra la Casa delle Farfalle, una voliera con piante e fiori tropicali che ospita le farfalle più belle del mondo. Questi splendidi lepidotteri si fanno osservare indisturbati a distanza ravvicinata. La visita comprende un’interessante lezione sul mondo degli insetti e sulla biologia delle farfalle. Nella voliera sono ospitati altri interessanti invertebrati delle foreste tropicali come insetti stecco, insetti foglia e coleotteri giganti.

Ialmo Consiglia

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