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La storia di Abdul, l’immigrato modello di Modica che rischia di dover lasciare l’Italia

Il giovane senegalese ha conseguito la terza media e preso la patente, ha frequentato un corso d'italiano e trovato un lavoro. Si è integrato, ma potrebbe non bastare. E parte la mobilitazione

(23 gennaio 2019)

Il suo nome è Abdoullai Sow, per tutti Abdul, è senegalese ed è arrivato in Italia nel luglio del 2014, dopo aver sfidato il mare a bordo di un gommone. Fin qui sembra la storia di un migrante irregolare come tanti. Abdul, però, in 5 anni è riuscito a diventare l’emblema di quel famigerato modello di integrazione che tanti prendono ad esempio ma che poi, nel concreto, sembra non pagare, dato che ora il 28enne rischia di dover lasciare l’Italia.

Dal 2014 ad oggi, Abdul ha conseguito la terza media e ha preso la patente. Ha seguito anche delle lezioni di italiano e ha trovato un lavoro. “Non chiedo l’elemosina, non l’ho mai fatto nemmeno nel mio Paese natale, non vorrei iniziare qui”: queste le parole con le quali il giovane ha chiesto aiuto all’Antica dolceria Bonajuto di Modica, che lo ha assunto e gli ha permesso anche di maturare quel reddito che gli ha aperto le porte di una casa vera, in affitto a Modica Alta, dopo un periodo in un centro di accoglienza.

A fine dicembre Abdul non ha potuto rinnovare il suo permesso di soggiorno, a causa dell’entrata in vigore, il 1 gennaio, del Decreto Sicurezza, e ora rischia di dover lasciare tutto: l’Italia, il lavoro, la sua nuova vita. Ci sarebbero, infatti, alcune norme, di difficile e controversa interpretazione, che non permetterebbero ai “migranti economici” di restare nel Paese che li ha accolti. Solo chi scappa dalle guerre può rimanere. Per fortuna, la società civile non fa queste distinzioni, e in poco tempo è iniziata un mobilitazione per far si che Abdul resti a Modica. “Amo quello che faccio” dice lui, che ringrazia quanti si stanno impegnando nel suo nome.

Il datore di lavoro, Pierpaolo Ruta, infatti, ha consegnato un dossier al sindaco di Modica, Ignazio Abbate, per portare avanti un percorso comune per ottenere una deroga da ministero e ambasciata, e molti studenti e semplici cittadini hanno chiesto proprio ad Abbate, per quel poco che può servire, di conferire al giovane la cittadinanza onoraria. Abbate si dice pronto a fare tutto quello che è in suo potere per far si che questo giovane resti, e al momento le speranze sono tutte concentrate sull’esito dell’incontro che l’avvocato di Abdul, Piero Sabellini, lunedì mattina ha avuto in Questura, per cercare di risolvere la questione del permesso di soggiorno. Il ventottenne senegalese, infatti, appena sbarcato in Sicilia, ha chiesto la protezione internazionale, ma la commissione gliel’ha negata, ed è rimasto con un permesso temporaneo in atteso degli esiti dei ricorsi.

Per lui si è mobilitata anche Libera, che ha scritto una lettera sottoscritta pure da Caritas, Cgil, Movimento a difesa del cittadino, Crisci Ranni, bottega equo e solidale Quetzal e dalla casa Don Puglisi, per sensibilizzare le istituzioni: “Confidiamo che si trovino i modi perché possa restare con noi, parte della nostra comunità. Speriamo che a tutti i livelli si trovino vie concrete per questa come per altre situazioni. Abdoullai ha diritto ha una vita dignitosa”.

Ecco il testo integrale:

Scriviamo come cittadini di una città che avverte importante la bellezza della sua storia, dei suoi monumenti, della sua cultura, della sua gente.

Tra di noi ha trovato accoglienza e lavoro Abdoullai Sowe, giovane di origine senegalese che – come tanti altri – si è inserito nel nostro tessuto sociale, testimoniando una grande tenacia nello studio e nel lavoro, diventando abile artigiano, e comunicando la gioia di sentirsi voluto bene. Diventa il simbolo di una buona integrazione fatta di contratto di lavoro e locazione regolari, conseguimento della terza media e studio dellitaliano, ma soprattutto di tanto impegno da parte sua e di tanta stima da parte di chi lo conosce.

Per questo ci rattrista molto la notizia circolata in questi giorni del rischio che sia allontanato, come pure altri, a motivo di recenti nuove normative. Confidiamo che si trovino i modi perché possa restare con noi, parte della nostra comunità. Speriamo che a tutti i livelli soprattutto istituzionali si trovino vie concrete per questa come per altre situazioni: vogliamo, come tessuto di associazioni ma anche come donne e uomini radicati nei principi della nostra Costituzione repubblicana, restare città che accoglie, certo con intelligenza e prudenza, ma anche e anzitutto conservando umanità, sensibilità umana.

Vogliamo per questo sentire le istituzioni sensibili a quanto chiede il cuore di una città. Ogni padre e madre di famiglia, peraltro, capisce bene quando guarda un giovane che ha attraversato tante prove, ha raggiunto un traguardo che, come tutti i giovani, ha diritto a una vita dignitosa, ha diritto alla speranza e alla felicità.

Le associazioni auspicano che questa lettera venga timbrata e firmata da associazioni, cooperative, esercizi commerciali e semplici cittadini. L’adesione è possibile presso la Bottega Quetzal Modica.

Valentina Frasca

 

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