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8 marzo a Ragusa: Il sindacato USB proclama lo sciopero generale contro ogni violenza sulle donne e di genere

Aderisce L’Associazione “Adesso Basta Ragusa”

(8 marzo 2023 – 8 marzo a Ragusa: Il sindacato USB proclama lo sciopero generale contro ogni violenza sulle donne e di genere)

L’U.S.B Ragusa con l’adesione dell’associazione “Adesso Basta Ragusa” hanno aderito all’appello nazionale lanciato dal movimento “Non Una di Meno” proclamando lo sciopero generale di tutte le categorie, pubbliche e private (esclusi i settori: trasporti ed energia), per la giornata dell’8 marzo 2023.

Il sit-in si è svolto stamattina in piazza Igea a Ragusa dove alla protesta si è unito un folto numero di lavoratrici e lavoratori della sanità, gli stessi che durante la pandemia venivano chiamati eroi e che adesso vengono invece licenziati.

Parla Serena Casamatta – Rappresentante della categoria dei Biologi – che lamenta insieme ad altre categorie professionali come gli Educatori, gli Ausiliari e gli Autisti il mancato rinnovo del contratto da parte del’A.S.P. Una rappresentanza del sindacato U.S.B e dei lavoratori ha incontrato il dott. Fabrizio RussoCommissario Straordinario dell’Azienda Provinciale di Ragusa – Il quale, dichiara la delegazione – «si è dimostrato disponibile alle proposte avanzate non solo in materia di rinserimento dei lavoratori nella pianta organica, ma anche nella rimodulazione della stessa, ai fini di poter dare fattivamente strumenti e competenze ad un sistema sanitario praticamente in ginocchio. È chiaro inoltre che la protesta non finirà qui – concludono le lavoratrici e i lavoratori presenti – visto che siamo  anche in attesa di una direttiva regionale che possa concretizzare l’ampliamento della pianta organica».

La violenza sulle donne nella sua accezione fisica non può essere di certo scissa da quella legata all’aspetto economico e istituzionale ribadiscono U.S.B Ragusa e l’associazione “Adesso Basta”: «la violenza economica, che vede il primato dei licenziamenti delle donne, i part time obbligatori, la strategia dei licenziamenti mascherati da trasferimenti a chilometri di distanza da casa. Quella che punta ad un aumento progressivo dell’orario di lavoro, a fronte di salari tra i più bassi d’Europa, in nome di una competitività sfrenata a tutto vantaggio di una classe dirigente ed imprenditoriale che pensa a macinare profitti e spremere come limoni la classe lavoratrice».

La difesa e il rafforzamento dello Stato Sociale, così come la rivendicazione di condizioni di lavoro dignitose e non soggette alla precarietà permanente, di salari adeguati al reale costo della vita, sono condizioni irrinunciabili non solo per creare forme di autonomia economica ma anche per favorire reali percorsi di fuoriuscita dalla violenza, al di là della propaganda e della retorica da festa una volta l’anno.

LEGGI ANCHE: Un 8 marzo di dolore: “Adessobasta” dedica questa Giornata a Torpekai Amarkhel e Rosalba Dell’Albani

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