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“Zero cani in canile”, al via il progetto che può debellare il randagismo a costo zero

A livello regionale il primo comune dove sta partendo è Comiso, grazie a Comune e associazione ANPANA

(2 novembre 2018)

Approvato all’unanimità lo scorso aprile dal consiglio comunale di Comiso, è partito ufficialmente dalle scuole, e, nello specifico, dall’Istituto Comprensivo statale “Giosuè Carducci, il progetto “Zero cani in canile”, su iniziativa della prof.ssa Francesca Toto che, a Vieste, in Puglia, è riuscita nell’impresa di debellare praticamente del tutto il fenomeno del randagismo. “Il progetto – ha spiegato il Sindaco di Comiso, Maria Rita Schembariha come obiettivo quello di trasformare il randagismo in una risorsa sociale ed economica, tramite la creazione di una rete logistica e collaborativa, a costo zero, tra cittadini, volontari e istituzioni, in modo da eliminare gradualmente la necessità del “canile” inteso come tradizionale luogo di detenzione dei cani non padronali”.

L’apertura del progetto al Liceo Carducci

Il 30 ottobre nell’aula consiliare c’è stato il secondo, importante, momento, ossia la costituzione della task force che si occuperà di mettere in rete tutti i soggetti interessati: uffici comunali, Polizia Municipale, ASP e volontari delle associazioni del territorio. In primis, naturalmente, l’ANPANA della presidente Mariella Bocchieri, che ha portato il progetto in Sicilia.

La riunione del 30 ottobre

E’ stata Alessandra Nepote, la vicepresidente, a fare da tramite tra Francesca Toto e l’amministrazione comunale, quando era sindaco Filippo Spataro, e ora Comiso potrebbe davvero diventare il comune pilota a livello regionale, iniziando un percorso innovativo e rivoluzionario, pur nella sua economicità, che mette tutti attorno ad un tavolo, ognuno con le proprie competenze ed esperienze, per guarire la piaga del  randagismo. Noi ne abbiamo parlato proprio con Alessandra Nepote per capire meglio come tutto questo potrebbe avvenire. 

In cosa consiste esattamente questa task force?

È uno strumento di vigilanza e supporto per garantire la legalità nel territorio in una reciproca collaborazione tra tutti gli attori del progetto: forze dell’ordine, ASP Veterinaria, Ufficio Ambiente (anche in collaborazione con l’ufficio scolastico e i servizi sociali), associazioni di volontariato animaliste, veterinari con cui collabora il Comune, educatori cinofili presenti nel territorio. A capo della task force c’è il Sindaco, e/o un suo delegato. 

Il progetto parte da Vieste, dove ha avuto un successo incredibile. Come pensate di applicarlo a Comiso?

Ogni città ha le sue caratteristiche peculiari, ma le linee guida del progetto rimangono per lo più uguali. Eventuali variazioni non devono stravolgere l’essenza del progetto di Francesca Toto. Crediamo, invece, che sarebbe auspicabile che altri Comuni, limitrofi e non, seguissero l’esempio di Comiso. 

Quali sono i punti principali del progetto, che durata ha e con quanti e quali fondi sarà finanziato?

Il progetto durerà fino alla risoluzione del problema. Non vi sono fondi o spese aggiuntive. Sono previste, viceversa, iniziative che faranno risparmiare molto del denaro pubblico sinora speso solo per arginare, senza risolvere, quella che ormai possiamo definire una vera e propria emergenza. L’ANPANA di Comiso e Pedalino collabora con il Comune di Comiso in tutti i modi possibili, e secondo sue indicazioni. Quando è possibile, cerchiamo di tenere in stallo i cani che, in canile, correrebbero maggiori rischi perché troppo piccoli o malati. 

E’ possibile elencare i numeri del fenomeno randagismo sul territorio comisano nell’ultimo anno? Quanti cani avete recuperato e quanti siete riusciti a darne in adozione?

Da gennaio ad oggi, abbiamo curato l’adozione di 63 cani, tirati fuori dal canile o dai luoghi di stallo temporaneo, attraverso una campagna di comunicazione efficace e sempre con gli opportuni controlli preaffido, per un’adozione responsabile che comprende la tracciabilità dei cani. Quello che conta è, soprattutto, che ogni adozione venga fatta con criterio e molta attenzione, seguendo una procedura interna molto scrupolosa.

Più volte avete detto che “si parte dalle scuole, perché il randagismo è un problema culturale e sociale”. Che vuol dire?

Il randagismo e il vagantismo dei cani di proprietà privi di chip e non sterilizzati sono frutto di un retaggio culturale molto radicato nel sud Italia, che svaluta completamente la dignità e la sensibilità del cane, ignorandone il ruolo sociale. La famiglia e la scuola sono fondamentali per costruire il cambiamento che vorremmo realizzare proprio attraverso i giovani, il nostro futuro. Per sensibilizzare l’opinione pubblica abbiamo bisogno delle nuove generazioni e “ConFido in Te” è il punto di partenza della collaborazione con le scuole. 

Perché nel nord Italia si è quasi riusciti a debellare il fenomeno e al sud dobbiamo convivere con questa realtà fatta di abbandoni, aggressioni e animali vaganti?

Nel nord Italia c’è un controllo del territorio più capillare e un maggiore rispetto delle leggi, sia da parte delle istituzioni che dei semplici cittadini. La problematica esiste, ma in maniera completamente diversa e con numeri molto più bassi. Al nord è da molto tempo che i cani vengono chippati e sterilizzati. Diversi provvedimenti, incluse le multe verso chi maltratta o non chippa il cane di proprietà, da parte di tutte le istituzioni e delle forze dell’ordine possono fare la differenza anche da noi.

Valentina Frasca

 

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