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Ospedale Covid al Maria Paternò Arezzo? Cassì: “Un vantaggio per tutta la comunità iblea”

Il sindaco replica così alle dichiarazioni di Ignazio Abbate: “Preferisce Modica continuare ad avere per mesi, e forse per anni, un ospedale Covid fortemente condizionato e penalizzato nelle sue funzioni?”

(13 giugno 2020)

Il sindaco Peppe Cassì interviene sulla scelta della Regione di individuare il “Maria Paternò Arezzo” come Ospedale Covid.

“Ho scelto finora di non commentare la decisione regionale di indicare per il futuro come Ospedale Covid il Maria Paternò Arezzo, così come a suo tempo non dissi nulla sull’individuazione del Maggiore di Modica. Non fu e non è un silenzio dettato da indifferenza, quanto dalla convinzione che la nostra rete ospedaliera non possa e non debba essere ostaggio delle rivendicazioni dei singoli Comuni, dei campanilismi, dei piccoli interessi di chi valuta la scelta in base alla comodità di raggiungere un luogo piuttosto che un altro. Noi Amministratori, si sa, siamo inclini a tutelare gli interessi del nostro territorio, siamo propensi a valutare ogni singola questione dal nostro punto di vista, ma solo alzando lo sguardo riusciremo a individuare strategie di più ampio respiro, a vantaggio di tutti. E ciò vale a maggior ragione quando si parla di sanità.
Se questo orrendo virus ci ha insegnato qualcosa, è che ne siamo usciti, fino ad oggi, facendo squadra, compattandoci in quello sforzo collettivo che è stato il lockdown. Tornare ad un miope individualismo sarebbe uno spreco.
Siamo una provincia di 300.000 abitanti composta da 12 comuni distanti poche decine di km l’uno dall’altro, e dunque è imprescindibile avere una visione d’insieme nella gestione della sanità, a tutela degli interessi generali del territorio. Si teme una nuova impennata della curva dei contagi nel prossimo autunno, e la Regione, nell’organizzare una nuova strategia anti Covid, che passa in primo luogo dalla scelta di ospedali dedicati, ha individuato per la nostra provincia il Maria Paternò Arezzo di Ragusa Ibla. Una scelta ragionevole e lungimirante tenuto conto della sua collocazione baricentrica rispetto ai comuni della Provincia, e soprattutto tenuto conto del fatto che si tratta di struttura di recente svuotata di tanti reparti trasferiti nel nuovo ospedale di Ragusa, e quindi dotata dello spazio necessario per assolvere all’impegnativo ruolo senza penalizzare le normali funzioni di un nosocomio. Quando la crisi si è improvvisamente manifestata nel febbraio e marzo scorsi è stato necessario individuare una struttura già attrezzata, e l’ospedale di Modica ha assolto mirabilmente tale gravoso onere, ma certo a discapito di altri reparti e di una funzionalità regolare, subendo per tutto il periodo dell’emergenza una riduzione delle altre attività, con disagi per tutti.
La scelta odierna è quindi dettata dalla necessità di garantire la normale attività assistenziale per tutti i pazienti in tutti gli ospedali provinciali. Saranno certamente necessari degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria nella vecchia struttura dell’OMPA, ma ci confermano dalla Regione che non si intaccheranno i fondi già previsti per il reparto di rianimazione del Maggiore. Ci saranno in sostanza solo benefici per l‘intera comunità del territorio, considerato peraltro che la ristrutturazione e l’ammodernato del Paternò Arezzo, saranno utili anche una volta cessata l’emergenza. Per tutti, anche per i modicani, che in una manciata di minuti potranno raggiungerlo (per gli abitanti di alcuni quartieri in un tempo anche inferiore a quello necessario per raggiungere il Maggiore). Quali sono, dunque, le ragioni di tale risentimento e di tanta veemente polemica? Preferisce Modica continuare ad avere per mesi, e forse per anni, un ospedale Covid fortemente condizionato e penalizzato nelle sue funzioni, a danno peraltro dei tanti cittadini dei comuni vicini, in primis Scicli, Ispica e Pozzallo, che ne fruiscono regolarmente? E se l’OMPA beneficerà di finanziamenti per ammodernamenti anche strutturali, non sarà questo un vantaggio per tutta la comunità della provincia?“.

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