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Mucche uccise a Modica, La Regione avvia verifica interna

Si vuole scoprire se si ci sono delle responsabilità

La presidenza della Regione ha avviato una verifica sulle eventuali responsabilità, di qualsiasi natura, a carico della Pubblica amministrazione regionale a seguito della denuncia del “Comitato tutela diritti animali” sulla vicenda delle tre mucche ereditate dalla signora Ruta, nel Comune di Modica e macellate lo scorso 18 dicembre. Sulla vicenda la Regione ha già chiesto chiarimenti in merito alla Direzione veterinaria dell’assessorato alla Salute. Del caso ci siamo occupati alcuni giorni fa riportando la denuncia della “Rete dei santuari di animali liberi in Italia” e del “Comitato tutela diritti animali” secondo cui l’Asp ha ignorato la possibilità di un rifugio per gli animali ereditati dalla signora Ruta, un rifugio in Campania dove i bovini avrebbero potuto trascorrere al sicuro tutta la loro vita. «L’ Asp – denunciavano i Comitati –  ha deciso di procedere comunque all’abbattimento, perché animali non identificati per l’uso alimentare, provvedimento contro il quale il Comitato tutela diritti animali aveva fatto ricorso al Tar, considerato che dopo essere state sottoposte a ripetute analisi le mucche erano risultate sane e che con il trasferimento nel rifugio mai sarebbero rientrate nella filiera della carne» Il passaggio del Tar, però, ha suscitato la risposta (inviata al nostro giornale) dell’Azienda sanitaria provinciale di Ragusa che, per tramite del suo legale, Alessandro Carbonaro, ha risposto così: « si ribadisce l’assoluta correttezza e legittimità sia del proprio operato sia dell’ordinanza di abbattimento dei tre bovini assunta ex lege a tutela di interessi pubblici.  In particolare – scrive il legale – si deve precisare che, difformemente dalle errate ricostruzioni e/o illazioni, lo stesso Tar di Catania (presso cui è stata impugnata l’ordinanza di abbattimento dal Comitato Tda – Comitato Tutela Diritti Animali Odv) ha ritenuto con proprio provvedimento del 4 dicembre di quest’anno, di rigettare la richiesta cautelare formulata dal Comitato animalista poiché “ … il ricorso non appare assistito dal necessario fumus boni iuris …” e poiché ha “ … Ritenuti insussistenti anche i profili del periculum in mora …”. Il Tar di Catania ha altresì condannato il Comitato ricorrente al pagamento delle spese legali in favore dell’Azienda sanitaria provinciale di Ragusa».

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