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La politica si stringe attorno al Presidente della commissione Antimafia Claudio Fava

Dopo l'atto intimidatorio, nessun tentennamento: “La risposta, a lui e agli altri, è la stessa da 35 anni: noi andiamo avanti”

La politica siciliana è scossa dall’allarmante notizia del recapito, a Palazzo dei Normanni, di una busta contenente un proiettile calibro 7,65, indirizzata a Claudio Fava. Lo stesso calibro della pistola che, quasi trentacinque anni fa, ne ha ucciso il padre, il giornalista Pippo Fava.

Un episodio davvero inquietante, che ha prodotto una serie di attestazioni di stima e solidarietà verso il presidente della commissione regionale Antimafia, come mai forse si erano viste in questi anni “muscolari” di Seconda Repubblica.

La Digos ha, ovviamente, sequestrato la busta ed avviato le indagini, dopo che alcuni collaboratori di Claudio Fava avevano aperto il plico negli uffici della commissione parlamentare e segnalato quanto accaduto.

In questi giorni, l’Antimafia sta affrontando diverse questioni spinose, tra cui quella del depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio e quella delle incrostazioni relative al cosiddetto “sistema Montante”, che avrebbe avuto al centro l’ex presidente degli industriali siciliani, arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, dopo una carriera all’insegna dell’antimafia.

Negli ultimi venticinque anni, cioè da quando non esistono più i partiti storici né a Palermo né a Roma, è stato piuttosto raro vedere la classe politica stringersi coralmente intorno ad un parlamentare, ed ancor più raro quando il deputato minacciato ha avuto un profilo per niente “bipartisan” come Fava. Numerosi gli attestati di solidarietà. “Siamo certi che il presidente dell’Antimafia regionale Claudio Fava non si lascerà intimidire da questo vile gesto” sono le parole del gruppo M5s all’Ars.

Sostegno, ovviamente, anche dal Presidente della regione siciliana, Nello Musumeci: “Episodi di intimidazione grave come questo vanno condannati, senza tentennamenti; evidentemente c’è ancora chi pensa che con le minacce si possa cambiare il corso delle cose”.

edifici scolastici in sicilia
Il Governatore Nello Musumeci

Anche Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd, ha manifestato la sua solidarietà: “A Claudio Fava va la solidarietà mia personale e quella del gruppo Pd all’Ars. Saranno le Forze dell’ordine e la magistratura a far luce su un episodio che inquieta, ma che, siamo certi, non interferirà con il lavoro importante e delicato che Fava sta portando avanti all’interno del Parlamento regionale”.

Non poteva mancare l’attestazione di stima e solidarietà da parte del Centro Pio La Torre: “Esprimiamo la nostra vicinanza a Fava per una minaccia infame quanto inutile – ha detto Vito Lo Monaco, presidente del Centro – e sosteniamo il lavoro del presidente della commissione antimafia regionale per mantenere un’attenzione viva e costante contro una mafia che qualcuno ritiene erroneamente morta”.

Il Presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, ha parlato a nome dell’intero Parlamento siciliano: Esprimo massima solidarietà all’onorevole Fava, vittima dell’ennesimo preoccupante episodio intimidatorio, che rivela un clima di odio che va condannato. Siamo certi che Fava proseguirà nel suo impegno politico di denuncia e per l’affermazione della legalità, senza lasciarsi turbare da questo vile episodio”.

gianfranco miccichè
Il Presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè

Nella serata di ieri, poi, è stato lo stesso Claudio Fava a scrivere poche righe sul suo profilo social per ringraziare quanti hanno manifestato la propria vicinanza dopo il gravissimo atto intimidatorio. “Ho letto, e vi ringrazio. La pallottola è una, le voci (vostre) sono tante. E dicono una cosa semplice ed autentica: c’è una Sicilia, c’è un’Italia, che non vogliono volgere altrove lo sguardo. Che le cose cupe e dure di questi anni hanno scelto di guardarle in faccia, ciascuno facendo il proprio mestiere mi sembra una buona notizia, alla faccia di chi preferisce mandare a dire nascosto e di nascosto, con letterine e proiettili. La risposta, a lui e agli altri, è sempre la stessa da trentacinque anni: noi andiamo avanti”.

Ultimo, ma non per questo meno importante, il comunicato di Avviso Pubblico con il quale, oltre a manifestare vicinanza, si invitano “le autorità preposte a fare chiarezza al più presto sulle motivazioni che si celano dietro questo vile atto intimidatorio. La minaccia recapitata al Presidente della Commissione Antimafia regionale è l’ultima di una infinita sequela che ha visto finire nel mirino gli amministratori locali anche nel corso del 2018, una continuità preoccupante che Avviso Pubblico denuncia ormai dal 2011 nel suo annuale report “Amministratori sotto tiro”. La Sicilia resta uno dei territori simbolo degli “Amministratori sotto tiro”, costantemente tra le prime 3 regioni più colpite annualmente dalle intimidazioni.Anche quest’anno sembra non voler scendere dal podio”. Al 15 settembre, infatti, con 66 atti intimidatori e di minaccia censiti nel 2018 da Avviso Pubblico  contro sindaci, assessori e consiglieri regionali, provinciali e comunali, personale della Pubblica Amministrazione, la Sicilia risulta essere la seconda regione più colpita.

Anche noi riteniamo di far sentire vicinanza ed apprezzamento a Claudio Fava per il coraggio e la convinzione con cui porta avanti le sue battaglie. Tale afflato umano e siffatta stima si estendono anche alle iniziative che condividiamo meno, come quella tradottasi nella legge regionale che impone ai parlamentari dell’Ars di dichiarare eventuali appartenenze a logge massoniche, per essere “sorvegliati” in modo particolare. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha già condannato più volte simili norme illiberali che, in passato, si era cercato di far approvare, soprattutto in Italia.

Da Nello Musumeci  a Giuseppe Lupo, da Gianfranco Miccichè al Movimento 5stelle, tutte le istituzioni siciliane sono una volta tanto unite intorno a chi tiene la schiena dritta. Ci sembra edificante sottolineare come i rapporti tra partiti ed esponenti della classe dirigente devono essere intessuti anche di umanità e di pagine di “buona politica”.

Cristina Lombardo

 

 

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