Ialmo NewsNewsRagusa

Anche la fotografia tra le nuove attività di Fai 3, il progetto a beneficio delle vittime di tratta

La cooperativa Proxima lancia un appello: "Chi ha in casa macchine fotografiche, telecamere passate di moda e schede di memoria che non usa più, può portarli a noi e li utilizzeremo in questa fase progettuale"

(30 maggio 2019)

Dopo le attività sportive e gli esercizi per allenare il corpo e la mente, di cui vi abbiamo parlato pochi giorni fa, adesso il progetto Fai 3 punta sulla fotografia. L’obiettivo è quello di fornire gli strumenti adeguati alle vittime di tratta, per consentire a ciascuno di loro di ricostruire il proprio vissuto identitario attraverso le immagini. E’ questa la nuova scommessa della cooperativa Proxima Ragusa che, grazie alla documentarista Francesca Commissari, ha avviato un laboratorio fotografico che consentirà alle ospiti, sfruttando le proprie peculiarità, di creare materiale per l’archivio della tratta.“E’ un’azione abbastanza complessa – spiega Commissari – che, però, stiamo portando avanti con la consapevolezza che, attraverso l’utilizzo delle macchine fotografiche o di telecamere più o meno amatoriali, le ragazze possano raccontare e raccontarsi, raccogliendo al contempo dei dati che ripercorrono, nella maggior parte dei casi, le loro esperienze. Naturalmente, tutto questo se ne hanno voglia e se acquisiscono la consapevolezza che un percorso del genere può in qualche modo affrancarle dal loro passato”.

Ma c’è bisogno della “materia prima” sul piano tecnologico. Ecco perché Proxima lancia un appello e chiede aiuto alla collettività iblea. “Chi magari ha a casa delle macchine fotografiche, delle telecamere passate di moda ma anche delle schede di memoria che non sono più utilizzate – sottolinea Commissarisa che può rivolgersi alla nostra cooperativa per cedere questi strumenti che noi, invece, utilizzeremo nel contesto di questa fase progettuale. L’idea è che attraverso le fotografie, la creazione di book reciproci, si possa attivare un percorso che, dopo una minima formazione a livello fotografico e video, garantisca alle nostre ospiti una certa autonomia rispetto alla produzione dei contenuti. Tutto ciò, ribadisco, è utile anche per l’archivio della tratta dopo che le stesse ragazze decidono eventualmente di raccontare liberamente le proprie storie”.

Mostra altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Back to top button