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Crisi dell’aeroporto di Comiso: tante parole, pochi voli

Si è tenuto ieri un nuovo incontro dell’Osservatorio turistico presso la Sala Giunta del Libero Consorzio, con al centro ancora una volta la crisi profonda dell’aeroporto di Comiso. Presenti, tra gli altri, il sindaco di Ragusa Peppe Cassì e la presidente della Provincia Maria Rita Schembari.

Uno scalo dimenticato

Il dato è ormai evidente: lo scalo casmeneo ha toccato uno dei punti più bassi della sua storia. Nel 2024 i passeggeri sono stati appena 260mila, a fronte di oltre un milione a Trapani. Eppure, Comiso serve un intero territorio che da anni attende una reale programmazione.

Tra promesse e responsabilità

Secondo Cassì, la crisi è figlia di scelte politiche sbagliate, di collegamenti inadeguati, della gestione SAC – accusata di favorire Catania a discapito di Comiso – e della cronica mancanza di risorse. Una situazione che «non consente a nessuno di dichiararsi innocente».

Le risorse ci sono, ma i voli?

Schembari ha evidenziato che la Regione ha stanziato fondi significativi: 9 milioni alla Camera di Commercio per rotte internazionali e 3 milioni dalla Provincia per quelle nazionali. Tuttavia, la macchina burocratica rallenta ogni processo: i bandi sono ancora in fase di valutazione, e i voli promessi arriveranno – forse – dopo l’estate.

Criticità strutturali e attese infinite

Il nodo vero resta la mancanza di una visione. Si parla di “continuità territoriale” da novembre con voli calmierati per Roma e Milano, ma intanto lo scalo rischia di rimanere vuoto. Servirebbero risposte immediate, non conferenze stampa e tavoli tecnici.

Conclusioni

Comiso continua a pagare il prezzo dell’isolamento infrastrutturale e dell’assenza di una strategia chiara. Non bastano i milioni sulla carta: senza tempistiche certe e senza pressioni concrete sulla SAC e sulla Regione, l’aeroporto rischia di essere un’infrastruttura utile solo alle polemiche, non ai passeggeri.

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