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Cavalcata di San Giuseppe: a Scicli tre giorni di appuntamenti

Il sindaco ha anche annunciato la costituzione di una giuria voluta dal Comune che valuterà la bellezza delle bardature

(8 febbraio 2023 – Cavalcata di San Giuseppe: a Scicli tre giorni di appuntamenti)

Fervore e devozione, misti a un grande desiderio di riappropriarsi di un momento familiare, la cucitura della bardatura con cui si si veste il cavallo che partecipa alla rievocazione della Fuga in Egitto della Sacra Famiglia. E’ stata presentata pochi giorni fa in conferenza stampa a palazzo Spadaro, l’edizione 2023 della cavalcata di San Giuseppe di Scicli, su convocazione del sindaco di Scicli, Mario Marino, alla presenza degli assessori Giuseppe Puglisi, con delega alla promozione, Enzo Giannone, dell’esperto alla cultura Elio Tasca, della presidente del Consiglio Desirè Ficili, del parroco di San Giuseppe, padre Giuseppe Agosta, e di Uccio Brancati, dell’associazione “Gli Amici di Giorgione”, che cura l’organizzazione operativa della festa.

Il sindaco Marino ha annunciato che l’amministrazione farà la propria parte assicurando un contributo economico in linea con gli ultimi anni, quelli precedenti allo stop durato tre edizioni e dovuto alla pandemia. Il Comune è riconoscente all’opera preziosa e insostituibile dei bardatori, i cui sacrifici e il cui fervore permettono di rinnovare una trazione iscritta nel Rei, il registro delle eredità immateriali dell’Unesco.

Il sindaco ha anche annunciato la costituzione di una giuria voluta dal Comune -cui parteciperanno i sindaci del Sudest siciliano e diverse personalità – che valuterà la bellezza delle bardature, in aggiunta alla giuria tecnica propria della festa e nominata dagli organizzatori.

Padre Agosta ha rimarcato il valore religioso della festa, dove la condivisione, l’unità degli intenti, lo spirito di unanimità sono momento fondante dell’atto di fede.

L’assessore Giuseppe Puglisi ha annunciato la volontà di promuovere sulla stampa nazionale l’evento, anticipando la notizia della pubblicazione di un bando per le sponsorizzazioni degli eventi organizzati da ora in poi dal Comune anche grazie al contributo di privati. E’ in fase di redazione, ha annunciato Puglisi, una nuova brochure turistica multilingue della città, di prossima stampa.

L’assessore Enzo Giannone ha ricordato il lavoro fatto a suo tempo per l’iscrizione della festa al Rei, mentre l’esperto Elio Tasca ha ricordato la tradizione secolare della festa raccontata anche dallo scrittore Elio Vittorini.

E’ toccato a Uccio Brancati, dell’associazione “Gli Amici di Giorgione”, che per conto della parrocchia ha assunto l’onere della organizzazione, spiegare la lunga lista di attività che si svolgeranno nella tre giorni che dal 17 marzo, venerdì, porterà al 19 marzo, domenica. Quest’anno, infatti, la festa durerà un giorno in più, grazie all’apertura del venerdì.

Dai piatti di San Giuseppe ai disegni degli studenti del Liceo Artistico di Modica, passando per il fotoracconto di dodici fotografi del gruppo “Luce Iblea”, fino a una serie di premi anche per ricordare chi ha amato la cavalcata di San Giuseppe e oggi non c’è più. Si lavora anche alla creazione di un fondo fotografico storico che documenti la festa.

La Pro Loco organizzerà una manifestazione per promuovere i balconi fioriti, mentre per la prima volta lo speaker della cavalcata sarà affiancato da un collega che farà una propria conduzione in lingua inglese a beneficio dei turisti.

L’associazione culturale Tanit organizzerà sia delle passeggiate a tema sulla festa che dei laboratori, per tramandare ai più piccoli la tradizione della cucitura dei manti che vestono i cavalli.

40 cavalli partecipanti, già 14 bardature annunciate

Quest’anno sono già annunciate 14 bardature e quaranta cavalli partecipanti; atteso il ritorno dei pony. Non sarà consentito a cavalli e cavalieri estranei alla festa di entrare nell’anello della cavalcata, la cui partenza è prevista alle 18:00 di sabato, e il rientro intorno alle 22,30. La premiazione avverrà nella serata di sabato, e non la domenica. Confermata la cosiddetta “Cena”, l’asta di San Giuseppe, la domenica sera, sul sagrato della chiesa, nel quartiere popolare.

Una tradizione fiorita

Un uomo con manto azzurro e bastone fiorito che rappresenta San Giuseppe, accompagnato da una bambina ed un bambino, Maria e Gesù, apre una sfilata di cavalli e pony bardati con campanacci, sonagliere e gualdrappe su cui sono riprodotte immagini sacre relative esclusivamente al Santo o alla Sacra Famiglia.

La particolarità affascinante e fortemente scenografica, nonché olfattivamente inebriante di questa sfilata, è data dal fatto che le gualdrappe sono interamente ricoperte di fiori e anche le immagini riprodotte sulle stesse sono composte di fiori, a mo’ di mosaico. Viene adoperata soltanto la violacciocca, il cui nome in dialetto è bàlucu, dal latino baculum, bastone, il bastone di San Giuseppe, sia perché è il fiore tipico della primavera ragusana sia perché è molto resistente e non appassisce in breve tempo dopo essere stato reciso.

La tradizione vuole che i fiori siano cuciti uno accanto all’altro con pazienza e maestria su una tela, “anima” della gualdrappa. Oggi, sempre più frequentemente, per necessità di ridurre i tempi di realizzazione, i fiori vengono incollati alla tela. Nonostante il vantaggio in termini di tempo dato dalla tecnica moderna, la preparazione di ogni bardatura richiede due o tre giorni di lavoro da parte di gruppi di venti e più persone.

La preparazione di queste voluminose gualdrappe, siano i fiori incollati o cuciti, può comunque essere considerata un’arte che si tramanda di padre in figlio e rappresenta, inoltre, una occasione di incontro e collaborazione dal sapore antico durante la quale si riuniscono i nuclei familiari allargati solo ai parenti e agli amici più cari, quasi a proteggere quello che viene considerato un patrimonio di famiglia.

Fino a qualche anno fa al passaggio della Sacra Famiglia venivano accesi dei falò (pagghiàri) agli angoli delle strade ad illuminarne, simbolicamente, il cammino. Questa motivazione porta in sé anche la contaminazione con la tradizione pagana di una festa di primavera; l’accensione dei fuochi, infatti, rappresenta anche l’addio all’inverno che viene idealmente bruciato e il benvenuto alla primavera.

Oggi i falò per ragioni di sicurezza non sono permessi, al loro posto quasi ad ogni crocevia si trovano dei bracieri intorno ai quali si riuniscono varie famiglie e gruppi di amici che organizzano consistenti grigliate di carne che regalano un ulteriore profumo all’aria già densa di aromi.

A montare i cavalli sono spesso i proprietari degli stessi portando in mano, come impone il regolamento, mazzi di steli di ampelodesma (ciaccàre) Ad accompagnarli a piedi, ancora secondo regolamento, due palafrenieri. Sia cavalieri sia palafrenieri indossano il costume tradizionale siciliano: stivali e pantaloni neri, camicia bianca, gilet e giacca nera, fazzoletto rosso legato al collo e cintura vistosa, in perfetto stile carrettiere. Lo stesso abbigliamento è previsto per i bambini che montano i pony.

Evoluzioni della Cavalcata

Esistono due diversi tipi di bardatura infiorata, quella “all’antica” o a ferro di cavallo che copre solo la parte posteriore dell’animale e quella “intera” che lo copre completamente sotto una cascata di fiori. L’altro elemento fondamentale della bardatura di cavalli e pony, tanto che molti sfilano solo con questi al collo, senza fiori, sono i filari di campane. Il numero minimo di campane che compongono un filare è nove, prodotto della moltiplicazione del numero perfetto tre. Poi si passa ai filari da diciannove, numero legato al Santo, ed ai suoi multipli.

Agli inizi del secolo scorso, contrariamente ad oggi, i cavalli che partecipavano alla Cavalcata erano gli stessi che venivano utilizzati per il lavoro nei campi. Chi non poteva preparare una bardatura infiorata onorava comunque la tradizione vestendo il cavallo con le coperte più belle del corredo.

Ma la Cavalcata ha ben più di cento anni

Le origini di questa sfilata risalgono al ‘500-‘600, al periodo spagnolo, e nasce come omaggio a San Giuseppe; nei secoli, ovviamente, la natura della festa si è modificata. Intorno al ‘700 viene legata all’episodio della fuga in Egitto e nell’accensione dei fuochi per strada è riconoscibile il significato aggiunto di una festa di primavera: si brucia l’inverno e si saluta la primavera sperando in un buon raccolto.

Il racconto di Elio Vittorini

È identificabile tra le pagine di Conversazioni in Sicilia di Elio Vittorini nel brano in cui il protagonista, insieme alla madre, ricorda la figura del nonno che “Era un gran cavaliere, più bravo di tutti qui nel paese … disse mia madre. – Come vuoi che facessero la cavalcata senza di lui… Si vedevano le lanterne ed io sapevo che c’era mio padre in testa…E la cavalcata entrava nei boschi, le lanterne non si vedevano più, si udivano solo i sonagli…”

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