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8 marzo Giornata internazionale della Donna: intervista on.le Stefania Campo

In provincia è stata l'unica donna eletta al parlamento regionale e anche a quello nazionale

(7 marzo 2023 – 8 marzo Giornata internazionale della Donna: intervista on.le Stefania Campo)

“Le donne sono il più grande serbatoio inutilizzato di talenti del mondo. È giunta l’ora che prendano il posto che spetta loro, là dove si decide il destino della loro gente, dei loro figli e nipoti”

(Hillary Rodham Clinton, candidata nel 2016 alla Presidenza degli Stati Uniti d’America)

 Intervista on.le Stefania Campo.

On.le Campo lei si è avvicinata alla politica come assessore comunale nella giunta con a capo il sindaco Piccitto quali sono state le sue motivazioni?

“La politica mi ha formato, da sempre. Se ne discuteva spesso in famiglia e mi ha accompagnato durante tutto il percorso scolastico, prima a Ragusa poi a Palermo negli anni universitari. La mia esperienza politica come rappresentante coincide con la nascita del Movimento 5 stelle a Ragusa, il bisogno di reagire alla dilagante sfiducia verso la politica grazie alla possibilità di costruire qualcosa che migliori la vita di tutta la comunità. Nel 2013 in occasione delle elezioni Amministrative del mio Comune ho pertanto dato la mia disponibilità partecipando al bando per la selezione degli Assessori promosso al Movimento 5 Stelle di Ragusa. Vengo scelta per la funzione di Assessore ai Lavori Pubblici, successivamente ho retto anche altre deleghe. Essere un cittadino attivo e partecipe alla vita politica, interessarsi a quello che ci succede intorno, sviluppare una coscienza critica capace di sostenere e difendere le proprie scelte e proporre soluzioni mi rende più consapevole e soddisfatta delle mie azioni. La preoccupazione per il bene comune deve essere uno dei nostri primi pensieri e ci deve spingere a trovare soluzioni per superare i terribili effetti delle disastrose politiche degli ultimi anni. Partendo da questo presupposto oltre a mettermi sempre in gioco, ho supportato le diverse campagne elettorali che si sono succedute fino ad oggi. Adesso siamo a lavoro per le elezioni amministrative di ben 4 comuni della provincia iblea, compreso quello di Ragusa”.

Dopo quell’esperienza ha scelto di candidarsi all’Assemblea regionale ritenendo che era utile allargare il suo fronte di impegno per affrontare temi riguardanti tutta la provincia e, non solo la città di Ragusa oppure sono state altre le valutazioni che l’hanno convinta a fare quella scelta?

La mia prima candidatura all’assemblea regionale nasce nel 2017 da un percorso più complesso. Quando ho dato le dimissioni da assessore della giunta Piccitto ho sentito una forte vicinanza da parte di tantissimi cittadini che mi ha dato forza, slancio e determinazione, restituendo agli altri un’immagine di me coerente, degna di fiducia e stima politica. Oltre alla fiducia potevo percepire un affetto che mi ha spinto a mettermi in gioco per la competizione regionale. Il fatto di rappresentare all’assemblea regionale una provincia meravigliosa, come è quella ragusana, è un onore e un onere che cerco di svolgere al meglio delle mie possibilità viaggiando in lungo e in largo fra i territori dei dodici comuni. 

Lei è stata riconfermata alle elezioni regionali del 25 settembre risultando, in provincia, l’unica donna eletta al parlamento regionale e anche a quello nazionale, questa “solitudine politica” le pesa?

Più che la solitudine a volte mi pesa la sensazione di essere trattata in modo diverso rispetto ai colleghi uomini, non so se per questioni politiche o di genere ma sicuramente nel tempo, sono riuscita a ritagliarmi il giusto rispetto e la credibilità. Forse ho dovuto faticare più dei miei colleghi uomini, ma sono soddisfatta di questo”.

Essere donna e deputata regionale dell’ARS è una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità di rappresentare le istanze e le necessità delle donne della nostra provincia e della regione. Crede che la presenza delle donne in politica sia fondamentale per rappresentare al meglio la diversità e la complessità della società in cui viviamo?

“L’aumento del numero delle donne all’interno delle Istituzioni non è sicuramente garanzia di un cambiamento in positivo, ma è una condizione necessaria alla democrazia stessa e alla sua qualità, poiché chi è chiamato a rappresentare i cittadini dovrebbe, per quanto possibile, attraverso la propria personalità, sensibilità, bagaglio culturale e professionale, rappresentare e interpretare le differenze sociali, economiche e culturali, la pluralità di bisogni della popolazione. È un dato di fatto che le donne in politica sono molto apprezzate. La popolazione spesso ci riconosce una praticità, una costanza che ispirano grande fiducia negli elettori. Purtroppoil sistema di reclutamento dei partiti politici non incoraggia nei fatti la partecipazione delle donne in politica con la dignità dovuta, i partiti sono generalmente funzionali ai loro leader, quasi esclusivamente uomini. A questo si sommano fattori sociali,in un contesto in cui vi è già una grande difficoltà nella conciliazione dei tempi casa-lavoro, a causa di politiche a sostegno della genitorialità molto spesso carenti. Infine ci sono anche fattori culturali e psicologici spesso determinati da stereotipi e convinzioni radicate che sminuiscono le capacità e competenze da parte delle donne, tendenze sbagliate dovute al contesto culturale e/o da un insufficiente supporto da parte dei partiti, della famiglia e della cittadinanza, vedono la mancanza di autostima come una delle motivazioni della scarsa partecipazione delle donne in politica. A queste considerazioni, si può affiancare l’assenza di identificazione delle donne nei confronti dei modelli politici dominanti, molto spesso maschili, ci accorgiamo che la comunicazione politica stessa è al maschile, appare quindi ancora più difficile trovare un equilibrio fra “politica” e “donne” ma questo non deve scoraggiarci anzi, darci una spinta in più per superare questi ostacoli”.

Le donne in Sicilia si trovano di fronte a numerose sfide e difficoltà in vari aspetti della loro vita, tra queste alcune hanno un livello di priorità più alto, mi riferisco in primis al lavoro. Infatti, le donne siciliane incontrano numerose difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro, nell’ottenimento di un lavoro a tempo pieno e nella parità salariale rispetto agli uomini. Secondo i dati del 2019, l’occupazione femminile in Sicilia è al 34,2% rispetto al 47,2% della media nazionale. Inoltre, le donne spesso lavorano in settori a basso salario, con contratti precari e a tempo parziale. Lei ha in programma azioni e attività per attutire questo divario?

“Le donne possono e devono poter fare tutto secondo le proprie capacità. Ad esempio, ultimamente ho visitato un’azienda agricola di Vittoria specializzata nella commercializzazione di piantine.  Mi ha colpito prima di tutto il fatto che fossero tutte donne, e poi che per svolgere un’azione delicata come gli innesti degli embrioni di piantina ci volessero le mani di una donna. Ci sono degli impieghi dove c’è maggiore richiesta di manodopera femminile, la cosa importante è che vengano sempre garantiti i diritti umani e la parità salariale. Lo scorso giugno il M5S all’Ars ha presentato un disegno di legge dal titolo “Introduzione di norme per l’eliminazione del divario retributivo di genere”, volto ad eliminare le differenze salariali che ancora esistono tra uomini e donne nella Regione Siciliana, con l’obiettivo di realizzare la parità di genere nei contesti lavorativi. La data scelta per annunciare la presentazione del disegno di legge non è stata casuale: il 2 giugno del 1946, quando si verificò un fatto storico poiché, finalmente, per la prima volta anche le donne ebbero il diritto al voto nel referendum per la scelta tra monarchia e repubblica. Ora più che mai necessario per concretizzare la parità di genere all’interno dei contesti lavorativi. Il lavoro è libertà, è dignità, è indipendenza: proprio sul lavoro si fonda la nostra Repubblica e quindi è improrogabile difendere i diritti delle donne in questo campo”.

Partecipazione alla politica. Anche se le donne rappresentano la metà della popolazione, sono sotto-rappresentate in politica e in posizioni di potere in Sicilia. Nel 2017, solo il 21,6% dei rappresentanti eletti nella regione erano donne, nell’attuale legislatura la percentuale si è abbassata siamo passasti al 21,42 per cento. Inoltre, molte donne sono ancora escluse dalle decisioni politiche e il loro contributo viene spesso ignorato. A sua avviso, on. Campo, cosa propone per equilibrare e fare crescere il numero delle donne che partecipano attivamente alla gestione della cosa pubblica?

“Anche se a parole tutti si dichiarano contro le discriminazioni di genere, è un dato di fatto che le donne sono tagliate fuori dai ruoli apicali delle amministrazioni pubbliche e private. Le donne vengono rappresentate superficialmente come una minoranza alla ricerca della parità, una “quota” che deve essere presente quasi più per forma che per sostanza, niente di più sbagliato. Partiamo dal presupposto che il rapporto fra la popolazione maschile e quella femminile è quasi 1 a 1, motivo per cui anche le donne rappresentano interessi generali e non di “minoranza”. Basterebbe semplicemente candidarle e metterle comunque in una posizione utile per verificare quanto efficace possa essere il loro lavoro. Spesso, purtroppo, tutto si riduce ad un mero adempimento normativo a garanzia delle quote rosa. Ritengo utile l’inserimento da parte dei legislatori, nazionali e regionali, di strumenti volti a garantire una maggiore rappresentanza di genere ma le norme non bastano, la promozione di una parità effettiva deve essere accompagnata da un processo “culturale” e “sostanziale”, bisogna lavorare su altri fronti, uno relativo alle politiche familiari, quindi a quelle misure che possano dare un supporto nella conciliazione fra l’essere un genitore e l’attività politica, si pensi ad esempio alla necessità di creare asili nido all’interno delle sedi istituzionali, l’altro relativo all’aspetto che riguarda l’autostima e la cultura della donna, nonché la presa di coscienza rispetto alla proprie potenzialità e possibili ambizioni, da incentivare ad esempio con l’avvio di percorsi di formazione politica e la creazione di reti locali di sostegno. In conclusione, con le opportune iniziative si reputa possibile immaginare delle candidature di donne consapevoli, nate da un percorso politico o di attivismo nella società civile, quindi la possibilità di pensare a delle candidature cariche di significato. All’interno del Movimento 5 stelle abbiamo dimostrato con i numeri che le donne che vogliono fare politica ci sono e sono tante, le abbiamo spinte già con il metodo di composizione delle liste che non è stato di competenza della direzione o del coordinamento, nonché del Segretario regionale del partito stesso, quasi sempre uomo. Hanno scelto i cittadini sulla piattaforma digitale e con questo metodo le donne che hanno presentato i propri profili e la propria disponibilità di candidatura hanno avuto un grande consenso dovendo addirittura, in alcuni casi come per esempio a Ragusa nelle elezioni regionali del 2017, ricorrere alle “quote azzurre” per completare la lista, le tante donne presenti all’interno della nostra rappresentanza parlamentare lo dimostra ampiamente”.

Si registrano poche iniziative e programmi per dare risposte ai cambianti culturali in termine di rispetto di genere? 

Purtroppo si! Sono del parere che bisogna prevenire cercando di operare una rivoluzione culturale in tutti i settori della società. Dai modelli familiari ai programmi televisivi ai canali social, serve vigliare affinché il “bullismo di genere” venga sradicato e cessi di ledere la dignità femminile, omossessuale o Transgender. Penso sia soprattutto un problema culturale quello che porta alcune persone ad arrogarsi il diritto di controllare e manipolare la vita di un altro essere umano e, questa imposizione violenta va combattuta, soprattutto con l’educazione.

La sfida che come donna voglio accettare è quella di lottare costantemente contro i pregiudizi di una società maschilista senza mai arroccarmi su posizioni estreme, ma sforzandomi di cambiare la realtà che vivo attraverso lo strumento politico, la lotta per i diritti. Proprio verso i diritti si può procedere per piccoli passi e ci si può affidare a grandi slanci. Si può avere in mente di dover procedere strappando piccole conquiste alla volta, ed è quello che noi donne facciamo oramai da decenni, oppure ci si può mettere a correre, per prendere una ricorsa, perché serve saltare un ostacolo.

Negli ultimi anni, per l’attività istituzionale che svolgo, mi sono accorta di quante decine di piccoli passi che abbiamo compiuto e di cui ci siamo rese protagoniste. Di una miriade di iniziative, di attività di sostegno a chi era, ed è, in difficoltà, di aggiustamenti normativi per mettere in sincronia leggi che viaggiavano parallele senza mai integrarsi, e tanto altro.

Ma tutto ciò sta nel solco dei soliti piccoli passi.

Oggi, grazie soprattutto alle nuove generazioni che crescono in ognuna delle nostre case, è un dovere pensare “oltre”. È necessario puntare ad una vera e propria “lotta” culturale ampia e dei comportamenti quotidiani. Oggi lo dobbiamo a tutte quelle donne ancora senza parola, ancora vittime, ancora sottomesse.

Ma lo dobbiamo, innanzitutto, alle nostre figlie. Dobbiamo costruire con loro un’alleanza fra generazioni che sappia produrre quello “slancio” con cui superare l’ostacolo.

Non è più tempo di “reclamare” diritti, oggi siamo nelle condizioni di poterli strappare e farli nostri, definitivamente”.

Una domanda più personale, in quanto donna come vive il suo impegno nel conciliare la vita familiare. Crede che la sua condizione possa essere un esempio per le donne e in particolare per le nuove generazioni dimostrando che la politica non è una cosa riservata solo agli uomini, ma che anche le donne possono fare la differenza.  

È sicuramente un impegno che mette a dura prova tutta la famiglia. Il ruolo che ricopro spesso sottrae tempo al mio ruolo di moglie e madre, tenendomi lontana da casa e dai miei affetti. L’unico consiglio che posso dare è quello di mettersi sempre in gioco senza però farsi risucchiare dalla sete di ambizione, perché l’attività politica spesso tende ad essere totalizzante. Serve mantenere sempre i piedi ben saldi per terra e, ritagliarsi del tempo prezioso con gli affetti familiari, diventa indispensabile. In fondo la politica è un concetto allargato di famiglia. Per svolgere al meglio l’incarico bisogna ritagliarsi del tempo con la gente comune, con i tanti padri e le tante madri di famiglia che, come te, fanno sacrifici per assicurare un futuro migliore ai propri figli.

Non so se sono o posso essere un modello, di sicuro occuparsi del bene comune e dei bisogni delle persone è un lavoro di grande responsabilità che regala momenti di grande soddisfazione, per cui spingo chiunque sente questa inclinazione a proporsi, superando timori e insicurezze.  

A tal proposito l’on. Stefania Campo riporta una citazione di Hillary Rodham Clinton, candidata nel 2016 alla Presidenza degli Stati Uniti d’America: “Le donne sono il più grande serbatoio inutilizzato di talenti del mondo. È giunta l’ora che prendano il posto che spetta loro, là dove si decide il destino della loro gente, dei loro figli e nipoti.”

LEGGI ANCHE: “Otto Marzo”, iniziativa della Consulta Femminile di Ragusa per la Giornata Internazionale della Donna

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