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Strage Bar Esso, l’errore dei sicari che mise gli inquirenti sulla strada giusta

Il 2 gennaio 1999 la strage di mafia a Vittoria. Le indagini ebbero una svolta grazie alla Lancia Thema ritrovata tra Vittoria ed Acate

Due gennaio 1999: all’imbrunire una Lancia Thema (quella in foto) condotta dall’ergastolano Carmelo La Rocca, giunse nello spiazzale della stazione di servizio Esso con a bordo due killer. Fu una strage. L’obiettivo del “commando” erano Angelo Mirabella, referente del clan della “Stidda” di Vittoria, Rosario Nobile e Claudio Motta, ritenuti affiliati al clan Dominante ma ad essere crivellati di colpi d’arma da fuoco furono anche due tifosi del Vittoria calcio, Rosario Salerno di 28 anni e Salvatore Ottone di 27.  Si salvò soltanto il barista che si nascose dietro il bancone e fu risparmiato dai sicari.

 

Gli inquirenti sul luogo della strage

La Lancia Thema venne ritrovata l’indomani in una campagna tra Vittoria ed Acate, era ancora con i fari accesi. Prima di abbandonarla i sicari avevano provato ad incendiarla, senza successo. All’interno dell’auto venne trovata un’impronta che inizialmente non trovò riscontri nel database degli inquirenti che risalirono a La Rocca solo quando quest’ultimo venne arrestato per altri reati. Vittoria non potrà mai dimenticare quella strage, una guerra di mafia che, inevitabilmente si è portata dietro degli strascichi fino ai giorni nostri. Si è parlato, ad esempio, della strage di San Basilio nel giugno del 2020 quando a Vittoria è stato assassinato il collaboratore di giustizia Orazio Sciortino. Molto probabilmente l’uccisione di Sciortino non c’entra nulla con il suo ruolo di pentito, ma inizialmente tra le ipotesi dell’omicidio si è ipotizzata anche la vendetta. Orazio Sciortino faceva parte del Clan Dominante–Carbonaro ed aveva il compito di custodire armi del sodalizio mafioso vittoriese che, all’epoca, deteneva un vero e proprio arsenale. Quando venne arrestato, il 13 gennaio del 1998, nell’ambito dell’’operazione “Scacco Matto” (insieme ad altri 13 gregari di entrambi i clan), decise di collaborare con gli inquirenti, Sciortino ebbe un ruolo importantissimo nelle indagini che sgominarono i clan mafiosi presenti a Vittoria. Grazie alle sue dichiarazioni vennero trovate armi e munizioni in quantità industriale.

Parte delle armi ritrovate grazie alla collaborazione di Sciortino

Erano nascoste ovunque: nei casolari abbandonati, sottoterra e nei posti più insospettabili. L’uomo fece anche i nomi di alcuni affiliati alle cosche. Le dichiarazioni del pentito Sciortino favorirono l’operazione del 15 maggio del 1998 denominata “Mammasantissima” e culminata con 28 ordini di custodia cautelare. In quell’operazione venne smantellato il clan D’Agosta. Da quel momento si mise fine alla faida tra i due i clan mafiosi anche se il massimo livello di contrasto si toccherà il 2 gennaio del 1999, ad un anno dall’operazione Scacco Matto.

Crlr

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