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Società partecipate, la Corte dei Conti punta il dito sulle procedure di liquidazione

I magistrati contabili ritengono il sistema “insostenibile e privo di razionalità”

Sullo stato di salute delle società partecipate della Regione siciliana si è espressa, di recente, la Corte dei Conti. I giudici hanno individuato nel rapporto finanziario con le società partecipate e controllate uno dei punti più critici del bilancio della Regione siciliana.

In particolare, nella relazione al rendiconto sull’esercizio finanziario 2017, i magistrati hanno registrato, da un lato, la “mancata dimostrazione” dei rapporti di debito e credito e dall’altro una “situazione fortemente problematica e lacunosa”. Ad appesantire ulteriormente il quadro complessivo delle partecipate è ora la relazione annuale sullo stato delle procedure di liquidazione di enti, aziende e società regionali redatta dall’Ufficio speciale per la chiusura delle liquidazioni; un organismo creato otto anni fa e riconducibile all’assessorato regionale all’Economia sulla base della legge 11 varata dal Parlamento siciliano nel 2010.

Si tratta di una relazione che disegna un quadro sulle procedure di liquidazione, senza però entrare nel merito del dettaglio della spesa investita per le risorse umane. Nel documento si legge di debiti insoluti, iter lunghi e farraginosi e personale insufficiente negli uffici adibiti al controllo e alla vigilanza sul corretto svolgimento delle procedure di liquidazione delle società collegate. Le società partecipate dalla Regione (dato aggiornato al 2017) in liquidazione ed iscritte nel registro delle imprese sono cinque (erano 14 nel 2015): Biosphera srl (partecipata al 53,12%), Inforac srl (100%), Terme di Acireale (100%), Terme di Sciacca (100%) e Sicilia Patrimonio immobiliare Spa (75%).

In foto le Terme di Acireale, società in liquidazione, ma ancora iscritta al registro delle imprese

Per tre delle quattordici società che hanno seguito le procedure di liquidazione (ex partecipate al 100% quali Lavoro Sicilia spa, Sviluppo Italia Sicilia, Multiservizi), è stato dichiarato lo stato di fallimento. Per sei società (Sicilia Turismo e cinema, Sicilia e-innovazione srl, Quarit Scpa., Ciem, Siace e Sicilia&Ricerca) le relative assemblee dei soci hanno deciso di avviare le procedure di fusione per incorporazione. L’elenco è ancora lungo. Per gli Ato Rifiuti e l’Eas (ente acquedotti siciliani) la liquidazione dura da quattordici anni; soppresse da una legge regionale di tredici anni fa, invece, le aziende autonome di soggiorno e turismo e l’Ente minerario siciliano. Leggendo la relazione annuale fornita dall’Ufficio Speciale della Regione sono evidenti, però, zone grigie e poco chiare. Gli stessi giudici della Corte dei Conti hanno sottolineato come “la lacunosità delle informazioni fornite solo su quattro delle partecipate hanno compromesso la veridicità e l’integralità delle risultanze contabili”.

Cristina Lombardo

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