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Ragusa, report immigrazione: ecco i dati che riguardano la provincia

Acate seconda città italiana per densità di stranieri, diminuiscono le nascite. Con il Covid situazioni drammatiche

Anche quest’anno il report sull’immigrazione, redatto dalla Caritas e giunto alla sua XXIX edizione, dedica un focus sulla provincia di Ragusa che, per via della presenza del porto di Pozzallo, ricopre un ruolo importante per quanto riguarda la prima accoglienza. Il report, relativo al 2019/2020, rileva che a Ragusa gli arrivi degli stranieri, sono proporzionali alle partenze degli autoctoni che portano la residenza all’estero. Al 31 dicembre 2019, infatti, i ragusani ufficialmente iscritti all’Anagrafe italiana dei residenti all’estero (Aire) sono 31.276 e rappresentano una quota del 9,8% della popolazione provinciale. Questa assenza è perfettamente bilanciata dagli stranieri residenti in provincia che sono 31.174 con un’incidenza del 9,7% sulla popolazione. Il Comune ragusano con più persone con cittadinanza non italiana resta Vittoria con 7.233 residenti che assorbono l’11,1% di tutta la popolazione cittadina, seguito da Ragusa con il 7,7% del totale dei residenti. Il piccolo comune di Acate, con 3.849 cittadini e il 33,5% di popolazione straniera rappresenta un caso straordinario. Questi numeri, infatti, collocano la piccola cittadina iblea al secondo posto in Italia tra i comuni con la maggiore incidenza di popolazione straniera, mentre al quinto posto troviamo Santa Croce Camerina, con un’incidenza del 23,6%.

Dal 2014 al 2019 l’aumento di cittadini stranieri residenti nel Ragusano è stato del 30%. I Comuni che hanno registrato un maggiore incremento sono quelli di Ispica e Comiso con un balzo rispettivamente di oltre il 50% e il 43%. Acate, come detto, conferma di essere un polo attrattivo aumentando di mille unità i suoi abitanti stranieri in 5 anni (+ 37%). Sempre nel rapporto della Caritas, si legge che l’esame del dato sulle nazionalità mostra il consolidarsi della componente rumena come prima nazionalità per numero di presenze in provincia. I rumeni sono la componente più numerosa ad Acate, Chiaramonte Gulfi, Giarratana, Monterosso Almo e Vittoria. Colpisce soprattutto il dato di Acate e Vittoria dove insiste una presenza storica di cittadini tunisini evidentemente sostituita, con meccanismi anche di concorrenzialità sul mercato del lavoro, dai rumeni. A Scicli e Ragusa si concentra il 54% di tutti gli albanesi residenti in provincia. Modica è l’unico comune ibleo a rappresentare un’eccezione, avendo come prima nazionalità per numero di presenze quella marocchina (vi risiedono il 33% dei cittadini del Marocco presenti in provincia).

Immigrazione, a Ragusa sbarchi diminuiti notevolmente

 

Sbarchi e Scuola

Nel report sull’immigrazione della Caritas viene dedicato un focus dettagliato anche su un tema sempre caldo: quello degli sbarchi. Gli arrivi via mare, negli ultimi anni, sono diminuiti notevolmente, basti pensare che nel 2016 si registrarono 181436 arrivi in mare, mentre nel 2019 se ne sono registrati 11.473 e nel 2020 sono aumentati leggermente attestandosi a 32919. Le comunità centro africane e del Bangladesh, che hanno conosciuto gli incrementi percentuali più vorticosi e che si possono ricondurre al cosiddetto fenomeno degli sbarchi, spostano l’equilibro di circa 200 persone ogni anno. Si tratta di presenze che, tra l’altro, riguardano principalmente il comune capoluogo, sia per la presenza di diversi centri di accoglienza ministeriali e prefettizi, sia per la centralità di Ragusa in termini di presenza dei principali uffici per il disbrigo delle pratiche e per la rete di aiuto del terzo settore e di quella garantita dai connazionali. Centrale è anche il tema delle nascite che, come accade per gli italiani, anche per gli stranieri sono in diminuzione. Nel 2019 le nascite di bambini con genitori entrambi stranieri sono state 430 con una percentuale del 16,4% del totale. Nel 2018 i matrimoni con almeno uno straniero in provincia di Ragusa sono stati di poco superiori al 10% di tutti i matrimoni celebrati, mentre la stima per i nati con almeno un genitore straniero, per l’anno 2018, porta l’incidenza delle nascite al 20%. «Questo – si legge ancora nel report – significa che un nato ogni 5 vive una dimensione interculturale nella propria famiglia o nella scuola dove gli stranieri sono 4.899 e rappresentano il 10% della popolazione scolastica provinciale. Sempre più studenti stranieri scelgono i licei .

Stranieri e Covid a Ragusa

 

Nel report immigrazione della Caritas, la Diocesi ragusana ha dedicato un capitolo al rapporto tra gli stranieri e il Covid 19. Sono state tante le difficoltà in questo periodo: dalla mancanza di strumenti per permettere ai figli di seguire la DAD, a quella del lavoro -quindi di beni di prima necessità- fino alla mancanza di dispositivi di protezione per difendersi dal virus. «Nelle campagne – si legge nel report- nonostante l’industria di produzione, trasformazione e commercializzazione agricola non abbia subito la serrata che ha interessato altri settori nei mesi da marzo a maggio 2020, le condizioni di vita e di lavoro di migliaia di persone che vivono nella Fascia Trasformata sono peggiorate. I datori di lavoro, infatti, preoccupati dai controlli sulle strade, hanno immediatamente allontanato dai luoghi di lavoro tutti le lavoratrici e i lavoratori privi di contratto. Questo ha significato per diverse famiglie (soprattutto quelle romene di etnia rom) la totale mancanza anche del minimo necessario alla sussistenza. La distanza dai centri abitati, la mancanza di mezzi di trasporto pubblici e privati e l’impossibilità di ricorrere ai caporali dei trasporti ha nei fatti segregato altre centinaia di persone in casupole prive degli standard abitativi minimi, in alcuni casi in assenza anche di acqua potabile e cibo, con il solo sostegno del Presidio Caritas e della rete del terzo settore che provvedevano settimanalmente a consegnare cibo e a orientare i lavoratori per l’ottenimento delle misure di ristoro e dei sussidi nazionali, regionali e comunali». Conseguenze pesantissime si sono avute anche sui minori che hanno perso tutti i contatti con le istituzioni scolastiche e i compagni.

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