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Ragusa e la scelta di rifare il look al ponte di via Roma: “decisione di pancia”

Per il consigliere di Ragusa Prossima, Gianni Iurato, al progetto manca la sostenibilità architettonica e viaria

(21 febbraio 2022 – Ragusa – ponte – via Roma)

“Pur essendo un consigliere di minoranza, non ho problema alcuno nell’auspicare un buon lavoro al mio/nostro sindaco per i lavori avviati e per quelli che saranno avviati nelle varie parti della città in queste prossime settimane. Reputo, però, inopportuna questa visione del “Ponte Nuovo degli anni 3000” buttato in pasto ai cittadini attraverso Facebook”. E’ quanto sottolinea il consigliere comunale di Ragusa Prossima, Gianni Iurato, che chiarisce le motivazioni di questa sua presa di posizione. “Il ponte, di per sé – sottolinea Iurato – ha già una funzione ben precisa da 90 anni. E’ anche uno dei simboli più rappresentativi della nostra città e una riflessione tecnica più approfondita sulle eventuali tipologie di interventi da attuare sarebbe servita a evitare un dibattito cittadino da villaggio neolitico. Ai ragusani si sarebbe dovuta anticipare l’intenzione di “rifare il look” al ponte con almeno 2-3 soluzioni diverse. Dove non trova spazio la decisione di pancia ma, piuttosto, quella che deve essere frutto della sostenibilità architettonica e viaria. Vincere le elezioni non significa essere chiamati a prendere decisioni in solitudine, in autonomia, costi quel che costi, ma a trovare soluzioni condivise per la comunità e veramente rispettose dell’identità cittadina. Ripeto: a me questa soluzione non piace neanche un po’. Ma il mio parere ha poca importanza. L’attenzione, piuttosto, la punterei su alcuni “angoli” che circondano il ponte, a cominciare dai meravigliosi locali dell’ex Standa: il loro acquisto valorizzerebbe sia i locali del Museo archeologico, con accesso, in questo caso, da via Roma, sia l’intera via Roma utilizzando parti dei locali per iniziative culturali in qualsiasi periodo dell’anno. Insomma, immagino una grande agorà culturale al coperto. Ecco che il ponte può diventare non un “luogo da raggiungere, dove sostare” (come se la città non avesse altri posti dove socializzare o da vivere) ma diventerebbe il mezzo che aiuta il cittadino a transitare verso il cibo per la mente, verso il cuore della sua comunità. Il ponte sa fare benissimo il ponte. A noi toccherà costruire il resto”.

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