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Ragusa – centro storico: il 50% delle case risulta essere chiuso

Lo dice il presidente di Ragusa in Movimento, Mario Chiavola, dopo avere effettuato un sopralluogo nella zona in questione

(19 novembre 2021 – Ragusa – centro storico)

“Ancora altre due attività operanti in centro storico hanno consegnato la licenza, nelle ultime settimane, rinunciando ad andare avanti. In questa zona di Ragusa, dove il rilancio è solo un’utopia, la condizione di degrado avanza sempre di più. Rispetto a tutti i ragionamenti che possiamo fare e a tutte le idee che si possono formulare, la realtà, purtroppo, è soltanto una. E cioè, sempre più locali sfitti, sempre meno attività commerciali e residenti di fatto pressoché inesistenti in alcune aree di queste zone”. Lo dice il presidente di Ragusa in Movimento, Mario Chiavola, dopo avere effettuato un sopralluogo, in queste ultime serate, nella zona in questione, in particolare nel quadrilatero compreso tra via Roma, via Gian Battista Hodierna, via Sant’Anna e via Enrico Elia. Una porzione di centro storico alquanto estesa, con numerose abitazioni. “Il 50 per cento delle quali, però – continua Chiavola – risulta vuota. In più, la parte restante è abitata per almeno il trenta per cento da etnie varie. Quindi, non solo ragusani ma romeni, albanesi e anche qualche famiglia di tunisini. Insomma, il tessuto sociale della nostra città, almeno nel centro storico, è profondamente cambiato negli ultimi trent’anni. Ce ne siamo accorti tutti però nessuno ha mai avuto il coraggio di prendere il toro per le corna. La questione non è, infatti, secondo noi, la riqualificazione del centro storico ma in che modo l’integrazione possibile può favorire la rinascita di questa parte della città. Stiamo parlando di comunità chiuse che spesso non solo non interagiscono tra di loro ma neppure con quella ragusana. E’ come se vivessero in un mondo a parte. Non è solo, quindi, una problematica legata al recupero e al ripristino delle abitazioni esistenti. Ma è necessario, piuttosto, creare occasioni di aggregazione, di confronto, capire in modo le varie etnie esistenti possano interagire, ammesso che lo vogliano, con i ragusani. Certo, è una problematica niente affatto semplice che si va a innescare sull’altro grande problema riguardante la desertificazione commerciale. Nessuno ha la bacchetta magica. Ma, intanto, una riflessione su questi temi, dopo anni, bisognerebbe cominciare a farla. Nessun rappresentante delle istituzioni locali, a quel che io ricordi, si è mai posto una questione del genere. La sostenibilità dell’integrazione deve essere il percorso da seguire per cercare di verificare, sul campo, quale possa essere il reale futuro del centro storico di Ragusa”.

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