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Perchè Matteo Messina Denaro è imprendibile? Perchè ha l’agenda rossa

Le incredibili rivelazioni di Report: "L'agenda rossa nelle mani di più persone"

«L’agenda rossa di Borsellino? Ci sono più copie in giro». Era stata annunciata come una puntata dai contenuti inediti e straordinari e così è stato. Nella puntata di ieri sera Report ha presentato delle rivelazioni sensazionali sulla trattativa Stato-mafia. Nel corso della trasmissione si è molto parlato dell’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino con le incredibili dichiarazioni di Salvatore Baiardo, favoreggiatore della latitanza dei fratelli Graviano. «L’agenda rossa – ha dichiarato – è in più mani, e c’è stato un grosso incontro a Orta». Secondo Baiardo l’agenda è stata nelle mani dei Graviano ed è anche in quelle di Mattia Messina Denaro che potrebbe utilizzarla come mezzo di ricatto. «Potrei fare un po’ di dietrologia e dire che forse non conviene catturarlo» – ha dichiarato Alfonso Sabella, ex PM Tribunale di Palermo, mentre Gabriele Paci, Procuratore Aggiunto del Tribunale di Caltanissetta ha affermato: «Matteo Messina Denaro è forse l’ultimo latitante che è a conoscenza dei grandi segreti che accompagnano le stragi, molti dei quali sono ancora segreti per noi». L’agenda sarebbe stata consegnata a Denaro dopo l’arresto di Riina, e anzi, sarebbe stata conservata proprio nel covo del capo dei capi dove, incredibilmente, gli inquirenti NON sono stati dopo l’arresto, permettendo ai fedelissimi di Totò Riina (o chi per loro) di svuotarlo. Misteri su misteri e storie che raccontano di Servizi Segreti e altri pezzi dello Stato deviati. «In via D’Amelio – racconta Report – c’erano ancora i feriti a terra e tutti i Servizi erano invece proiettati alla ricerca della 24 ore di Borsellino». Insomma, con la puntata di ieri, Report ha riacceso i riflettori su uno spaccato della storia italiana che nasconde trame segrete e un sistema deviato sul quale c’è ancora tanto da scoprire e da sapere. È una pagina vergognosa che grida giustizia per tutti quelli che, come i giudici Falcone e Borsellino (solo per citare i due nomi simbolo, ma ovviamente non sono i soli) hanno provato a lottare la mafia pensando di avere lo Stato dalla propria parte, ma in effetti così non è stato e Borsellino questo alla fine lo aveva compreso molto bene: «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri».

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