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La corsa dell’inflazione continua anche in provincia di Ragusa e arriva a sfiorare il 5%

Confcommercio: "E’ l’incremento più alto che si registra dall’aprile del 1996. Situazione complessa"

(3 febbraio 2022 – inflazione – Ragusa)

“Quello che temevamo si sta, purtroppo, concretizzando”. E’ il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti, ad affermarlo con riferimento alla continua corsa dell’inflazione che sta proseguendo in maniera ancora più forte. A gennaio, infatti, secondo la stima preliminare diffusa dall’Istat, l’indice dei prezzi al consumo, con riferimento al territorio provinciale ibleo, è infatti aumentato dell’1,5% su base mensile e del 4,6% su base annua dal +3,8% del mese precedente. È l’incremento tendenziale più alto dall’aprile del 1996. A trainare l’aumento sono i beni energetici che fanno segnare una crescita su base annua mai registrata (da +29,1% di dicembre a +38,6% di gennaio, con la componente regolamentata che sale da +41,9% a +93,5%), ma tensioni inflazionistiche crescenti si manifestano anche in altri comparti merceologici. E quindi schizzano in alto i prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +2% a +2,4%) che non lavorati (da +3,6% a +5,4%) e quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,3% a +3,5%), mentre rallentano invece i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +3,6% a +1,4%). La “inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +1,5%, mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera da +1,6% a +1,8%.

“Come largamente atteso – commenta il presidente Manenti – la stima preliminare della variazione dei prezzi di gennaio porta l’inflazione a ridosso del 5%. Valori di altri tempi, con i quali le famiglie e le imprese devono, comunque, confrontarsi. Questa situazione difficilmente si risolverà nel breve periodo. L’inflazione acquisita è già al 3,5% per l’anno in corso che, in media, potrebbe esibire una variazione dei prezzi superiore al 4%. L’unico elemento positivo è rappresentato dalla tenuta dell’inflazione di fondo. Bisognerà adesso valutare quanto l’incrocio tra maggiore inflazione e minore fiducia, come abbiamo rilevato nei giorni scorsi, comprimerà i consumi delle famiglie, con riflessi sfavorevoli sulla dinamica complessiva dell’attività economica”.

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