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Novità nel calendario venatorio in Sicilia, polemiche tra Wwf e Regione

"Così si trasforma la Sicilia in un immenso poligono di tiro contro gli animali"

Polemiche tra il Wwf e la Regione siciliana sul calendario venatorio emanato dall’assessore all’Agricoltura Edy Bandiera.

Le associazioni di cacciatori esultano per l’introduzione di alcune significative novità come l’apertura anticipata della caccia al primo settembre e il prolungamento della stessa stagione fino al 10 febbraio 2019, l’abolizione delle giornate fisse di caccia, del “limite di carniere annuale” per molte specie migratorie (ogni cacciatore potrà abbattere 15 uccelli al giorno per l’intera stagione venatoria), e del divieto di caccia nelle aree Iba, Important bird and biodiversity areas, l’autorizzazione della caccia al coniglio selvatico, le cui popolazioni in questi anni sono in drastico declino, e l’aumento dei capi abbattibili, il prolungamento della caccia della beccaccia, la caccia anche di tortora, quaglia ed altre specie che rientrano nelle categorie Spec (Species of european conservation concern), ossia specie le cui popolazioni in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole e in preoccupante declino.

Per il Wwf Sicilia queste nuove norme contenute nel calendario venatorio sono “in aperto e palese contrasto con le disposizioni delle Direttive comunitarie in materia ambientale e con i principi scientifici per la conservazione e tutela della fauna“.

L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), secondo gli ambientalisti, aveva già espresso alla Regione un parere fortemente negativo circa il calendario, proprio in materia di estensione eccessiva di specie e periodi di caccia. L’Istituto, inoltre, quale autorevole organo scientifico che si occupa della valutazione tecnica, in termini di modalità e tempi, del prelievo venatorio su tutto il territorio nazionale, aveva chiesto all’assessore Bandiera di adottare norme più rigorose per limitare l’attività venatoria e per ridurre i periodi di caccia.

Per questi motivi, il Wwf rivolge un appello al presidente della Regione Nello Musumeciaffinché si opponga a questa ‘deregulation calibro 12’ revocando il decreto assessoriale che il prossimo primo settembre autorizzerà una vera e propria mattanza di fauna“.

Si tratta di previsioni vergognose perché hanno un solo dichiarato scopo: la deregulation venatoria per trasformare la Sicilia in un immenso poligono di tiro contro gli animali selvatici! Autorizzare a sparare per oltre 5 mesi, persino in aree protette ed a specie in declino, contro i pareri scientifici di Ispra, è una grave e sconsiderata istigazione al bracconaggio, un atto di arroganza istituzionale” – ha tuonato Ennio Bonfanti, responsabile regionale del settore ‘fauna’ del Wwf.

Secondo i dati del Wwf, i cacciatori siciliani sono continuamente in calo ma sempre “politicamente influenti. Come nel resto del Paese, anche in Sicilia il numero dei cacciatori attivi è in picchiata – continua Bonfanti -. Confrontando i dati Istat del 2007 con i dati regionali del 2015, si evince un calo di circa il 30,5% delle doppiette isolane. Se nel 2006 erano 49.588 (ossia 34 ogni mille ettari di territorio cacciabile), oggi (dati 2017) nell’Isola sono 30.255. Ma, pur rappresentando lo 0,6% della popolazione siciliana, continuano, inspiegabilmente, ad esercitare una certa influenza sull’apparato politico-amministrativo della Regione Siciliana, come dimostra il Calendario Venatorio sempre sbilanciato a favore delle doppiette e contro la fauna“.

Il Wwf evidenzia il danno inflitto alla fauna rappresentato dall’impatto di decine di migliaia di cacciatori che sono liberi di vagare e appostarsi anche nelle proprietà altrui e quindi su un territorio vastissimo, per cinque mesi e oltre, dall’alba al tramonto (bracconaggio notturno a parte), per cinque giorni alla settimana e con una probabilità bassissima di essere controllati, vista la disparità delle forze in campo e le innegabili difficoltà logistiche legate al controllo del territorio.

Il tutto in un contesto di assoluta mancanza dei più elementari criteri di gestione faunistica, a cominciare dalla premessa fondamentale rappresentata dalla conoscenza dello status reale delle popolazioni cacciabili, cui dovrebbe fare seguito la fissazione di un tetto massimo abbattibile per ciascuna specie, raggiunto il quale l’attività venatoria andrebbe sospesa, pena la riduzione del potenziale riproduttivo della fauna” denuncia il Wwf.

La Regione Siciliana invece, si limita di anno in anno ad autorizzare e addirittura ad anticipare la caccia a specie sulla cui consistenza non si sa assolutamente nulla: è un po’ come continuare a prelevare continuamente dal bancomat senza conoscere il saldo, con la differenza che non di banconote si tratta, ma di esseri che pagano con la vita il passatempo di altri” concludono gli ambientalisti del Wwf. (G.C.)

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