Identita Ragusa

Amministrazione

SINDACO

Giuseppe Cassì

In carica dal: 24/06/2018

Deleghe

Contratti e Contenzioso, Avvocatura e Ambiente

Sito istituzionale

www.comune.ragusa.gov.it

Giovanna Licitra

Deleghe:

Vicesindaco, Sviluppo Economico, Mercati e Fiere Nazionali ed Internazionali, Zootecnia e Agricoltura, Politiche Agroalimentari, Gestione Società Miste, Finanziamenti Europei, Trasporti Sostenibili

 

Luigi Rabito

Deleghe:

Servizi Sociali, Politiche per la Famiglia, Sanità

Giovanni Iacono

Deleghe:

Tributi, Bilancio, Istruzione, Sviluppo di Comunità, Edilizia Scolastica, Verde Pubblico e Decoro Urbano, Affari Generali, Innovazione e Nuove tecnologie, Beni e Patrimonio del Comune, Rapporti con il Consiglio comunale, Protezione Civile, Servizi Cimiteriali

Giovanni Giuffrida

Deleghe:

Lavori Pubblici, Urbanistica e Strumenti urbanistici, Edilizia Privata, Infrastrutture, Servizi Tecnologici

Francesco Barone

Deleghe:

Polizia Municipale, Turismo, Spettacoli, Centro storico, Personale, Tutela Animali

Clorinda Arezzo

Deleghe:

Cultura e Beni culturali – UNESCO – Rapporti con l’Università – Politiche Giovanili

Eugenia Spata

Deleghe:

Sport ed Edilizia Sportiva – Frazioni e Contrade – Pari Opportunità

Ragusa l'isola nell'isola

Il castello di Donnafugata, situato a circa venti chilometri dall’abitato ed al centro di un parco esteso per otto ettari, rappresenta uno dei siti turistici più interessanti di Ragusa. Nel parco lussureggiante si trovano grandi alberi di Ficus ed altre essenze esotiche. Al suo interno un labirinto, un tempietto circolare, una coffee-house e delle grotte artificiali.

La leggenda narra che la principessa Bianca di Navarra vi fu imprigionata dal conte Bernardo Cabrera, signore della Contea di Modica, ma riuscì a fuggire attraverso le gallerie che conducevano nella campagna circostante. Il conte era talmente temuto dai sovrani di Palermo che non reagirono, né mai ridimensionarono il suo potere.

L’edificio di 122 stanze, il cui nucleo originario risale al XVII secolo, si distingue per la sovrapposizione degli stili che si sono alternati nel corso dei secoli. L’elemento più antico della costruzione è la secentesca torre quadrata collocata nella parte centrale del complesso. Complessi lavori di ampliamento sono stati eseguiti nei primi anni del Novecento per volontà del barone Corrado Arezzo de Spucches. Il visitatore ha la possibilità di ammirare una preziosa loggia in stile gotico-veneziano, il Salone degli Stemmi, il Salone degli Specchi, la stanza da biliardo e la biblioteca.

 

Riserva naturale macchia foresta del fiume Irminio: è situata nel territorio dei comuni di Ragusa e Scicli, in provincia di Ragusa. Istituita nel 1985 dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, si estende intorno alla foce del fiume Irminio. La riserva si affaccia sul Mar Mediterraneo  alternandocoste sabbiose a falesie digradanti verso il mare. La flora è costituita prevalentemente da macchia mediterranea e presenta un campionario piuttosto vasto di vegetazione nella quale si distinguono le seguenti specie: lentisco, calcatreppola, giglio di mare, salsola, ravastrello, efedra, ginepro.

Lungo le rive del fiume, crescono piante ad alto fusto quali il pioppo, il salice e l’eucaliptus. Le piccole falesie sono popolate da agave, palma nana e timo. La fauna è costituita, per la maggior parte, da uccelli migratori che utilizzano la riserva come area di sosta durante la migrazione dall’Africa al nord Europa e viceversa.

Fra le specie più numerose si ricordano: cavaliere d’Italia, martin pescatore, folaga, garzetta, poiana, cormorano, falco. Nelle zone acquatiche si trovano rane e rospi mentre nelle zone sabbiose sono presenti il ramarro ed il biacco. Merita infine una menzione la presenza della nutria, specie introdotta.

 

La Riserva naturale integrale Cava Randello è un’area protetta situata fra punta Braccetto e Scoglitti, in provincia di Ragusa.

È costituita da: una pineta che si estende fino al mare; un arenile che costeggia una piccola insenatura. Situata vicino alla Riserva naturale Pino d’Aleppo, presenta caratteristiche similari.

Fra le specie vegetali, si ricordano la quercia spinosa, il leccio, il lentisco, l’eucaliptus, il mirto, il cipresso. Nell’area, sono state rinvenute le rovine di alcune necropoli facenti parte del complesso archeologico di Kamarina.

Toponomastica – L’origine del nome Ragusa risale all’epoca bizantina, Ρογος, Ragous, Rogos ovvero granaio, dovuto alla ricchezza agricola della zona. Durante il dominio arabo, il nome divenne Ragus o Rakkusa che significa luogo famoso per un sorprendente avvenimento, probabilmente una battaglia. Infine in epoca normanna e aragonese venne latinizzato in Ragusia, per poi diventare alla fine del XVIII secolo Ragusa. La tradizione secentesca, mai confermata, tendeva ad identificare l’abitato con l’antica Hybla Heraia, la cui effettiva ubicazione non è mai stata accertata; da qui il nome assunto dal quartiere antico della città tutt’ora chiamato Ibla o Ragusa Ibla.

L’antica Hybla Herea o Heraia, si sostiene che derivasse il suo nome dalla dea sicula Hybla, dalla quale presero appellativo tutte le Ible. Alcuni studiosi sostengono che la dea fosse la protettrice dei campi, altri invece ipotizzano che possa essere stata una divinità protettrice dell’amore e della fertilità.

La Hybla di cui si parla, sorgeva in una posizione strategica, capace di resistere a potenti attacchi militari. Per queste analogie geografiche, si è ipotizzata una corrispondenza col territorio di Ragusa Ibla, situata su un colle che va da circa 385 (i giardini iblei) ai 440 m (ex distretto militare) di altezza, circondata da tre colline che creano un muro di cinta naturale.

Origini – Le origini della città risalgono al XIV secolo a.C., quando sulla collina di Ibla iniziarono a fiorire diversi villaggi siculi. Il territorio risentì dell’influenza dei Greci e nel III secolo a.C. passò sotto il controllo dei Romani, che lo mantennero per circa cinque secoli. Durante l’Alto Medioevo, la città subì la dominazione bizantina. Intorno al 700 d.C., i bizantini costruirono, a Ibla, lungo la valle dell’Irminio un ampio muro di cinta ed una fortezza militare, il Castello di Ragusa e i Santi Basilio e Nicola furono nominati patroni della città. Nell’848 gli Arabi, dopo varie ed estenuanti battaglie contro le popolazioni locali, si impossessarono di Ragusa; successivamente, nell’866 d.C., una violenta ribellione sfociò nell’espulsione degli arabi da tutto il territorio e solo nell’878 la cittàvenne nuovamente riconquistata. Nonostante le travagliate vicende, gli arabi inaugurarono un periodo segnato da progressi sia in campo economico che culturale. Nel 1090, un’imponente rivolta popolare supportata da spie normanne, scacciò definitivamente gli arabi da tutto il ragusano innescando una caccia all’invasore. Dal periodo normanno, la città fu amministrata per più di 500 anni in modo autonomo da vari conti, a partire da Goffredo, figlioillegittimo di Ruggero I di Sicilia, che nel 1091 ricevette in concessione il feudo di Ragusa. Il castello fu fortificato ulteriormente e reso praticamente inespugnabile, tanto da diventare la sede del potente Goffredo. Dopo il matrimonio tra Costanza d’Altavilla ed Enrico VI di Svevia, ebbe inizio in tutta la Sicilia la dominazione sveva; la città fu incorporata nel demanio, sebbene alcuni privilegi furono ristabiliti grazie all’intervento del re Federico II. Fece seguito per un breve periodo la dominazione angioina. Nel 1282 Ragusa, come altri centri dell’isola, allontanò le truppe francesi con la rivolta dei Vespri Siciliani, capeggiata in loco da Giovanni Prefoglio. Sotto gli aragonesi, Ragusa riacquistò l’antica autonomia normanna e fu concessa in Signoria proprio a Giovanni Prefoglio. Successe alla sua morte il figlio Federico che fu riconfermato Dominus di Ragusa, però morì senza eredi nel 1286. La contea venne ereditata dalla sorella Marchisia Prefoglio in Chiaramonte, la quale diede in sposo il proprio figlio Manfredi Chiaramonte a Isabella Mosca, figlia del Conte di Modica, nel 1296, dando così vita alla Contea di Modica, che inglobò la Signoria di Ragusa, portata in dote da Manfredi alla moglie. Nel 1366, con Manfredi III Chiaramonte, la contea raggiunse il massimo splendore grazie all’acquisizione delle terre di Terranova e di tutto l’arcipelago maltese. L’ultimo dei Chiaramonte, Andrea , temendo per l’indipendenza della contea, si oppose violentemente al duca Martino figlio del re di Spagna che sbarcò in Sicilia con un esercito comandato dal generale Bernardo Cabrera. Martino riuscì tuttavia ad impadronirsi dell’isola e fece decapitare Andrea a Palermo. Con il diploma del 20 giugno del 1392, il re d’Aragona Martino concesse a Bernardo Cabrera la Contea di Modica. Quest’ultimo si stabilì nell’antico castello di Ragusa, abitato prima dai Chiaramonte, e che assicurava al Cabrera stessa protezione militare, ma un maggiore sfarzo rispetto a quello di Modica. I ragusani fedeli ai Chiaramonte si ribellarono, ma la rivolta fu soppressa nel sangue, a Ragusa come a Modica. I ribelli furono imprigionati, torturati e uccisi. Il nuovo conte godeva di un esercito privato, dotato di armi da fuoco (le prime in Sicilia), nonostante la ribellione elevò Ragusa al massimo prestigio. Il conte alla fine amato dai ragusani mori di peste e fu seppellito per sua volontà nel 1423 nell’antica chiesa di San Giorgio a Ragusa. Gli succedette il figlio Giovanni Cabrera. Nel 1447 i ragusani, ormai esausti dalla pessima gestione del conte si ribellarono, assaltarono il castello e bruciarono l’archivio feudale distruggendo inconsciamente tutta la documentazione su Ragusa antica e medievale. I cittadini costrinsero il conte a trasferire la sua residenza a Modica. Ne seguì un processo che rappresenta un unicum nella storia medievale in quanto il signore di un feudo venne messo sotto accusa dai propri sudditi. Il Conte fu costretto a pagare 60.000 scudi e a cambiare città di residenza, essendo stato riconosciuto colpevole di duro trattamento contro i Terrazzani. Per onor del vero, i Cabrera si fecero altresì promotori, mediante l’assegnazione delle terre in enfiteusi, di uno sviluppo agricolo duraturo: in cambio di un appezzamento di terreno l’agricoltore, oltre al pagamento dell’affitto, era obbligato ad eseguire migliorie; con questo provvedimento si gettarono le basi per la nascita dell’imprenditoria agricola, gestita dai cosiddetti massari. I Cabrera, gli Enriquez – Cabrera, gli Alvarez de Toledo e i Fitz-James Stuart, mantennero il controllo sulla Contea fino all’abolizione del feudalesimo nel 1812, per arrivare poi allo scioglimento giuridico della Contea, nel dicembre del 1816. Nel 1693, il disastroso terremoto del Val di Noto, causò circa cinquemila morti nella sola Ragusa e rase al suolo numerose abitazioni. Il castello fu parzialmente distrutto e mai ripristinato. I ruderi vennero demoliti all’inizio del ‘900 per far posto alla costruzione del Comando Distretto Militare di Ragusa. Durante il periodo della ricostruzione, in perfetto stile barocco, i dissidi che dividevano le famiglie più importanti, si fecero insanabili e fu chiesto un decreto di separazione della città in due distinti municipi, Ragusa Vecchia e Ragusa Nuova. I membri della nuova borghesia agraria, chiamati sangiovannari per la loro devozione a San Giovanni Battista, costruirono le proprie dimore sulla collina del Patro dando vita ad un nuovo nucleo urbano, mentre i nobili (sangiorgiari) ricostruirono sullo stesso sito devastato dal sisma; nel 1703 un nuovo decreto disponeva la riunificazione della città. Nel 1738 la Sicilia passò sotto il controllo della monarchia borbonica.

Ragusa contemporanea – Nel 1848 ,insieme alle città di Modica e Scicli, si ribellò al governo borbonico. Nel 1860, in seguito al successo della Spedizione dei Mille, Ragusa entrò a far parte del Regno d’Italia sotto la guida del senatore Corrado Arezzo de Spuches di Donnafugata. Nel 1865 la città venne nuovamente separata in due distinte amministrazioni e nel 1922 Ragusa Inferiore cambiò il suo nome in Ragusa Ibla. Nel 1889, grazie alle ingenti ricchezze e alla florida agricoltura che erano appartenute alla contea,  nacque la Banca Popolare Cooperativa di Ragusa, primo embrione dell’attuale Banca Agricola Popolare di Ragusa, che divenne punto di riferimento per tutta l’economia iblea. Agli inizi del XX secolo anche nel ragusano si diffusero le idee socialiste; storici fascisti descrissero Ragusa come un feudo dei rossi, non dissimile da quello di Bologna. Ciononostante, a Ragusa si impose il fascismo che provocò una risposta violenta analoga a quella padana. Il 29 gennaio 1921 un gruppo di fascisti distrusse il circolo socialista di Vittoria, uccidendo un uomo e ferendone dieci, due mesi dopo a Ragusa furono uccise quattro persone e sessanta rimasero ferite. La città fu la prima siciliana ad aver dato vita a questo movimento politico, a tal punto che nella Torre littoria edificata per volere dello stesso Mussolini, fu incisa la seguente frase: Fascismo ibleo Tu primo a sorgere nella generosa terra di Sicilia. In seguito, nel 1927 grazie a Filippo Pennavaria noto esponente fascista, Ragusa divenne capoluogo dell’omonima provincia, e contemporaneamente aggregò il limitrofo comune di Ragusa Ibla. Durante la seconda guerra mondiale, fra il 1942  ed il 1943, la città fu scossa dai bombardamenti a causa della presenza dell’aeroporto militare di Comiso (dalla sua pista partivano i cacciabombardieri dell’Asse). Nel 1943 la costa iblea fu poi teatro dello Sbarco in Sicilia da parte degli Alleati. Il composito movimento dei Non si parte! di Ragusa, unì antimilitaristi, fascisti e separatisti contro gli arruolamenti forzati per combattere i repubblichini. Il 4 gennaio 1945, la giovane Maria Occhipinti, una delle leader del movimento, diede origine ad una rivolta popolare. Allo scopo di far fuggire un gruppo di concittadini rastrellati dai carabinieri, non esitò a stendersi sulla strada per bloccare il mezzo su cui venivano trasportate queste giovani reclute, pur essendo al quinto mese di gravidanza. Il suo gesto diede inizio ad una insurrezione contro l’esercito cobelligerante italiano che sparò sulla folla, uccidendo un ragazzo e un sagrestano. La rivolta dei Non si parte! si estese anche a Comiso, Modica e Vittoria. Vi furono feriti, ragusani incarcerati e costretti all’espatrio. Il 6 maggio 1950 con regolare bolla pontificia, Ragusa venne eretta alla dignità di diocesi, grazie al sagace e costante impegno di Mons. Carmelo Canzonieri, allora parroco della chiesa di San Giovanni Battista. Nel 1953 iniziarono i lavori di estrazione nel primo pozzo petrolifero scoperto in zona.

Centro storico – La città è suddivisa in due agglomerati urbani distinti, Ragusa Ibla o Inferiore e Ragusa Superiore, separati da un avvallamento chiamato Valle dei Ponti. Il primo ha mantenuto nei secoli un’originale struttura medievale ricca di scalinate, strade strette e monumenti barocchi. Il secondo venne costruito dopo il devastante terremoto del 1693 e conserva una struttura planimetrica a scacchiera di impianto settecentesco. Protagonisti della ricostruzione post terremoto, furono Vaccarini, Palma, Giovanni Vermexio, Sebastiano Ittar, Vincenzo Sinatra e soprattutto il celebre Rosario Gagliardi. Questi, con l’aiuto di uno stuolo di scultori locali e capomastri, ha contribuito a creare un fenomeno unico e particolare: il Barocco del Val di Noto. Caratterizzato dall’uso della pietra locale, ricco di volute, di vuoti e di pieni, di colonne e capitelli, di statue e di composizioni architettoniche, di cui probabilmente il Duomo di San Giorgio è la massima espressione. La maggior parte del patrimonio artistico, con la sola eccezione della cattedrale di San Giovanni Battista e di qualche palazzo settecentesco, si trova nel quartiere antico di Ibla. Nel 2002 il centro storico di Ragusa per la sua architettura barocca è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità, assieme ad altri sette comuni del Val di Noto.

Architettura Religiosa

  • La chiesa di San Giorgio, patrono di Ragusa Ibla, fu costruita tra il 1739 ed il 1775 su progetto dell’architetto Rosario Gagliardi, sulle fondamenta dell’antica chiesa di San Nicola. L’originalità della struttura risiede nell’imponente facciata a torre che include il campanile e nella sua ubicazione al di sopra di un’alta scalinata che ne accentua l’effetto scenografico. La cupola di gusto neoclassico, venne completata nel 1820; a doppia calotta, poggiante su due fila di colonne, sarebbe stata progettata dal capomastro ragusano Carmelo Cultraro, ispiratosi alla cupola del Pantheon di Parigi. L’interno ha una struttura a croce latina suddivisa in tre navate. Le cappelle laterali custodiscono un ricco patrimonio di dipinti sacri, mentre la navata centrale è sormontata da un imponente organo ottocentesco; la sagrestia ospita una grande scultura cinquecentesca di Antonino Gagini, realizzata per l’antica chiesa di San Giorgio, gravemente danneggiata dal terremoto del 1693.
  • L’antica chiesa di San Giorgio edificata nel XII secolo, ebbe la massima attenzione da parte del conte Goffredo che modificò, ampliò ed arricchì la primitiva chiesa sia negli aspetti architettonici che nell’arredo e nelle dotazioni patrimoniali. La chiesa a giudicare dal portale, doveva essere di grande magnificenza, in linea con l’estetica che lo stile ogivale esigeva, si trattava dunque di un grande tempio a tre navate separate da sette colonne per lato, arricchite da ben dodici altari oltre i tre dell’abside al Fonte Battesimale. Caratteristica dell’edificio era soprattutto il campanile, edificato dall’architetto ragusano Di Marco, mirabile esempio di architettura con i suoi 100 metri d’altezza fu tra i più alti d’Europa. Del terribile terremoto del 1693 resta solo il portale, magnifico esempio di architettura gotico-catalana costruito con blocchi di calcare tenero, dal tenue colore rosato. La lunetta sopra l’architrave rappresenta il santo cavaliere che trafigge il drago, con la regina di Berito inginocchiata che assiste alla scena. L’arco è contenuto tra due lesene scanalate e lo spazio superiore è arricchito da due grandi losanghe, all’interno delle quali alloggia l’aquila ragusana. Gli interstizi tra le colonne dell’arco sono ornate da figure che rappresentano le arti e i mestieri e, lungo tutta la superficie, da una teoria di figure mostruose e immaginarie, tra fiori e foglie, eredità dei bestiari medievali. Nelle strombature ha eleganti colonnine a fascio, che si uniscono formando un armonioso arco; l’ultima colonna dei nove fasci non segue l’arco ma si restringe, si alza sugli altri otto per formare un grande fiore.
  • Chiesa di Santa Maria delle Scale: uno dei pochi edifici che ha resistito al terremoto del 1693, fu edificata intorno alla metà del XIV secolo e conserva numerosi elementi gotici, benché negli ultimi anni del XVIII secolo la chiesa fu sottoposta ad una serie di lavori di restauro che ne modificarono profondamente la struttura.
  • La chiesa di San Giovanni Battista, patrono di Ragusa Superiore sorgeva, prima del terremoto, nella parte ovest della città, sotto le mura del castello. I capomastri Giuseppe Recupero e Giovanni Arcidiacono progettarono la riedificazione nel 1694, in stile barocco.  Nel 1718, per far fronte alle esigenze dei fedeli, furono avviati i lavori di ampliamento; sulla facciata barocca, finemente decorata, sono presenti numerose sculture, mentre imponenti colonne suddividono il prospetto in cinque parti distinte. Ai lati del portale, poi, si affacciano le statue di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista ed a sinistra si eleva un campanile alto circa cinquanta metri. All’interno, presenta una pianta a croce latina, sono presenti capitelli scolpiti, nicchie ricche di statue e preziosi stucchi. Nel 1858 fu costruito il grande organo Serassi con l’ampia cantoria in legno scolpito e dorato. Nel 1950 è diventata ufficialmente cattedrale della diocesi di Ragusa.
  • La Chiesa del Purgatorio, costruita intorno alla metà del XVII secolo, è uno dei pochi edifici sacri che hanno resistito al sisma. Tra il 1740 ed il 1787 il tempio fu largamente ristrutturato ed ampliato; all’interno, suddiviso in tre navate, è presente il dipinto dei Santi e delle Anime Purganti, opera dell’artista settecentesco Francesco Manno.
  • La Chiesa di Santa Maria dei Miracoli fu edificata nel XVII secolo fuori dal centro abitato, in seguito al ritrovamento di un’antica immagine sacra; la pianta ha una particolare forma ad ottagono. Quando nel 1951 l’edificio fu chiuso al culto, le statue presenti al suo interno furono trasferite nella chiesa di San Giorgio.
  • Chiesa di Santa Maria dell’Itria: è la chiesa commendale del Sovrano militare ordine di Malta sotto il titolo di San Giuliano, fondata dal barone Blandano Arezzi nel 1626, vicino all’ospedale col medesimo nome. Il nome deriva dal greco Odygitria (ovvero colei che indica il cammino). La chiesa, non fu particolarmente colpita dal sisma, tuttavia venne ugualmente ampliata e modificata in stile barocco, diventando uno dei luoghi di culto più importanti del quartiere.
  • Chiesa di San Filippo Neri: sorta intorno al XVII secolo grazie alla confraternita devota al santo, il prospetto molto semplice si affaccia su un piccolo sagrato ed è impreziosito dal portone d’ingresso. L’interno, ad aula, con una cappella sul lato destro, fu rimaneggiato alla fine dell’Ottocento.
  • Chiesa di San Giuseppe: edificata nel 1756 per iniziativa delle monache benedettine, progettata dal Gagliardi, la facciata a tre ordini, è ricca di intagli e sculture. L’interno è caratterizzato da una pianta ovale, la copertura è costituita da una grande cupola.
  • Convento e chiesa di Santa Maria del Gesù: costruita intorno al 1636 per volere dei frati minori riformati, il prospetto ha una caratteristica forma a capanna e ha come unico ornamento il portale scandito da due semicolonne che reggono un timpano spezzato. Vi è un piccolo campanile posto sul lato sinistro della chiesa. L’interno è riccamente adornato da stucchi e affreschi.
  • Convento e chiesa di San Francesco all’Immacolata: la chiesa sorse probabilmente nel XIII secolo, i frati francescani la vollero allocare all’estremità dell’abitato per poter svolgere l’accoglienza e la cura dei malati. La torre campanaria è tra le più antiche della Sicilia, databile infatti al periodo svevo.
  • Chiesa di San Vincenzo Ferreri: venne costruita agli inizi del XVI secolo, non fu particolarmente danneggiata dal terremoto, però probabilmente subì qualche modifica. Ha un prospetto lineare molto semplice che presenta due colonne con capitelli corinzi e un timpano, spezzato da un finestrone. Il campanile è impreziosito da fasci di pietre policrome. L’interno è affrescato con pitture murali che rappresentano la Ragusa medioevale, all’esterno è presente un’antica meridiana risalente ai primi del XVI secolo. La chiesa è stata oggetto di un importante restauro terminato nel 2010; l’edificio è attualmente adibito ad auditorium pubblico.

Architettura Civile

  • Palazzo Zacco: il palazzo, tra i più belli di Ragusa superiore, fu costruito dal barone Melfi. Si presenta con due prospetti, in ognuno dei quali si aprono tre balconi nel piano nobile. Il portone d’ingresso è fiancheggiato da due colonne su alti plinti in pietra pece, con capitelli corinzi sui quali poggia il balcone centrale con una ringhiera in ferro battuto. Gli stipiti dei balconi sono sorretti da mensoloni con due registri: in quello inferiore mascheroni grotteschi, in quello superiore figure fantastiche che ricalcano quelli di altri palazzi nobiliari coevi o realizzati nei decenni precedenti. Nella testata ad angolo tra le due strade, l’enorme scudo araldico dei Melfi di S. Antonio. Con questo palazzo entra a Ragusa lo stile rococò più sfrenato che ha riscontro solo in pochi altri edifici. Il palazzo diverrà la sede del museo delle tradizioni ragusane.
  • Palazzo Schininà di Sant’Elia: fu costruito alla fine del XVIII secolo dal barone Mario Leggio Schininà marchese di Sant’Elia e primo sindaco di Ragusa superiore. Si estende per un intero isolato, dal 1950 la parte nord è stata regalata alla diocesi e successivamente vi furono trasferiti la sede del vescovado e alcuni uffici amministrativi. Del lunghissimo prospetto, è completo solo il piano terra su cui si aprono i due portoni. La facciata dell’ala nord ha sette balconi al primo piano: nel mezzo si trova il portone centrale, delimitato da due paraste su alti plinti, arricchite da ghirlande, con capitelli rococò. Dal portone si accede a un cortile interno da cui si diparte il sontuoso scalone che porta ai portici del piano nobile. I sei balconi sono sorretti da grandi mensoloni con finissimi motivi fogliacei; gli ornamenti degli stipiti ripetono il motivo del balcone centrale e culminano con una classica conchiglia barocca. È la più grande costruzione del tardo settecentesco di Ragusa.
  • Palazzo Sortino-Trono: fu edificato nel 1778 su parte delle mura dell’antico castello. L’imponente prospetto sovrasta la piazza degli archi e si affaccia sulla balconata. Vi è un ampio portale d’ingresso, lievemente convesso, che regge un balcone dalla cornice lineare realizzata in pietra calcarea con intarsi in pietra pece. I tre balconi laterali hanno grandi mensole in pietra pece scolpite a motivi vegetali e, nelle aperture, cornici in pietra calcarea, con un caratteristico fregio a lambrecchini di gusto rococò. Ai lati del portone d’ingresso due piccole aperture di forma ovale e nei tre partiti, grandi finestroni dalla cornice mistilinea sormontata da un fregio a conchiglia.
  • Palazzo Bertini: fu edificato alla fine del Settecento; caratteristiche le sculture presenti, tre grandi teste, dette mascheroni che raffigurano tre personaggi della cultura barocca: il mendicante, il nobile e il mercante. Il primo è coperto di stracci e mostra un viso deforme con un grande naso e la bocca senza denti, il nobile, dallo sguardo fiero, ha un elegante cappello piumato da cui fuoriesce la capigliatura a boccoli, mentre il mercante ha il viso paffuto con un grande turbante ed un orecchino con una grande perla, segno di ricchezza e opulenza.
  • Palazzo Battaglia: grazie alla sua imponenza ed alla ricchezza delle sue decorazioni, si configura come uno degli edifici più originali di Ragusa Ibla. I lavori per la sua costruzione vennero ultimati intorno alla metà del XVIII secolo; la facciata, che si apre davanti alla chiesa della Santissima Annunziata, presenta un ampio portale in stile manieristico a cui si affiancano due grandi finestre. Sopra il balcone centrale è possibile osservare lo stemma delle famiglie Battaglia e Giampiccolo.
  • Il Palazzo della Cancelleria: fu costruito nella prima metà del Settecento per volontà della famiglia Nicastro; intorno alla metà del secolo successivo l’edificio fu acquistato dal Comune che vi impiantò la sede della Cancelleria. La facciata barocca sorge sulla piazzetta dove confluisce la scalinata che ha unito per secoli i due quartieri in cui è divisa la città. Due alte lesene racchiudono lo spazio in cui troneggia la grande tribuna, l’elemento di maggior pregio della costruzione.
  • Palazzo Cosentini: fu edificato nel XVIII secolo per iniziativa del barone Raffaele Cosentini. I tre balconi presenti, si caratterizzano per la ricchezza di decorazioni delle mensole con mascheroni dai volti grotteschi e deformi sormontati da figure di musicisti, in quello centrale, figure alludenti all’abbondanza e in quello a destra, personaggi del popolo. Il prospetto è laterale, delineato da due alte paraste.
  • Palazzo La Rocca: fu costruito intorno al 1765 dal barone La Rocca di S. Ippolito. Il prospetto, ad un piano, sobrio ed elegante, è caratterizzato da sette balconi sorretti ognuno da tre mensole in pietra pece. Vi sono raffigurate delle figure antropomorfe tra cui particolarmente interessante il flautista, il suonatore di liuto, la popolana col bimbo e le due figure unite in un abbraccio, ripetuto dai puttini nelle mensole laterali.
  • Circolo di conversazione: l’aristocrazia ragusana decise di costruire un proprio circolo di conversazione, raro esempio di stabile costruito appositamente a tale scopo. È chiamato anche Caffè dei cavalieri. Costruito nel 1850 in stile neoclassico è una delle poche strutture ricreative che si è conservata intatta. Il prospetto ad un piano, si presenta elegante e sobrio lungo circa 10 metri, in stile neoclassico. Ha tre porte divise da sei paraste scanalate con capitelli di stile dorico, il cornicione ornato da triglifi, in corrispondenza delle porte presenta tre bassorilievi con due donne alate che sorreggono una lampada e due sfingi ai lati. Sul cornicione, lo stemma della città affiancato da due leoni antropomorfi circondati da una ghirlanda di fiori. Il fastoso salone delle feste, mostra un soffitto affrescato dal ragusano Tino Del Campo alla fine del XIX secolo con un’allegoria delle arti e delle scienze e quattro medaglioni agli angoli. Trattandosi di un locale privato non è aperto al pubblico, ma la disponibilità dei soci ne permette spesso la visita.
  • Porta Walter o porta Vattiri è l’unica delle cinque porte d’ingresso alla città antica che ha resistito ai secoli e rappresenta uno dei pochi resti della cinta muraria. Fu edificata nel 1643 in occasione della visita del Viceré di Sicilia Giovanni Alfonso Enriquez de Cabrera. La porta, alta 5 metri e larga 3, sopra l’arco a sesto ribassato ha un’iscrizione in latino su due file di blocchi intagliati di calcare. Purtroppo le sei righe di caratteri latini sono ormai quasi illeggibili. Da Porta Walter scende una stradina che porta alla vallata Santa Domenica e alla strada per Modica.
  • Mura bizantine: di fianco alla chiesa del santissimo Signore Trovato, sita alla periferia orientale di Ragusa Ibla, e dietro la chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio nel quartiere degli Archi, si trovano i resti di mura bizantine dell’VIII secolo che facevano parte della cinta muraria difensiva del castello di Ragusa costruito dai bizantini e poi ingrandito dai normanni.
  • Ponte Vecchio: nel 1843 con la costruzione del Ponte Vecchio la città si sviluppò verso sud, il ponte infatti permise il superamento dell’ostacolo naturale rappresentato  dalla vallata S. Domenica. In stile architettonico romano detto anche dei Cappuccini, fu voluto dal Padre cappuccino Gianbattista Occhipinti Scopetta (1770-1836).
  • Ponte Nuovo: nel 1937 fu inaugurato il secondo ponte, chiamato Ponte del Littorio, comunemente chiamato dai cittadini Ponte Nuovo o Ponte di Via Roma. Venne edificato durante il ventennio fascista, insieme all’adiacente Piazza Libertà, un tempo Piazza Impero, grazie all’influenza di Filippo Pennavaria. Nel punto più alto misura quaranta metri, è lungo circa centotrentadue metri e largo circa dieci, oltre i marciapiedi larghi due metri ciascuno. Presenta quattro pilastri in cemento armato ricoperti di calcare duro (pietra viva) e quattro arcate.
  • Ponte Papa Giovanni XXIII: nel 1964, a causa dell’intenso sviluppo cittadino, si realizzò un terzo ponte, il Ponte Papa Giovanni XXIII (detto anche Ponte San Vito per distinguerlo dal ponte del ’37) a campata unica, unisce il quartiere del Carmine con il quartiere dei Cappuccini.
  • Torre Cabrera di Marina: si trova nel territorio comunale anche la Torre Cabrera di Marina di Ragusa che è una torre di difesa costiera, costruita nel XVI secolo a protezione del porto vecchio della frazione ragusana.
  • Giardino Ibleo :è stato realizzato nel 1858, sorge sull’estremità est d’Ibla a circa 385 m., all’interno si trova l’imponente monumento ai caduti della grande guerra e la chiesa di San Vincenzo Ferreri, la chiesa di San Giacomo e la chiesa dei Cappuccini. Vicino al giardino, gli scavi archeologici di Ragusa Ibla, hanno portato alla luce molti reperti dell’antica Hybla.

 

Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:

chiesa di San Rocco; chiesa di Sant’Agnese; chiesa di San Sebastiano; di San Tommaso; la chiesa dell’Ecce Homo; la chiesa dei Cappuccini; la chiesa di San Vito; di San Paolo; di San Leonardo; la chiesa di San Francesco di Paola; la chiesa di San Domenico; la chiesa di San Giacomo. Ancora: il Castello di Donnafugata; Palazzo Lupis.

Siti Archeologici

L’area iblea ha restituito diverse rilevanze archeologiche. In una grotta sita a Fontana nuova, nei pressi di Marina di Ragusa, sono stati recuperati alcuni raschiatoi e lame da taglio in pietra scheggiata, risalenti a 30.000 anni fa. Si tratta del più antico ritrovamento scoperto finora in Sicilia. La maggior parte dei reperti è conservata al Museo archeologico ibleo.

  • Kamarina. La città antica sorgeva su tre colli, come testimoniano le parti di mura arcaiche e una grande torre. Individuati i resti di case ellenistiche: Casa dell’altare, Casa dell’iscrizione e Casa del Mercante.
  • Monte Arcibessi. Nel territorio del Monte Arcibessi sono presenti insediamenti fortificati, i castellieri, dell’età del Bronzo e dell’età del Ferro.  Presenti anche abitati preistorici, resti di insediamenti greci arcaici, testimonianze di epoca ellenistico-romana e resti bizantini e medievali.
  • Grotta delle Trabacche. Sito archeologico di architettura funebre a carattere monumentale dell’epoca romana e bizantina.
  • Castiglione. Insediamento siculo-greco con resti di due ampi quartieri del VI secolo a.C., fortificazioni, strada urbana, un’area sacra ed una necropoli Greca. Tra i ritrovamenti più importanti di tutta l’area iblea, vi è il Guerriero di Castiglione un bassorilievo da un’unica lastra di calcare locale, raffigurante un armato a cavallo con destriero incedente verso sinistra, le estremità del blocco sono decorate con le protomi di un toro e di una sfinge.

L’economia cittadina, sostenuta dall’agricoltura, dalla piccola e media industria e da un turismo in decisa crescita, appare come una delle più solide del Mezzogiorno. Le produzioni agricole principali sono quelle dell’olio e degli ortaggi, favoriti dall’introduzione della serricoltura, particolarmente diffusa nella zona di Marina di Ragusa. Altro importante settore produttivo è quello dell’allevamento della razza bovina denominata modicana; a questa attività è legata la produzione di prodotti tipici come la mozzarella e il caciocavallo. Quest’ultimo, a marchio DOP, conosciuto ed apprezzato anche oltre confine, può essere prodotto sia con latte della bovina modicana sia con quello di altre razze bovine quali la frisona o bruna. Per quanto riguarda le razze asinine, è presente l’asino ragusano, fra le poche razze italiane di un certo pregio e particolarmente apprezzato per la qualità del latte. Negli ultimi anni si è intensificata la lavorazione del miele.

L’agricoltura nell’area di Ragusa viene generalmente praticata all’interno di complessi chiamati masserie e conosciuti per l’ampiezza dei loro cortili. Le piccole e medie industrie sono attive principalmente nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli: si registra la presenza dell’industria lattiero-casearia, dolciaria e conserviera.  L’artigianato locale è specializzato nella lavorazione del ferro battuto e del rame. La presenza di asfalto e petrolio, ha attirato in passato varie industrie di tipo estrattivo. Ad oggi, il progressivo esaurimento dei giacimenti di combustibili fossili presenti all’interno del territorio comunale, ha determinato una riduzione degli impianti petrolchimici e del loro indotto. Tuttavia, sul territorio opera la società del gruppo Eni Versalis, specializzata nel settore chimico e, nelle acque prospicienti a Marina di Ragusa, è presente la piattaforma Vega, la più grande del mediterraneo con una media di cinquemila barili estratti ogni giorno. La zona industriale della città è fra le più grandi del mezzogiorno; in rapida espansione, secondo indagini del Censis e dell’Istat, ospita per lo più micro, piccole e medie imprese, articolate in sei raggruppamenti merceologici: agroalimentare e mangimistico, materiali e complementi per l’edilizia, marmi e graniti, legno-arredo, chimico-plastico, metalmeccanico-impiantistico. All’industria ragusana, è possibile attribuire il 60% della produzione di polietilene e dei materiali plastici per l’agricoltura a livello regionale.

Negli ultimi anni, il numero di turisti in visita a Ragusa ha registrato una crescita costante grazie alla ricchezza barocca del suo centro storico, ricco di monumenti entrati a far parte nel 2002 del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, all’offerta enogastronomica ed alle belle spiagge del litorale. Il porto di Marina di Ragusa e l’aeroporto di Comiso, hanno ulteriormente stimolato il flusso turistico che a sua volta ha determinato l’incremento delle strutture ricettive e di ristorazione.

Evoluzione demografica – A partire dal catastrofico evento rappresentato dal terremoto del 1693, a causa del quale persero la vita in cinquemila su una popolazione complessiva di tredicimila abitanti, la città ha registrato una crescita continua fino a toccare nel 1861 le 22.883 unità. In quarant’anni, la popolazione si è quasi raddoppiata ed ha proseguito con un andamento positivo fino al primo dopoguerra. Fra il 1921 ed il 1951 ha assistito ad un considerevole calo demografico, per poi invertire la tendenza nel corso del secondo dopoguerra, in linea con il boom economico. Nel 2013, l’incremento annuo della popolazione è del +4,1%, dovuto ad un saldo positivo del movimento migratorio che compensa il saldo naturale negativo (-129 unità).

Etnie e minoranze – Sono 22.660 i residenti stranieri presenti negli iblei, un numero che fa di Ragusa la prima provincia siciliana per incidenza del fenomeno migratorio sul totale della popolazione (7,01% della popolazione residente), un dato più che doppio rispetto anche alla media regionale (3,2% della popolazione residente) ma inferiore rispetto al dato nazionale di 8,1%. Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2013, la popolazione straniera residente a Ragusa era di 3.892 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate: Tunisia, Albania, Romania, Polonia, Marocco.

MuseiMuseo Archeologico Ibleo: fu istituito nel 1961 e conserva i reperti archeologici degli scavi provenienti dalle campagne del ragusano che coprono un periodo che va dalla preistoria ai Greci di Camarina, fino al tardoromano. Museo delle tradizioni ragusane presso il Palazzo Zacco e ancora Museo Archeologico Regionale di Camarina; Museo del Tempo contadino, civica raccolta Carmelo Cappello; Museo Civico L’Italia in Africa; Museo della Cattedrale; Museo del Duomo; Obsculta – Museo Benedettino; Museo Naturale e delle Miniere d’Asfalto di Tabuna e Castelluccio.

BibliotecheBiblioteca Comunale con ubicazione in via Zama (Ragusa), via Benedetto Brin (Marina di Ragusa), Biblioteca Castello Donnafugata, Archivio Storico Comunale in via Zama.

Sacro e Profano – Le principali festività religiose, sono legate al culto di San Giovanni Battista e San Giorgio, patroni rispettivamente di Ragusa Superiore e Ragusa Ibla. Nel 1063 l’importante battaglia di Cerami segnò la disfatta degli arabi in Sicilia. I normanni fecero circolare la voce che la battaglia fosse stata vinta grazie ad appena un centinaio di cavalieri, contro preponderanti forze nemiche. La leggenda narra che San Giorgio, per volere di Dio, scese sulla terra in aiuto ai soldati normanni così, il conte Goffredo, decise di costruire a Ragusa l’imponente chiesa dedicata al Santo cavaliere.

Nel 1643 San Giorgio fu proclamato Patrono Principale e Protettore della città di Ragusa. L’edificio in stile gotico-catalano, fu gravemente danneggiato dal terremoto del 1693, oggi ne resta sololo splendido portale. Il culto di San Giovanni Battista, Patrono di Ragusa superiore, risale invece al VI secolo d.C. quando nel quartiere dei cosentini, venne eretta una chiesa devota al santo, fuori le mura d’Ibla. Ebbero inizio le guerre campanilistiche fra i devoti dei due patroni che portarono alla formazione di due comuni autonomi; solo nel 1926 le due amministrazioni si riunirono dopo circa due secoli di separazione.

Ormai non esiste una vera contrapposizione fra i due Santi, ed entrambi vengono festeggiati con sontuose processioni. Quella dedicata a San Giovanni Battista si svolge il 29 agosto e vanta la partecipazione di migliaia di fedeli, molti dei quali seguono il simulacro del Santo a piedi nudi recando in mano dei pesanti ceri. Nei giorni della ricorrenza viene inaugurata un’importante fiera di prodotti commerciali ed artigianali. La Festa di San Giorgio, in programma alla fine di maggio, si caratterizza per la commistione dell’aspetto religioso con uno più propriamente folkloristico e gioioso. Prevede una processione durante la quale i fedeli portano a spalla la statua del Santo cavaliere, che sembra ballare, seguita da una Santa Cassa con le reliquie dei Santi. Durante il Santo Natale ,a Ibla vengono allestiti caratteristici presepi. Le vallate di Ragusa, inoltre, forniscono ambientazioni ideali per la realizzazione di presepi viventi.

Altra ricorrenza molto sentita, quella di Santa Maria di Porto Salvo, in programma il 15 agosto a Marina di Ragusa. Il simulacro portato in processione per le vie della località balneare, viene poi tradotto su di un’imbarcazione che costeggia il litorale.  La festa prevede giochi pirotecnici. Il Festival Organistico, è una manifestazione che si tiene a novembre-dicembre, con una tradizione secolare nell’arte organaria. Ragusa Ibla, fa da scenario alla festa degli artisti di strada, gli Ibla buskers, in programma nel mese di ottobre. Le strade e le piazze diventano teatri all’aperto in cui giocolieri, narrastorie, equilibristi si esibiscono per la gioia di grandi e piccini.

La Fiera Agricola Mediterranea (settembre-ottobre) è l’appuntamento più importante a livello regionale del comparto agricolo e zootecnico, risulta uno fra i più significativi d’Italia.

Fra i piatti tipici ragusani ricordiamo alcune varietà di pasta fatta in casa, in particolare i cavati ed i ravioli alla ragusana, la pasta a quadrettini cotta nel brodo di gallina. Per la cena della vigilia di Natale, si preparano scacce, pane fatto in casa, tomasini ripieni di ricotta e salsiccia locale.

A Pasqua si preparano i turciniuna, le impanate d’agnello e la cassata. Quest’ultima, è un dolce da forno costituito da un cestino di pasta ripieno di ricotta zuccherata e aromatizzata con buccia di limone grattugiata. Dopo la cottura, le cassate vengono spolverizzate con cannella e nelle varianti più moderne, spesso, alla ricotta si aggiunge del cioccolato fondente a pezzetti.

Sulle tavole ragusane non mancano prodotti tipici locali quali i formaggi, per lo più caciocavallo e provola ragusana.

  • Bernardo Cabrera, (Barcellona, 10 agosto 1350 – Catania, settembre 1423), nobile condottiero spagnolo, sepolto a Ragusa
  • Giovanni Battista Odierna (Ragusa, 13 aprile 1597 – Palma di Montechiaro, 6 agosto 1660) è stato un presbitero, architetto e astronomo italiano.
  • Teodoro Belleo (Ragusa, 1540 – Padova, 1600) è stato un medico italiano
  • Maria Paternò Arezzo (Ragusa Ibla, 11 dicembre 1869 – Messina, 28 dicembre 1908) è stata una filantropa italiana
  • Maria Barba, (Catanzaro, 16 gennaio 1884 – Ragusa, 12 giugno 1949), monaca carmelitana, beatificata da papa Giovanni Paolo II
  • Vann’Antò, (Ragusa, 24 agosto 1891 – Messina, 25 maggio 1960), è stato un poeta italiano
  • Maria Occhipinti, (Ragusa, 29 luglio 1921 – Roma, 20 agosto 1996) è stata un’attivista e scrittrice italiana
  • Carmelo Cappello, (Ragusa, 21 maggio 1912 – Milano, 21 dicembre 1996), scultore
  • Giorgio Lucenti (Ragusa, 19 settembre 1975) è un ex calciatore italiano, che giocava come centrocampista
  • Santino Coppa, nato a Ragusa, 25 ottobre 1950, allenatore di pallacanestro
  • Carmelo Occhipinti (Ragusa, 5 ottobre 1974) è uno storico dell’arte e critico d’arte italiano
  • Loredana Cannata, (Ragusa, 14 luglio 1975) è un’attrice e attivista italiana
  • Angelo Russo (Ragusa, 21 ottobre 1961) è un attore italiano
  • Stead, nome d’arte di Stefano Antoci D’Agostino, (Ragusa, 13 settembre 1978) è un cantante, chitarrista e polistrumentista italiano, residente a Londra
  • Giovanni Spampinato, (Ragusa, 6 novembre 1946 – Ragusa, 27 ottobre1972) è stato un giornalista italiano, vittima della mafia.
  • Deborah Iurato, (Ragusa, 21 novembre 1991) è una cantante italiana

Come arrivare

Le principali direttrici stradali di Ragusa sono: Strada statale 115 Sud Occidentale Sicula, proviene da Siracusa, attraversa i maggiori centri urbani della provincia e prosegue per Gela; Strada statale 115 Sud Occidentale Sicula, mette in comunicazione Ragusa con Modica; Strada statale 194 Ragusana, arteria alternativa alla più trafficata SS514 di Chiaramonte, collega ai comuni montani di Giarratana e Monterosso; Strada statale 514 di Chiaramonte, importantissima arteria di comunicazione che collega Ragusa con Catania; Strada Provinciale 25 Ragusa – Marina di Ragusa, mette in comunicazione il capoluogo con la frazione di Marina di Ragusa.

La linea ferroviaria che attraversa il territorio e serve la città è quella di Siracusa-Gela-Canicattì. La linea, attraversa e collega direttamente alcuni tra i più grandi centri urbani ragusani, ha un solo binario e non è mai stata elettrificata, a causa della tortuosità che limita la velocità dei convogli. Il traffico merci su rotaia è attualmente quasi inesistente, nonostante l’alto potenziale costituito dalle aree di grande produttività di Ragusa, Modica, Vittoria, e agli intensi scambi commerciali del porto di Pozzallo.

Nel territorio comunale è presente il porto turistico di Marina di Ragusa. Occupa un’area di 238.000 m² ed è dotato di pontili galleggianti. L’inaugurazione è avvenuta la sera del 10 luglio 2009 alla presenza delle Autorità politiche e militari.

L’aeroporto Pio La Torre, gestito da Società Aeroporto Comiso è aperto al traffico commerciale nazionale ed internazionale, dista circa 15 km da Ragusa. Nato come aeroporto militare, è stato riconvertito all’aviazione generale civile e cargo ed è stato inserito nel piano regionale del trasporto aereo siciliano, che prevede la costituzione di due poli aeronautici: quello occidentale, costituito dagli aeroporti di Palermo e Trapani, e quello orientale, rappresentato dagli scali di Catania e Comiso. L’aeroporto è stato aperto al traffico civile il 30 maggio 2013. A Ragusa, sono inoltre presenti: l’Aviosuperficie Giubiliana, con una pista orientata 7/25 di 700 m in asfalto; il campo di volo Elpi Fly con pista orientata 05/23 di 320 m x 20 m in terra battuta (Marina di Ragusa).

Mobilità urbana Il servizio di trasporto urbano in città è gestito dall’AST (Azienda Siciliana Trasporti), opera una serie di linee che raggiungono tutti i quartieri della città. I capolinea principali del servizio urbano sono il Nodo Zama che si trova di fianco alla stazione degli autobus ed il Nodo Piazza del Popolo, che si trova di fronte alla stazione ferroviaria.

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