Identità Gela

SINDACO

Lucio Greco

in carica dal 13/05/2019

Deleghe:

Sito istituzionale

www.comune.gela.cl.it

Gela, i Campi Geloi

Il Cammino delle cicogne al tramonto: nella Piana di Gela nidifica una tra le colonie più grandi d’Italia della cicogna bianca. La passeggiata è molto suggestiva perché permette di osservare i nidi e i comportamenti di quest’elegante volatile, oltre alle specie cerealicole e vegetali presenti sul territorio. Il tutto in una stupenda atmosfera offerta dal sole al tramonto.

La Valle del Maroglio: si tratta di un percorso che comprende un itinerario in mezzo alla natura ed al canyon scavato naturalmente nella roccia dal fiume Maroglio. Nella valle nidificano moltissime specie di volatili, e molte zone sono adibite alla coltivazione del carciofo violetto.

Riserva naturale Biviere: è riserva naturale dal 1997. Nel Cinquecento si trattava di una zona paludosa, trasformata durante il secolo successivo in laghetto d’acqua dolce (attingendo dal fiume Dirillo). Il lago Biviere dista pochi chilometri dal mare e venne sfruttato per parecchi anni come salina. Successivamente venne utilizzato come zona di pesca, fu realizzata una casetta come rifugio per i pescatori che vi si recavano, nonché una piccola cappella. Il paesaggio, sebbene sia stato più volte sottoposto all’opera dell’uomo, conserva molti tratti di natura incontaminata, con folti canneti e piante lacustri. In primavera si può assistere alla meravigliosa fioritura dell’Orchidea Ophrys Oxyrrhynchos, una specie selvatica molto rara. Da segnalare, ancora, la folta vegetazione della ginestra bianca e del giacinto Leopoldia Gussonei, specie di giacinto rarissima presente solo nel territorio siciliano. Sulla riserva è da menzionare una curiosità: si narra che Camillo Benso, Conte di Cavour, ne fu assiduo frequentatore.

Toponomastica – L’attuale nome Gela è legato al fiume che l’attraversa e sfocia a est, e il nome di questo probabilmente è legato al significato di gelido o vorticoso. Va rilevato, però, che Gela, per via della sua ricchissima storia, nel tempo ha assunto diversi nomi: il primo antico insediamento portava il nome di Lindos, poi mutato in Gela dai greci, in Massa Gela dai romani, in Colonnario (o Città delle Colonne, per via della presenza dei templi) dagli arabi, Eraclea (o Heraclea) per volere di Federico II (nel 1233), Terranova (o Terra Nuova) dal 1550, nome al quale venne aggiunto di Sicilia (per differenziarla da altre simili) a partire dal 1862, e che rimase tale fino al 1927, quando tornò a chiamarsi come vollero i greci.

Legata al monte Castelluccio, si narra una leggenda secondo la quale nel castello ivi costruito per fini difensivi, vi era una bella castellana, vestita di un colore azzurro che luccicava nelle notti di luna piena, che spesso cantava allietando i contadini che lavoravano in zona. Pare, però, che chi si avvicinava troppo, ammaliato da quella voce, spariva, come avvenne ad un cavaliere dalla luccicante armatura. Portarsi sotto il castello, quindi, era implicitamente vietato fra i contadini, anche per via dei fantasmi che si diceva popolassero la zona. La leggenda era altresì legata alla “truvatura”, ossia al tesoro nascosto fra le mura secolari. Se quanto detto è probabilmente frutto di fantasia, certamente vera è invece l’esistenza di un tunnel sotterraneo che collega il castello al centro di Gela, più esattamente con la chiesa di San Benedetto, conosciuta come “A Batia”. Altra leggenda è quella, risalente al XIV secolo, legata alla Torre di Manfria: un giorno il gigante che l’abitava, e che stava a guardia di un tesoro lì nascosto, inseguì la bella fanciulla Isidora dalla chioma bionda che, non accorgendosi del dirupo nei pressi della torre, cadde in mare e scomparve tra le onde. Il gigante, assalito dal senso di colpa, uscì di senno, e da allora nelle notti di luna piena, assalito da forti dolori, esce ed urla il nome di Isidora.

Origini – La storia di Gela inizia ben 5.000 anni prima dell’era cristiana; fu una delle prime città ad essere colonizzata dai greci, con esattezza i rodio-cretesi che la fondarono su un precedente insediamento indigeno siculo (probabilmente nel 689 a.C.). Diversi furono i tiranni a succedersi nel tempo ed a permetterne l’espansione (vanno ricordati Cleandro, Ippocrate, Gelone e Gerone I). Tuttavia nel 406 a.C. venne distrutta dai cartaginesi, per essere ricostruita con l’aiuto dei siracusani pochi anni dopo ed essere devastata con un intervento degli stessi cartaginesi nel 311 a.C., per poi essere definitivamente distrutta dal tiranno agrigentino Finzia (ma sull’autore di quest’atto non si ha certezza: secondo alcuni storici potrebbe essersi trattato dei Mamertini, che avevano già attaccato la città). Ai tempi dei romani, quindi, Gela aveva perso i fasti del passato, e veniva gloriosamente ricordata da autori come Virgilio e Cicerone. Anche gli arabi ne celebrarono le macerie dandogli il nome di Città delle Colonne. A farla ricostruire fu, nel 1233Federico II di Svevia, che le diede il nome Terranova e la fece fortificare (un castello era già stato eretto pochi anni prima, a difesa dell’abitato). Fu città demaniale fino al 1369, in seguito si susseguirono diversi signori feudali (e diversi tumulti), e questo fino al 1812 (quando venne abolito il feudalesimo in Sicilia), con l’ultimo signore Ettore Pignatelli.

Gela contemporanea – Durante il secondo conflitto mondiale la città (che aveva assunto l’antico nome greco nel 1927) vide un imponente sbarco alleato ad opera della VII Armata americana (nel 1943), nonostante un gruppo di guastatori italiani avesse provato a scongiurarlo facendo saltare il pontile sbarcatoio (la prima costruzione in cemento armato realizzata in città, iniziata nel 1911 e ultimata nel 1915). Poco dopo lo sbarco, Gela fu teatro di una terribile battaglia: gli americani contro la divisione tedesca Hermann Goering e quella italiana Livorno. Fu vinta dai primi soprattutto grazie all’efficace tiro navale. Gela, così, fu la prima città europea ad essere liberata. In seguito vide un nuovo periodo di sviluppo grazie alla realizzazione dell’impianto petrolchimico dell’Eni auspicato da Enrico Mattei, ma questo nel tempo ha provocato danni ambientali e compromesso il settore del turismo. Oggi Gela, dopo aver attraversato gli anni Ottanta e Novanta del XX secolo dovendo fare i conti con la diffusa piaga dell’illegalità (l’abusivismo edilizio, l’inquinamento, la presenza della cosca mafiosa denominata Stidda) mostra importanti segni di ripresa: è il primo Comune, per popolazione, della provincia di Caltanissetta e il sesto della Sicilia (della quale è anche il dodicesimo per superficie), e oltre ad essere un importante centro balneare mostra ricche testimonianze archeologiche del suo glorioso passato, e si distingue nel settore agricolo ed industriale.

Centro storico –  Per via del suo passato, il centro storico di Gela è, chiaramente, ricco di testimonianze architettoniche, il che fa a pugni con la selvaggia espansione edilizia degli anni Ottanta del XX secolo. Il centro, a pianta ortogonale e vie perlopiù rettilinee e regolari, è di stampo federiciano (sono visibili  tratti di mura, torrioni e porte incastonati nei prospetti delle moderne abitazioni, soprattutto in via Matteotti e via Verga). La passeggiata della città è il Corso Vittorio Emanuele, mentre il cuore è piazza Umberto I che ospita una statua in bronzo di Cerere realizzata nel 1954 dallo scultore e politico Silvestre Cuffaro. Piazza Sant’Agostino è invece considerata la più bella della città, su di essa insistono  la Chiesa e il Convento di S. Agostino, il Teatro Eschilo e la chiesa di San Francesco di Paola con l’annesso convento dei padri Minimi (divenuto Educatorio).

Architettura Religiosa

  • Chiesa di Santa Maria Assunta o Chiesa Madre: edificata nel 1760 in sostituzione della preesistente Chiesa di Santa Maria de’ Platea, venne completata nel 1837, quando venne costruita la torre campanaria. La facciata esterna è in stile neoclassico con colonne di ordine dorico nella parte inferiore e ionico in quella superiore, e un unico grande ingresso frontale. Nella parte laterale, invece, si presentano due ingressi sovrastati da antiche iscrizioni. L’interno della chiesa è di tipo classico, a tre navate, con abbellimenti in oro zecchino sui pilastri; custodisce diverse pitture settecentesche e ottocentesche, prima tra tutte l’Assunzione della Madonna, attribuita a Giuseppe Tresca. Da rilevare anche un dipinto cinquecentesco opera di Deodato Guinaccia,Transito di Maria. Di notevole pregio l’altare maggiore in marmo policromo e il maestoso organo del 1939. La chiesa ospita anche monumenti funerari e diversi dipinti in ricordo dei parroci che si sono susseguiti e del cardinale Panebianco.
  • Santuario di Maria SS. dell’Alemanna: tra le più antiche chiese di Gela, conserva al suo interno la buca dove un contadino del luogo ritrovò, intento ad arare il terreno, il quadro della Vergine miracolosamente seppellito. La leggenda narra che i suoi buoi s’inchinarono in segno di devozione alla vista della tela. Gli scavi archeologici sull’area circostante hanno riportato in superficie dei resti di templi greci ed una necropoli di origine bizantina.
  • Chiesa di San Biagio: è una chiesetta rurale ormai sconsacrata di origini bizantine. Oggi vi si svolgono eventi e congressi. Degno di nota, al suo interno, l’arco a sesto acuto e il grande rosone sulla facciata principale.
  • Chiesa dei Cappuccini: è stata realizzata in diversi lassi di tempo. Si pensi, infatti, alla facciata frontale risalente al 1200, ovvero 7 secoli prima di quelle laterali. È dedicata alla Madonna delle Grazie e al suo interno conserva una tela di Luigi Borremans, la Graziosa Vergine degli Ammalati. Da menzionare anche la Santa Maria della Porziuncola, opera del pittore Paladini. Molto bella la pala d’altare di origine settecentesca in legno intarsiato.
  • Chiesa del Carmine: sostituì nel Settecento la cinquecentesca chiesa dell’Annunziata. Da vedere, al suo interno, una bellissima acquasantiera del 1500, un Crocifisso quattrocentesco ritenuto fonte di miracoli dai devoti ed una tela su fondo oro, molto stimata, raffigurante la crocifissione.
  • Chiesa del SS. Salvatore e del Rosario: edificata su un’antica chiesetta del 1500, conserva, all’interno della torre campanaria, una campana del Seicento. Al suo interno diversi dipinti, un’antica acquasantiera e un organo del Settecento. Molto bello il tetto decorato con piastrelle colorate.
  • Chiesa di San Francesco d’Assisi: in stile barocco siciliano, la struttura interna è ad unica navata e conserva diverse tele ad opera del Paladini e del D’Anna, in particolare Il martirio di Sant’Orsola del primo e La Deposizione(datata 1768) attribuibile al secondo. Il Gagini, invece, ne scolpì l’acquasantiera marmorea nel 1600.
  • Chiesa di San Benedetto: la struttura con torre campanaria a cupoletta conserva importanti opere d’arte, tra le quali una pregiatissima acquasantiera e un organo settecentesco a ventitre canne.
  • Chiesa di Sant’Agostino: da vedere, al suo interno, la cinquecentesca acquasantiera in marmo del Gagini e la Cappella dei Mugnos, famiglia nobile del posto, tutta decorata a intaglio di marmo travertino.

Architettura Civile

  • Palazzo di Città: in stile moderno e razionalista, il palazzo venne realizzato negli anni Cinquanta a seguito della demolizione del convento di San Francesco del 1500, e di altre costruzioni limitrofe. Ha una facciata molto luminosa grazie al rivestimento, in pietra di Comiso bianca, e comprende una torre con orologio la cui altezza raggiunge i trenta metri.
  • Palazzo Rosso: di origine settecentesca, è strutturato al suo interno in un grande salone a volta e numerose stanze quasi tutte decorate con affreschi. La facciata presenta un grande ingresso sormontato da colonne in stile ionico. Oggi è sede degli uffici di Gela della Presidenza della Provincia Regionale.
  • Palazzo Nocera: detto anche Casa Giusto, dal cognome del primo proprietario, venne successivamente abitato dalla famiglia Nocera Trainito. Edificato nell’Ottocento, la sua facciata presenta un ampio portone d’ingresso e lunghe balconate decorate con motivi a conchiglia.
  • Palazzo Russello: è detto Tedeschi o Gran Croce Nocera poiché nell’Ottocento era l’abitazione del Cavaliere di Gran Croce della Corona d’Italia, Antonino Nocera. Acquistato dal Professor Gaetano Tedeschi, venne ceduto all’imprenditore Fabrizio Russello. La facciata principale presenta diverse aperture separate tra loro da colonne in stile dorico, e fino a poco tempo fa conservava all’interno dei suo immensi saloni moltissimi affreschi, oggi perduti. È da notare che fu il primo palazzo in città a dotarsi di una rete di riscaldamento.
  • Palazzo Granvillano: già Palazzo Mattina. Edificato nei primi anni del Novecento, è stato ristrutturato dalla famiglia Granvillano che lo ha rinnovato mantenendo inalterate le antiche bellezze. Gli ambienti interni sono molto ampi ed eleganti, possiede una terrazza che offre al visitatore una splendida vista sulla città e sulle sue chiese principali. Oggi è sede di eventi e cerimonie.
  • Palazzo della Dogana: da tempo abbandonato, è stato costruito nell’Ottocento. Fino agli anni Cinquanta era la sede dell’ufficio circondariale marittimo.
  • Villa Greca: detta anche Panebianco, perché di proprietà del conte Panebianco, venne costruita nel 1885 e presenta una caratteristica facciata colorata di rosa. Nell’area, la Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Caltanissetta, ha portato alla luce resti di un nucleo abitativo di origine ellenistica.
  • Palazzo del Consorzio di Bonifica della Piana di Gela: costruito nel 1880, è interessante notare sulla sua facciata i resti di un’esplosione da bombardamento aereo avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale. Il prospetto è abbellito da colonne con capitelli corinzi.

Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:

Chiesa di San Francesco di Paola; Chiesa di San Giacomo; Chiesa di San Giovanni Battista; Chiesa di San Nicola da Tolentino; Cappella di Bethlem; Parrocchia San Domenico Savio; Parrocchia Sant’Antonio da Padova; Complesso parrocchiale San Giovanni Evangelista; Palazzo Ciaramella; Palazzo Presti; Palazzo Guttila; Palazzo Damaggio; Palazzo Ventura; Palazzo Vella; Palazzo Moscato; Palazzo Di Bartolo; Palazzo Aliotta-Papotto; Palazzo Jacono-Giardina; Palazzo Castiglia; Palazzo Guccione; Palazzo Santa Maria di Gesù; Ex Convitto Pignatelli-Roviano; La Casina; Lido La Conchiglia.

Siti Archeologici

  • Mura Timoleontee di Capo Soprano: gli scavi archeologici degli anni Cinquanta hanno portato alla luce queste fortificazioni considerate dagli studiosi tra le più importanti e meglio mantenute tra le mura di difesa dell’archeologia classica. La loro funzione era quella di circoscrivere e difendere l’originaria città di Gela edificata dai coloni cretesi nel 689 a.C. e poi distrutta qualche secolo dopo. La scoperta della zona archeologica è legata ad un episodio curioso: fu un contadino che, avendo sognato un tesoro segreto nascosto nella sua proprietà, si mise a scavare trovando i resti di queste fortificazioni. La loro datazione è stata fissata intorno al V secolo a.C. prima della presa di Gela da parte dei Cartaginesi, mentre il quartiere abitato circostante le mura sarebbe di età timoleontea. Le mura sono costruite in pietra arenaria nella parte inferiore, e sono sovrastate da mattoni in argilla essiccati al sole raggiungendo un’altezza di tre metri. Le fortificazioni cingono un’area parco che separa la città odierna dal mare, ricchissima di vegetazione, dove si svolgono, in uno scenario incantevole, molti eventi, tra i quali le rappresentazioni delle tragedie greche organizzate dal Comune. Nella zona degne di nota anche le rovine di una vecchia fabbrica di trasformazione della liquirizia, in uso nel Novecento. Accanto al parco, inoltre, sono stati riportati alla luce i resti di due necropoli di età arcaica e di un impianto termale della stessa età di costruzione delle mura, considerato uno tra i più antichi in funzione nell’antichità. Le terme, il cui modello era precursore di quelle poi impiegate dai romani, prevedevano anche un sistema avanzato di riscaldamento e di conservazione delle acque tramite una canalizzazione sotterranea e l’utilizzo di grandi vasche.
  • Acropoli: situata sulla collina di Molino a Vento, era, come di uso comune nell’antichità, la parte più alta della città, dalla quale dominare con la vista tutto il territorio sottostante. Il luogo era adibito anche a costruzione di luoghi sacri e templi. Questo fin quando Timoleonte, preso il governo della città, vi fece costruire un centro abitato, soppiantando i luoghi di culto. Tra i ritrovamenti più importanti riportati in vita è da menzionare la base di un tempio dorico dedicato ad Atena e datato intorno al VI secolo a.C. I resti delle terracotte policrome che ne decoravano i frontoni e la trabeazione sono oggi visionabili presso il Museo Archeologico. Il ritrovamento di un’altra colonna dorica fa presupporre la presenza di un secondo tempio, anch’esso dedicato alla dea guerriera. Sono da considerare poi, i resti di due cisterne a campana,  di alcune abitazioni e di un lungo muro di cinta. All’interno dell’area è stato creato il cosiddetto Parco delle Rimembranze, dove si erge un monumento ai caduti costruito dal Civiletti in onore delle vittime di guerra gelesi cadute durante il primo conflitto mondiale.
  • Bosco Littorio: il nome attuale gli venne attribuito in epoca fascista. Si tratta di un’area sabbiosa, ricchissima di vegetazione, all’interno della quale sono stati ritrovati i resti di un emporio greco databile intorno al VI secolo a.C. La struttura dell’emporio è a base quadrangolare con muri alti, costituiti da mattoni crudi essiccati al sole. In molte parti si mantiene l’intonaco originario delle pareti. I ritrovamenti consistono  per lo più in ceramiche e contenitori, che avvalorano la tesi dell’uso commerciale della struttura. Tutti i reperti sono visionabili presso il Museo Archeologico.

Nel tempo l’agricoltura e la pesca sono stati i settori trainanti dell’economia gelese: da menzionare, per quanto riguarda l’economia attuale, le coltivazioni di cereali e frumento, ma soprattutto (grazie alla presenza di numerose serre) quelle di ortaggi, principalmente carciofi (Gela vanta la maggiore produzione al mondo della varietàvioletto); e ancora i foraggi, l’uva, le olive, gli agrumi e la frutta in genere. Di recente è incrementato il numero delle cooperative di produzione, confezionamento e commercializzazione dei prodotti agricoli. Importante anche la produzione di vini (secolare), per la quale spiccano il Nero d’Avola (’u calabrisi), il Cerasuolo di Vittoria e lo Chardonay. Il settore maggiormente cresciuto nell’ultimo secolo è quello industriale: il polo petrolchimico (e il suo indotto), hanno rivestito una notevole importanza. Da segnalare anche lo sviluppo dell’area cosiddetta ASI (Azienda di Sviluppo Industriale), soprattutto per il settore edilizio, quello alimentare, quello del riciclaggio dei rifiuti, dell’elettronica, della falegnameria, ma anche della chimica, della cantieristica navale e della metalmeccanica.

Evoluzione demografica – Nei secoli Gela ha vissuto diversi sconvolgimenti, gli eventi l’hanno portata a svuotarsi ed il censimento del 1861 registra meno di 15.000 abitanti. Lentamente, però, è tornata a ripopolarsi, e negli anni Trenta del Novecento era già arrivata a triplicarne il numero. Nel 1988 ha raggiunto la cifra record di 81.000 unità, per attestarsi oggi intorno a 77.000.

Etnie e minoranze – Gli stranieri residenti a Gela sono oltre 500, con una prevalenza di presenze femminili.

Musei – Museo archeologico Regionale. Corso Vittorio Emanuele n. 2. L’edificio che lo ospita è adiacente all’Acropoli dell’antica città greca e conserva importantissime collezioni di reperti in bronzo, ceramica e numismatici, prime tra tutte le collezioni Navarra e Nocera che comprendono un gran numero di vasi a figure nere e rosse recuperate dalle navi, provenienti dalla Grecia, naufragate nelle acque gelesi intorno al V secolo a. C.

Biblioteche – Biblioteca Comunale di Gela. Via Palazzi n. 4.

Teatri – Teatro Comunale Eschilo in Via Sant’Agostino n.34; è stato costruito nell’Ottocento, ma è rimasto chiuso per parecchi anni fino al 2013. La facciata principale è in stile neoclassico e presenta tre ingressi con archi e tre grandi finestre con un frontone e cornicione dipinto di rosa; tale facciata è il risultato della ristrutturazione avvenuta intorno agli anni Trenta del Novecento, che cercò di riprodurre la struttura originaria. Negli anni ha ospitato diverse rassegne teatrali e proiezioni cinematografiche di cui si hanno notizie sin dagli anni Trenta (evento particolarmente significativo per una città di dimensioni modeste com’era Gela in quel periodo). Cine Teatro Antidoto. Via Pandino n. 2

Cinema – La città è stata set cinematografico per : Il cavaliere Sole (Pasquale Scimeca – 2008) e Una storia sbagliata (Gianluca Maria Tavarelli – 2015).

Sacro e Profano – Festa di San Giuseppe19 Marzo. Festa molto sentita in città durante la quale, ogni famiglia, prepara un altare con l’icona del Santo abbellita con fiori, frutta e pani in segno di voto. Tradizionale è anche l’allestimento dellatavulata di li vicchiareddi o li povireddi, ossia la preparazione di banchetti votivi composti da pietanze, dolci e cibi tipici del territorio. Stagione Teatrale Estiva: si tiene in Estate, presso il parco archeologico delle Mura Timoleontee, e si mette in scena un ricco cartellone di spettacoli teatrali, musicali e di danza. Festa della Madonna delle Grazie: si celebra il 2 Luglio. È una delle feste che ottiene maggiore partecipazione tra i fedeli in città. La festa ha inizio con sfilata in processione della statua della Vergine con il Bambino Gesù per le vie principale del paese, i bambini vengono alzati in segno di devozione alla Madonna, nonché in richiesta di benedizione. Tradizionali sono poi il viaggio a piedi nudi (Promessa del viaggio scalzo), che i fedeli offrono in voto per le grazie ricevute, e i cosiddetticannili, ossia dei grandi ceri che vengono offerti in segno di devozione. Durante il percorso, inoltre, si susseguono giochi pirotecnici (spettacolari quelli finali sul mare), botti e inni alla Vergine. Festa della Madonna dell’Alemanna, patrona della Città, si festeggia l’8 Settembre. L’icona della Vergine venne scoperta accidentalmente da un contadino che arava il campo intorno al 1450 presso la buca dove gli alemanni l’avevano abbandonata a causa degli attacchi saraceni tra il XIV e il XV secolo. Miracolosamente, appena l’uomo estrasse il quadro i buoi che tiravano il sua aratro si inginocchiarono. Nello stesso posto, in segno di devozione, venne edificato il Santuario di Maria  SS. dell’Alemanna. I cittadini le attribuiscono vari miracoli, tra i quali l’esclusione della città dal devastante terremoto del 1693 e la salvezza della stessa dal bombardamento del 1943. I festeggiamenti iniziano già il 5 Settembre, quando di buon mattino si può partecipare alla cuccagna sul lungomare (u paliu a’ntinna). Proseguono con competizioni sportive tra i vari quartieri della città, mostre di artigianato locale, stand di prodotti tipici. Il giorno 8 di Settembre, invece, si svolge la tradizionale processionale lungo le strade cittadine, che prevede una benedizione anche delle campagne (a Porta Caltagirone) e al mare, per mettere nelle mani della Madonna l’operato degli operai e dei lavoratori marittimi. Molto commovente è il momento della spoliazione dei bambini e la fiaccolata che accompagna la patrona in giro per la città. Festa di San Martino11-13 Novembre. Tipica manifestazione di degustazione del vino novello accompagnata da spettacoli musicali, sfilate di auto storiche, eventi e bancarelle di prodotti gastronomici tipici del territorio, e artigianali.

La tradizione culinaria del territorio è legata in modo particolare alla coltivazione del grano ed alla sua trasformazione in preparati quali il pane detto di casa per la sua genuinità e la possibilità di una lunga conservazione, oltre a pizze e focacce. Molto diffuse le impanate, soprattutto nei giorni di festa: si tratta di impasti di pane farciti con salsiccia e verdura a piacere. A Gela, inoltre, si coltivano la varietà del carciofo violetto di Sicilia e il pomodoro ramato. Per quanto riguarda i dolci, poi, la ricotta è l’ingrediente più utilizzato, soprattutto per la preparazione di ravioli e cannoli. Molto diffusi anche i spingiuna, ossia frittelle farcite e addolcite con il miele, e i  rami ’cco ficu, dei dolcetti ripieni di fichi secchi, mandorle, vino cotto, scorza di arancia, limone e aromatizzati alla cannella. Tradizionali dei giorni di festa sono i pupi î zzuccuru, delle statuine molto colorate fatte di zucchero e olio di mandorle, e i pupi ’ccu l’ova, un impasto a forma di colombina o cestino contenente un uovo sodo colorato che si prepara solitamente nel periodo pasquale.

  • Cleandro Patareo (M. 498 a.C.), Tiranno della Città. Incerta la data di nascita; conquistò il potere di Gela abbattendo il governo dorico che l’aveva dominata fino ad allora. La reggenza della città durò sette anni, finché egli non venne ucciso da una congiura dell’aristocratico Sabello.
  • Ippocrate di Gela (M. 491 a. C.), secondo Tiranno di Gela. Fratello di Cleandro, gli successe dopo il suo assassinio. Durante la sua tirannia estese il dominio della città arrivando ad assediare persino Siracusa, che fu salvata solo dall’intervento di Corinto e Corcira.
  • Gelone (540 a. C. – 478 a. C.), Tiranno di Gela e Siracusa. Erodoto ne parla come il fondatore della città insieme ad Antifemo.
  • Polizelo (V sec. A.C.),  Tiranno. Succeduto al tiranno Gerone, di cui sposò la vedova, è ricordato nella storia per l’Auriga di Delfi, la statua in bronzo offerta al Santuario di Apollo a Delfi in ringraziamento per la vittoria riportata nei Giochi Pitici del 474 a.C. L’opera è oggi visibile presso il Museo Archeologico di Delfi.
  • Archèstrato (IV sec. A.C.), Poeta. Famoso per aver scritto il primo trattato culinario in letteratura, I piaceri della mensa, di cui restano pochi tratti. La tradizione popolare ripropone ancora oggi ricette tradizionali tramandate da questo trattato gastronomico.
  • Apollodoro di Gela (IV sec a. C.), Poeta. Autore di opere della CommediaNuova, oggi restano pochi frammenti delle sue commedie.
  • Euclide (IV sec. A.C.), Padre della Matematica. La sua opera più importante,Elementi, è considerata come il volume che dà i natali alla geometria ed alla matematica. Fu con molta probabilità allievo di Platone trascorrendo gran parte della sue vita ad Atene e poi ad Alessandria d’Egitto, dove insegnò matematica nella famosa biblioteca.
  • Antonio Maria Panebianco (1808 – 1885), Cardinale. Nato nell’epoca in cui la città era denominata Terranova di Sicilia, ben presto si trasferì a Roma per gli studi. Fu membro del Tribunale dell’Inquisizione e nominato Cardinale da Papa Pio IX.
  • Giuseppe Di Menza (1822 – 1896), Politico. Di nobili origini, si laureò ben presto in Diritto presso l’Ateneo di Palermo. Fu tra i più attivi partecipanti ai moti indipendentistici del 1848, investendo, successivamente, il ruolo di procuratore del Re a Palermo e quello di Presidente di Corte d’Appello.
  • Salvatore Damaggio Navarra (1851 – 1928), Storico. È considerato il personaggio che ha tramandato più notizie sulla storia della città degli ultimi secoli. Memorie Gelesi del 1896, la sua opera più nota, fornisce una gran quantità di dettagli della Gela antica, sia per quanto riguarda gli aspetti storici che per gli eventi, le tradizioni, gli usi e i costumi.
  • Gaetano Ortisi (1844 – 1929), Tenore. Frequentò a Milano la scuola di canto del Maestro Massiani e ben presto divenne uno dei tenori più noti dell’epoca, esibendosi in molti teatri italiani e stranieri (tra i quali i principali americani).
  • Salvatore Aldisio (1890 – 1964), Politico. Ministro del Regno della Repubblica, si formò politicamente grazie all’ influenza di Luigi Sturzo, attivo nel Movimento Cattolico. Dopo la Seconda Guerra Mondiale diresse la Democrazia Cristiana in Sicilia e fu nominato Ministro dell’Interno nel secondo governo Badoglio. Nel 1944 venne nominato Alto Commissario per la Sicilia, contribuendo al percorso verso l’autonomia ed alla redazione dello Statuto Speciale. Molto vicino ad Alcide De Gasperi, quest’ultimo lo nominò Ministro dei Lavori Pubblici per ben due mandati. Fu anche Ministro del Commercio nel governo Fanfani, ruolo che lo portò alla Presidenza della Commissione Trasporti della Camera.
  • Francesco Maugeri (1898 – 1978), Ammiraglio. Diplomato all’Accademia Navale di Livorno, durante la sua carriera fu investito di molte onorificenze, sia italiane che straniere. Tra i tanti incarichi ottenne anche quello di Capo di Stato Maggiore della Marina. Due le pubblicazioni a sua firma: From the ashes  of disgrace, edito in lingua inglese, e Ricordi di un marinaio, libro considerato una personale biografia.
  • Emanuele Morselli (1899 – 1975), Economista. Dedicò la sua vita all’insegnamento universitario in vari atenei italiani. La sua Teoria della parafiscalità, trattato pubblicato nel 1938, è stata applicata da parecchie nazioni, oltre l’Italia.
  • Gaetano Di Bartolo Milana. (1902 – 1984), Antifascista. Il Biennio Rosso lo vide partecipe tra le fila anarchiche; fondò nel 1922 il Partito Anarchico Italiano. Nel 1923 venne schedato nel casellario politico come persona pericolosa e dalle idee rivoluzionarie, tant’è che nel 1934 venne confinato a Ponza e poi alle Isole Tremiti. Nel 1940, terminato l’esilio, rientrò nella città natale diventando presidente del Comitato di Liberazione Nazionale per la città di Gela. Rifiutò poi la candidatura per il Senato offerta dall’allora Presidente Pertini prima e da Saragat dopo. Nel secondo dopoguerra divenne consigliere comunale per conto del Partito Socialista, ma le magagne scoperte nell’ambito politico cittadino lo portarono alle dimissioni in breve tempo. Soltanto nel 1969 gli fu riconosciuta la pensione di perseguitato politico; dedicò gli ultimi anni della sua vita interamente allo studio, in particolar modo dei classici latini e greci.
  • Giuseppe Alabiso (1954-2015), Aviatore. Appassionato di calcio e automobilismo, ben presto si avvicinò al mondo degli ultraleggeri. Molti i record raggiunti, tra i quali il volo del 2014 durante il quale, partito dalla Valle dei Templi, approdò in Groenlandia percorrendo da solo oltre 13.000 km.  Già vittima di un incidente aereo nel 2004, nel quale sfiorò la morte, quest’ultima purtroppo lo trovò insieme al figlio Emanuele mentre, nel 2015, stavano sorvolando l’isola di Stromboli.
  • Mimmo Cuticchio (1948), Cantastorie e Attore. Il padre era il puparo Giacomo Cuticchio, che aveva fondato a Palermo il Teatro di Santa Rosalia. Mimmo continua la tradizione pupara, avvicinandosi anche al mondo del cinema e della recitazione. Si annovera una sua partecipazione al Padrino – Parte II di Francis Ford Coppola, oltre che in Cento Giorni a Palermo di Giuseppe Ferrara e in Terraferma di Crialese.
  • Rosario Crocetta (1951), Politico. Presidente della Regione Siciliana dal 2012, la sua carriera politica è nota per la lotta a Cosa Nostra durante i due mandati come sindaco di Gela nel 2002 e nel 2007. È stato, difatti, più volte preso di mira dalla criminalità organizzata in attentati poi sventati tempestivamente. Tre le pubblicazioni a suo nome, di cui l’ultima nel 2013.
  • Giovanni Cacioppo (1965), Cabarettista e Comico. Sebbene avesse già partecipato a note trasmissioni televisive e spettacoli teatrali, la sua carriera esplode grazie ai film di Aldo, Giovanni e Giacomo nel 1998. È vincitore del Delfino d’oro alla carriera nel 2009.
  • Domenico Di Graci (1965), Cantautore. Detto Bracco, presto dalla Sicilia approda a Bologna dove ha modo di collaborare con Lucio Dalla. Vince il Cantagiro nel 1993 e partecipa più volte al Festival di Sanremo. Oggi scrive testi per importanti autori italiani, tra i quali Gianni Morandi.
  • Roberto Bondì (1968), Storico. Sue molte pubblicazioni sui rapporti tra scienza e filosofia, insegna presso l’Università della Calabria. È uno tra i maggiori esponenti dell’ipotesi Gaia dello scienziato James Lovelock.
  • Monica Graziana Contrafatto (1981), Atleta. Militare dell’esercito italiano, partecipa a pericolose campagne di guerra in Afghanistan, in una delle quali rimane ferita in maniera permanente alla gamba destra. Per tale episodio viene insignita della Medaglia al Valore. Ha partecipato alle para-olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016 vincendo il bronzo nei cento metri piani.

Come arrivare

In auto per raggiungere Gela è possibile imboccare, venendo da Catania, la Strada Statale 417/SS417, mentre da Palermo è possibile seguire la E90, A19, E932 verso la Strada Statale 640, a Villarosa poi imboccare l’uscita Caltanissetta da A19/E932 e proseguire sulla SS626 e SS615 in direzione Gela. L’aeroporto più vicino è quello di Comiso “Pio La Torre”, che dista poco più di 40 km dalla città. Per quanto riguarda gli spostamenti in treno, su Gela confluiscono le linee “Caltanissetta-Xirbi-Gela-Siracusa” e “Catania-Caltagirone-Gela”, ma quest’ultima al km 326+600 è interrotta (dal 2011) per il crollo di un viadotto. Per raggiungere Gela in autobus, infine, è possibile usufruire delle linee private Astra, Interbus, Segesta, Etnatrasporti, Sicilbus, Sais oppure dell’AST, Azienda Siciliana Trasporti.

Mobilità urbana – Il servizio di trasporto urbano è gestito dall’AST – Azienda Siciliana Trasporti.

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