Identità Favara

Amministrazione

SINDACO

Antonio Palumbo

In carica dal: 25/10/2021

Deleghe:

Sito istituzionale

www.comune.favara.ag.it

Favara, Farfalla agrigentina

Il Castello Chiaramonte fu edificato nella seconda metà del XIII secolo e destinato a dimora di caccia di Federico II. Secondo quanto viene riportato in una lapide con iscrizioni in latino, italiano e siciliano ubicata nell’androne, fu oggetto di rimaneggiamenti già nel 1488 ad opera del maestro Bernardo Sitineri. Ha una pianta quadrangolare di circa 31 m di lato, mentre un portale ogivale conduce ad un androne davanti al quale si apre un’ampia corte con portali e bifore in alto che alleggeriscono l’aspetto compatto dell’edificio. Gli ambienti del piano terra hanno volte a botte e monofore a feritoia. Il piano residenziale accoglie la cappella con uno splendido portale, una parte absidale ed una copertura a cupola di tipo arabo di notevole pregio. Oggi si presenta in parte danneggiato, sia per il lungo abbandono in cui è stato lasciato che per discutibili interventi di restauro, e richiede urgenti interventi di consolidamento.

La miniera Ciavolotta è stata una miniera di zolfo proprietà di Cafisi Paolo ed eredi, una delle maggiori del comprensorio minerario di Agrigento. Attiva nel 1839, fu poi abbandonata ma dal 2010 è interessata da un progetto di conversione in parco minerario per una maggiore fruizione turistica. Tale parco si estenderà su una superficie complessiva di circa 28 ettari, parte dei quali rientrano nel territorio del comune capoluogo. Si procederà al recupero del cuore della miniera di superficie e di un fabbricato dove verrà allestito un museo tematico (minerario, mineralogico, fotografico e cartografico).

Le origini del primo nucleo abitativo sono molto antiche, come attestano i numerosi frammenti di ceramica in stile di Malpasso rinvenuti in contrada Ticchiara e risalenti alla tarda età del rame (2400-1900 a.C. ca.). Gli archeologi hanno scoperto però anche tracce di contesti funerari databili alla prima età del bronzo; i corredi infatti si riferiscono ad un periodo compreso tra il XIX ed il XVIII secolo a.C. Alcuni di questi reperti, tra i quali una coppa su alto piede contenente un cranio, sono custoditi oggi presso il Museo Nazionale di Agrigento. La colonizzazione greca (VI/III secolo a.C.) ha lasciato importanti vestigia soprattutto in località Caltafaraci: si tratta di un insediamento fortificato per il controllo del territorio circostante. Tra l’827 ed il 1061 d.C. gli Arabi conquistarono l’intera isola ed anche il borgo cadde. A questo periodo appartiene il sito di contrada Saraceno. Nella zona molti luoghi assunsero la toponomastica dei nuovi conquistatori, anche la stessa Favara (fawar, in arabo “polla d’acqua”), un termine scelto per indicare la presenza nella zona di numerosi corsi d’acqua. Il nucleo abitativo originario di Favara si sviluppò secondo un impianto urbanistico razionale intorno al castello edificato nella seconda metà del XIII secolo per volontà di Federico II Chiaramonte, figlio di Federico I e dell’agrigentina Marchisia Prefolio, ma si ipotizza l’esistenza di un casale arabo preesistente. I Chiaramonte si stabilirono nel castello per circa un secolo, dotando l’abitato di una cinta di mura; nello stesso periodo l’edificio fu occupato dai Moncada e dai Parapertusa e, successivamente, dai De Marinis. Dopo alterne vicende il castello passò agli Aragona Pignatelli e Cortes fino al 1829, quando il paese divenne comune autonomo. Queste famiglie trasformarono Favara da villaggio agricolo a ricca cittadina; il pieno sviluppo si ebbe però nel XVI secolo con l’apertura di miniere di zolfo e di concerie di pelle e proseguì nei secoli XVIII e XIX, in coincidenza con la progressiva intensificazione dello sfruttamento delle miniere.

Ricchissimo è il patrimonio storico-artistico di Favara. Tra i monumenti di indiscusso valore architettonico spiccano il convento dei frati minori conventuali (1574), che sorge sulla collina di San Francesco (da qui un tempo Favara appariva come una grande farfalla, con il corpo rappresentato da una lunga e dritta via che tagliava in due il paese); la chiesa di Santa Rosalia o del Purgatorio (XVII secolo), restaurata nei secoli XVIII e XIX; i palazzi Albergamo e Fanara (secoli XVIII e XIX); i palazzi Mendola di cui il più antico con facciata in stile neogotico ed il più recente, già sede per diversi anni del municipio, è oggi sede della ricca biblioteca comunale. Adiacente al Palazzo Mendola sorge il Palazzo di Salvatore Cafisi, detto Barone (metà del XIX secolo), in stile neoclassico con imponente portale d’ingresso. La chiesa del Santissimo Rosario (1705-1711), costruita su un edificio di culto preesistente (XVII secolo), è stata dichiarata monumento nazionale: al suo interno sono presenti un soffitto a cassettoni in stile cinquecentesco (XVII/XIX secolo) ed elaborati stucchi barocchi; la decorazione fu realizzata negli anni 1753-1754 dal maestro Calogero Pullara, cui si deve anche la volta in gesso della cappella di San Francesco da Paola. Gli interventi di restauro effettuati nel 1996 hanno riportato alla luce la cripta con le spoglie di numerosi defunti. Nell’angolo nord-est sorge il Castello Chiaramonte, senza dubbio l’edificio di maggior interesse dell’intero centro storico. Tra i maggiori edifici di culto si impone per la sua monumentalità la chiesa madre (XVII secolo), a pianta centrale con cupola, che si sviluppa in altezza per circa 56 m. La chiesa fu ricostruita agli inizi del XIX secolo e restaurata al termine del XIX con l’annessione della chiesa adiacente del Crocifisso, così denominata in quanto custodisce un crocefisso ligneo del XVI secolo. L’edificio, a tre navate, riccamente affrescato ed impreziosito nelle epoche successive dai mosaici realizzati da artisti toscani, è costruito in uno stile tipicamente lombardo-rinascimentale. Va infine ricordata la chiesa della Madonna del Carmine, con la monumentale facciata in pietra tardo-barocca, l’ampio portale aggettante ed il campanile settecentesco. Nel XVI secolo i francescani cedettero la chiesa con il convento annesso ai carmelitani.

Siti Archeologici − La Necropoli paleocristiana di contrada Stefano, sito archeologico di grandissimo interesse, presenta testimonianze di vita risalenti alla prima età del bronzo e dal periodo romano-bizantino a quello normanno. Il sito comprende inoltre più di cento tombe scavate a cielo aperto nella roccia e risalenti ai secoli V e VI d.C.

Oggi le miniere costituiscono un’attrazione turistica così come la mattanza e le attività legate alla tonnara; in tutto l’arcipelago è intensa l’attività ricettiva ed il settore è in crescita. Si segnalano poi la pesca e piccole realtà agricole e zootecniche.

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Musei − Il Museo ornitologico e la collezione di minerali che si trovavano al secondo piano della Biblioteca-Museo Antonio Mendola sono di recente stati trasferiti nella sala di “Timilia” del Castello Chiaramonte.

Biblioteche – Biblioteca comunale Barone Antonio Mendola, piazza Cavour n. 56.

Sacro e Profano – Tra le feste maggiormente sentite dagli abitanti ha acquisito grande importanza la Sagra dell’Agnello Pasquale, realizzata con il patrocinio dell’Unione Europea; la sagra ha origini recenti (1997), ma lo squisito dolce che la caratterizza, a base di mandorla tritata e zucchero con un ripieno di pistacchio, era preparato già agli inizi del XX secolo dalle suore del collegio di Maria, ed è comunque probabile che la sua origine sia molto più antica. Inoltre, gli abitanti si ritrovano in festa per celebrare in giugno Sant’Antonio, il patrono.

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Come arrivare

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