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Ragusa, il sindaco Cassì risponde alle critiche dopo l’adesione a Forza Italia

La recente decisione del sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, di aderire a Forza Italia continua a far discutere. In un lungo post pubblicato sui social, il primo cittadino ha affrontato i commenti negativi e le accuse di “tradimento” arrivate da una parte della comunità.

Le reazioni sui social

Cassì ha ammesso che la sua scelta politica è stata accolta con opinioni contrastanti: «I commenti critici sono tanti quanti i like, e non provengono soltanto dai soliti oppositori», ha scritto. Molti, secondo il sindaco, si sentono delusi perché lo avevano sostenuto come espressione di un civismo moderato, senza legami diretti con i partiti tradizionali.

Le motivazioni della scelta

Il sindaco ha spiegato di non aver pianificato la propria adesione a un partito quando si è candidato per il secondo mandato: «Non c’è stato alcun inganno – ha chiarito –. Ho deciso solo di recente, perché un partito è necessario se voglio continuare il mio percorso politico su altri livelli istituzionali e dare più forza a un progetto di crescita per Ragusa».

La scelta, sottolinea Cassì, non è stata dettata da calcoli di convenienza ma da una vicinanza valoriale: «Forza Italia è un partito di centro, moderato, europeista e liberale: sono principi in cui mi riconosco e nei quali posso dare un contributo».

Tradimento o responsabilità?

Secondo il sindaco, la vera contraddizione non sarebbe l’adesione a un partito, ma l’ipotesi di interrompere il percorso avviato: «Chiudere l’esperienza politica con il secondo mandato, rinunciando a far crescere la nostra squadra e il nostro progetto, avrebbe significato tradire chi ha investito su di noi».

Cassì respinge inoltre l’accusa di opportunismo: «La vera scelta opportunistica sarebbe stata quella di attendere la vigilia delle elezioni per schierarsi con il partito favorito dai sondaggi. Io ho scelto per tempo e alla luce del sole».

Il giudizio finale spetta ai cittadini

Il sindaco conclude il suo messaggio ricordando che saranno i ragusani a valutare il suo operato: «Se riterranno che ho lavorato bene, mi sosterranno ancora. Diversamente, tornerò a casa, come vuole la democrazia».

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