Sempre Verde 28 maggio Lucca Sicula, Villafranca Sicula, Burgio, Calamonaci

Sabato 28 maggio 2022 su Rete 4  è andata in onda la puntata con il servizio dedicato ai comuni siciliani di Lucca Sicula, Villafranca Sicula, Burgio e Calamonaci scelti da Ialmo, concessionaria per la Sicilia del Format Mediaset, Sempre Verde.

In questa puntata

Il piccolo borgo si distende sulle colline, immerso nella valle del fiume Verdura. L’origine del centro risale al 1622, quando la moglie di Francesco Lucchesi da Campofranco ottenne il permesso di bonificare il feudo Culla per edificarvi un nuovo insediamento, che assunse il nome del nobile consorte. Le estreme condizioni di povertà dovute al controllo feudale non permisero però la costruzione di edifici; fu soltanto con la fine del feudalesimo e l’Unità d’Italia che il borgo assunse il toponimo attuale. L’economia locale si basa essenzialmente sulla coltivazione dei prodotti della terra come olive, cereali, mandorle, uva, pesche ed agrumi, anche se non mancano l’allevamento di ovini e bovini ed una fiorente produzione artigianale specializzata nella lavorazione del legno. Grazie all’impiego dei fondi europei è stato possibile migliorare le attività imprenditoriali incentrate sulla lavorazione dell’olio, un prodotto che favorisce una notevole promozione turistica del paese con una festa dedicata proprio a questo prodotto. Il territorio di Lucca Sicula è inoltre compreso nella zona di produzione dell’Arancia di Ribera D.O.P.

Il piccolo borgo rurale si adagia alle falde della collina di San Calogero, immerso nella valle del fiume Sosio. Il toponimo deriva dalle clausole della licentia populandi del 1499, che esentava il centro dal pagamento delle imposte regie per volere del barone Antonio Alliata, originario di Pisa, che fondò il primo borgo su un territorio appartenuto al monastero di San Giorgio di Triocala. Intorno al 1600 passò sotto l’egida del Principe Francesco Alliata, il quale esercitò il diritto assoluto di vita e di morte sui cittadini. L’appositivo Sicula fu aggiunto nel 1863 per distinguerlo dagli altri sei comuni omonimi in Italia. La ricca produzione di uva, olive, frutta, grano, agrumi, mandorle ed il cospicuo allevamento di ovini e bovini sostengono l’economia. Per quanto concerne l’artigianato, come da tradizione le donne si occupano di ricamo ed uncinetto; gli uomini delle coffe, resistentissime borse intrecciate con la palma nana.

Il piccolo borgo si distende nell’entroterra, immerso nel verde di uno scenario paesaggistico molto suggestivo solcato dal fiume Verdura. Le origini del primo nucleo abitativo sono molto antiche ma incerte: non esistono, infatti, documenti che raccontano della sua fondazione. Discordanti sono anche le tesi a sostegno del significato del suo nome: alcuni lo fanno derivare da un termine siciliano che significa “materia ammassata” (specialmente fieno), altri dalla parola tedesca burg (castello). È possibile sapere con certezza, però, che il centro esisteva già nel 1282, anno in cui Pietro I d’Aragona convocò i rappresentanti di alcuni borghi, tra cui quello agrigentino, al Parlamento Siciliano. Molto probabilmente è l’emiro Alì Ben-Nisema il primo signore del paese, che in seguito passa nei domini di diverse famiglie tra cui quelle dei Peralta, dei Cardona e dei Gioeni fino all’abolizione della feudalità nel 1812. L’artigianato rappresenta da sempre la ricchezza maggiore di Burgio grazie alla varietà di materie prime disponibili ed alla lavorazione della pietra e della terracotta. Già nel 1400, infatti, si realizzavano tegole senza l’utilizzo dei forni e nel corso degli anni sono state aperte diverse botteghe artigiane che hanno dato vita alla fantasia di diversi maestri d’arte. Burgio è stato riconosciuto come comune di affermata tradizione ceramica artistica e tradizionale; il comune siciliano è inoltre uno dei pochi ad essere ancora attivo nella creazione di campane note a livello internazionale.

Il piccolo borgo si distende tra i monti e la zona costiera, immerso in una pianura rigogliosa solcata dai fiumi Verdura e Magazzolo. Il toponimo deriva dal termine arabo kalat-almunach (fortilizio di sosta). L’origine del centro risale probabilmente alla dominazione araba dell’isola; tuttavia la fondazione ufficiale risale al 1574, quando il nobile Antonio Termini Ferreri ottenne il permesso di ripopolare il feudo. Alla guida del nuovo insediamento si alternarono diverse famiglie nobiliari che nel corso degli anni ne mantennero la proprietà fino all’abolizione della feudalità, che consentì al paese di elevarsi a comune autonomo. L’economia locale è prevalentemente agricola; molto importanti infatti sono le coltivazioni di mandorle, uva, miele, agrumi, ma soprattutto olive. La varietà di olio extra vergine qui prodotta, denominata “biancolilla”, è rinomata in tutta l’isola e non solo. Sono presenti, infine, attività legate alla pastorizia ed all’apicoltura, mentre l’artigianato si concentra maggiormente sulla produzione delle cosiddette coffe, ovvero ceste di vimini intrecciate a mano dalle grandi dimensioni.

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