Identità Villalba

Amministrazione

SINDACO

Maria Paola Immordino

In carica dal: 06/10/2020

Deleghe:

Sito istituzionale

www.comune.villalba.cl.it

Villalba, l’antico feudo Miccichè

Le Serre di Villalba – Cozzo Pirtusiddu. Si tratta di un’area naturalistica molto suggestiva che si estende su di una collina a circa 900 metri sul livello del mare. Il luogo offre un panorama mozzafiato, è possibile scorgere in lontananza, Resuttano, Alimena, Valledolmo, Vallelunga, Lercara, Castronovo, Cammarata, San Giovanni Gemini, Aragona, Naro, Sutera e il castello Manfredonico, Marianopoli e Serradifalco. Talvolta è persino possibile distinguere l’imponente sagoma dell’Etna. È meta di escursioni e passeggiate naturalistiche, consente una totale immersione nella magia della natura.  Sono presenti volpi, conigli e lepri, nonché varie specie di uccelli. In quest’area è stato inoltre osservato un particolare sito megalitico; ad attirare l’attenzione degli studiosi, un monolite che richiama, per forma e possibili significati, l’idea di una antichissima “criosfinge” con volto orientato verso Polizzello; un’opera rupestre di notevole suggestione.

Toponomastica – Il nome Villalba significa città bianca, ed è probabilmente legato alla colorazione delle sue abitazioni che sono difatti bianchissime.

Origini – La zona era già conosciuta all’epoca della dominazione romana, durante la quale furono fondate diverse piccole colonie agricole stanziate principalmente nell’area successivamente denominata di Michiken (in araboterra nera) e nei pressi della contrada Porco, dove furono rinvenuti anche frammenti laterizi e ceramici. Dopo la caduta dell’Impero Romano il territorio seguì la storia della Sicilia; vennero i bizantini e poi gli arabi; sotto quest’ultima dominazione le colonie agrarie si ingrandirono e presero la struttura di casali. Nel periodo normanno (1077 – 1197), il conte Ruggiero D’Altavilla concesse a Lucia Cammarata, sua consanguinea, il vasto contado di Cammarata. Secondo lo storico Gaetano Di Giovanni, i possedimenti si estendevano negli odierni territori di Villalba, Vallelunga e Mussomeli. Il contado, di lì a pochi anni, ritornò al demanio regio. Durante la dominazione sveva (1198 – 1267), il contado di Cammarata rimase incorporato nel demanio fino al 1256, per poi venir concesso, da Manfredi, a Federico Maletta, con diploma del 1257. Successivamente dubbie notizie fanno riferimento ad un’altra investitura, del feudo Michiken, al palermitano Riccardo De Milite, alla morte del quale, le terre tornarono al regio demanio. Fu sotto gli aragonesi (1285 – 1410) che un nuovo signore ebbe a dominare queste terre; il palermitanoGiovanni De Calvello il quale ottenne l’investitura da Costanza, moglie diFederico il Semplice, dei feudi di Duccu e Michiken. De Calvello mantenne il feudo fino al 1371, quando questo ritornò nel demanio regio. Il 14 marzo 1527,Carlo V di Spagna, bisognoso di fondi per foraggiare le guerre contro Francesco I di Francia, decise di alienare parte dei beni del patrimonio della corona. Fra questi vi era la baronia di Villanuova, che comprendeva sette feudi fra i quali il feudo Miccichè (Michiken), che fu acquistata da Cipriano Spinola, il quale ottenne, contestualmente, la licentia populandi. La baronia di Villanuova passò sotto vari signori, diverse casate che si intrecciarono tra loro mediante unioni in matrimonio. Nel 1738 , durante il lungo regno borbonico, fu la volta della potente famiglia Branciforti, principi di Villanuova. Un punto di svolta per il paese si ebbe soltanto alla metà del XVIII secolo, quando il feudo fu venduto da Domenico Corvino – Caccamo, per tramite di Don Giuseppe Maria Ruffino, a Don Nicolò Palmieri, della città di Caltanisetta. La nascita del borgo attuale si deve infatti all’opera di popolamento del feudo Micciché messa in atto proprio da Don Palmieri. Quest’ultimo fu protagonista di numerose liti con Don Papé di Pratameno, duca di Vallelunga, a causa del mancato rilascio di una espressa licentia populandi. Tuttavia, il borgo, nel 1785 era popolato da circa 800 abitanti che crebbero ad oltre mille già sul finire del secolo.

Villalba contemporanea – Alla morte di Don Nicolò Palmeri fu la volta del figlio Placido che continuò l’opera paterna e fu insignito, dal principe ereditario Francesco, del titolo di marchese. Il feudo, tra alterne vicende, fu tenuto dalla famiglia Palmieri sino alla ufficiale abolizione del sistema feudale, ad opera della corona borbonica, con la costituzione del regno. Nel 1860, un grande sconvolgimento politico cambiò per sempre la storia della Sicilia e dell’Italia intera: lo sbarco di Giuseppe Garibaldi, il 7 agosto del 1860; Villalba entrò così a far parte del Regno D’Italia. Il periodo successivo, sotto il governo unitario non fu privo di tensioni sociali, la questione della distribuzione della terra si fece rovente e, nel 1875, un grande sciopero paralizzò le campagne circostanti Villalba; per la prima volta i braccianti agricoli ed i coltivatori si riunirono in una lotta congiunta di classe. Episodi analoghi si ripeterono anche nei decenni successivi, (1901, 1903, 1907, 1920, 1925) finalizzati alla rivendicazione del diritto alla concessione perpetua e contro la tassazione nazionale che strozzava l’economia agraria. Il periodo fascista e la seconda guerra mondiale, sopirono (o per meglio dire soppressero) le istanze dei contadini, i quali tornarono a far sentire la propria voce nel dopoguerra, quando il tema della riforma agraria si fece più caldo, a seguito della mancata esecuzione dei Decreti Gullo, sulla ripartizione della terra coltivabile; fu proprio in questi frangenti che si registrò l’occupazione dei feudi dei fratelli Mistretta, in contrada Mattarello, da parte di contadini riuniti in associazioni sindacali, il 19 e 20 novembre del 1949 e dei feudi di Vincenzo Guccione, nei giorni successivi. Negli anni ’50 del novecento, la crisi del comparto agricolo aprì la strada ad una massiccia emigrazione verso il nord Italia e verso l’estero.

Centro storico – Ruota intorno alla piazza Vittorio Emanuele, centro focale e spirituale, dove sorge la Chiesa Madre.

Architettura Religiosa

  • Chiesa madre dedicata a San Giuseppe, Santo Patrono, edificata nella centralissima piazza Vittorio Emanuele. La facciata in pietra intagliata offre delle decorazioni con pseudo-colonne a rilievo disposte simmetricamente su due piani rispetto al portale centrale. La torre campanaria si trova all’interno della chiesa e custodisce il vero tesoro della basilica: una statua settecentesca che raffigura il Santo patrono realizzata da Filippo Quattrocchi, uno dei massimi interpreti della scultura lignea di carattere sacro del tardo Settecento.
  • Chiesa della Concezione, si trova in piazza Marconi ed è, per importanza, la seconda Chiesa del paese. Fu edificata nel 1795 per volere del parroco Don Lo Bello e grazie al finanziamento del barone Placido Palmieri.
  • Cappella del Calvario, è posta su una piccola collina che domina la cittadina. Si ricopre di erba durante il periodo Pasquale, poiché lasciata volontariamente incolta; vi sono poste le tre croci a commemorare gli eventi della passione di Gesù Cristo sul Monte Calvario e una serie di piccole cappelle votive ai lati, raffiguranti le stazioni della via Crucis.

Architettura Civile

  • Palazzo Baronale Palmieri Morillo, pregevole costruzione voluta dal barone Nicolò Palmieri-Morillo, nel tardo ‘700, che ne fece la propria residenza. Notevole l’imponenza della facciata composta da tre ordini orizzontali, grazioso il cortile interno.

Siti Archeologici

Sito megalitico di Portella della finestra – Cozzo pirtusiddu, sorge sulle Serre di Villalba.

Ancora oggi l’economia di Villalba rimane fondamentalmente agricola, favorita da vasti  appezzamenti di terra coltivati a grano, con uliveti secolari e rigogliose vigne (fa parte della Contea DOC di Sclafani). Si coltivano ortaggi, uva, pomodori, con cui si tiene annualmente la Sagra del Pomodoro; e le famose lenticchie di Villalba, riconosciute dal Ministero delle politiche agricole e dalla Regione Siciliana, come prodotto agroalimentare tradizionale. Piccole aziende si occupano infine dei comparti alimentare e della lavorazione di materie plastiche.

Evoluzione demografica – La popolazione di Villalba registrava 3.353 unità nel 1861, durante l’annessione al Regno D’Italia. Il numero aumentò nel periodo successivo, anche grazie alle battaglie per la terra. Nel 1881 gli abitanti erano già 4.181, questo dato si mantenne pressoché inalterato, fino al 1951, quando toccò l’apice con 4.932 abitanti. La successiva crisi del comparto agricolo invertì la tendenza portando ad un progressivo spopolamento del centro, così già nel 1961 si registrava il primo sensibile calo demografico con sole 3.737 unità. La tendenza non sembra arrestarsi come dimostrano i dati di seguito presentati: 2.408 residenti nel 1971, 2.307 nel 1981, 2.152 nel 1991, 1.916 nel 2001, 1.731 nel 2001. Ad oggi Villalba registra una popolazione di 1.633 abitanti.

Etnie e minoranze – A Villalba è presente una comunità straniera numericamente ben poco rilevante con 17 unità, perlopiù romeni.

Biblioteche – La biblioteca comunale, dedicata a don Alfonso Iucolino, è situata in via Vittorio Veneto.

Sacro e Profano – San Giuseppe, Santo Patrono di Villalba, si festeggia la seconda e terza domenica di agosto. Per l’occasione viene organizzata, da oltre trent’anni, la Sagra del Pomodoro siccagnu, con degustazione della salsa prodotta durante la Maxi spaghettata che si realizza alla vigilia della festività religiosa. Il giorno successivo a quest’ultima, si organizza la Sagra della Lenticchia, con degustazione della rinomata Lenticchia di Villalba (presidio slow-food) con allestimento di stand gastronomici in cui è possibile conoscere non solo la Lenticchia ma anche altri prodotti tipici Villalbesi (pomodori secchi, ceci e legumi, origano, olio extravergine d’oliva, formaggi). Segue lo spettacolo musicale in Piazza Vittorio Emanuele con concerto. Ad Agosto si festeggia anche San Calogero con l’offerta del pane devozionale durante le messe della giornata.

La cucina tipica di Villalba è legata alla grande tradizione agricola, non possono pertanto mancare i prodotti ortofrutticoli ed in particolare il pomodoro e la lenticchia. Il Pomodoro pizzutello Siccagno, l’oro rosso di Villalba coltivato senza irrigazione, dal grande valore nutrizionale e organolettico. Ricco di vitamina A e vitamina C, nonché di antiossidanti come il licopene, ha anche un basso contenuto di calorie. Si produce una salsa di pomodoro molto saporita che non ha bisogno di ulteriori condimenti. La lenticchia è stata introdotta nel XIX secolo grazie al Marchese Palmieri. Oggi la coltivazione è limitata ad una zona ristretta dell’agro villalbese, a causa delle numerose difficoltà legate alla coltivazione tradizionale ed alla scarsa resa produttiva relativa proprio ai metodi di coltivazione. La lenticchia di Villalba si distingue per le sue peculiari caratteristiche organolettiche e nutrizionali, dovute alla concomitanza di diversi fattori. Si annoverano anche alcuni squisiti piatti come il Coniglio in agrodolce, tagliato, pulito e cotto con cipolle, sedano e vino bianco e condito con una salsa agrodolce fatta con aceto e zucchero di canna.Involtini alla siciliana, secondo piatto di carne tipico che utilizza ingredienti tipici della cucina siciliana come i pinoli, le uvette, la cipolla, l’alloro e il caciocavallo, che donano alla carne un sapore e un aroma particolari. Tra i dolci tradizionali, nel periodo natalizio si preparano gli Occhietti di Santa Lucia, che sono dei taralli piccolissimi, glassati e dorati al forno.

  • Ettore Cipolla (1875 – 1963), politico e senatore del Regno d’Italia
  • Michele Pantaleone (1911- 2002), scrittore e politico italiano
  • Rosario Sferrazza (1943 – ), cantante e compositore italiano
  • Vittorina Vivenza (1912 – 2007), atleta italiana
  • Giuseppe Vizzini (1874 – 1935), vescovo cattolico italiano

Come arrivare

Villalba dista circa 95 km da Palermo ed è raggiungibile dal capoluogo siciliano tramite la A19 Palermo-Catania; uscita per Resuttano; SS 121 Catanese, verso Villalba. La stazione ferroviaria dista circa 6 km dal centro cittadino, al quale è però collegata da un servizio navetta, ed è posta sulla linea Palermo-Messina. L’aeroporto più vicino è quello di Palermo Punta Raisi e dista 124 km.

Mobilità urbana – Non è presente un servizio autobus di mobilità urbana ma, data la struttura pianeggiante e la ridotta estensione territoriale, Villalba può essere facilmente percorsa a piedi nella sua interezza.

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