Identità Termini Imerese

Amministrazione

SINDACO

Maria Terranova

In carica dal: 05/10/2020

Deleghe:

Sito istituzionale

www.comuneterminiimerese.pa.it

Antonino Mineo

Deleghe:

Assessore al Bilancio

Termini Imerese, origini termali

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L’antico toponimo latino di Termini Imerese, Thermae Himerensis, rimanda a due caratteristiche fondamentali dell’area: la presenza delle acque termali e l’appartenenza ad Himera. L’insediamento più antico documentato risale infatti al 648 a.C., anno in cui Calcidesi e Siracusani fondarono la storica città, distrutta poi dai Cartaginesi nel 409 a.C. Il territorio comunale fu abitato fin dalla preistoria, come testimoniano le numerose grotte disseminate nelle campagne circostanti e le tracce, rinvenute al loro interno, che vanno dal paleolitico superiore all’età del rame e del bronzo. La città appartenne ai Cartaginesi fino al 252 a.C., quando nella Prima Guerra Punica venne conquistata dai Romani: di quest’epoca sono ancora visibili i resti dell’acquedotto Cornelio, di età sillana; lo stabilimento termale, che sfruttava le acque curative delle sorgenti della zona, nonché alcune vestigia di un grande anfiteatro dalla forma ellittica che poteva ospitare fino a quattromila spettatori. Sotto il dominio dell’imperatore Augusto, infatti, la cittadina conobbe un notevole sviluppo urbanistico e la realizzazione delle prime fortificazioni. Poi, come accadde nel resto dell’isola, nei secoli successivi seguirono le dominazioni araba e normanna; sotto quest’ultima divenne città regia. Nel Medioevo e fino agli inizi del XIX secolo Termini Imerese fu uno dei maggiori centri di raccolta ed imbarco del grano: una fortuna commerciale dovuta principalmente al frequente rapporto di scambio intrattenuto con le repubbliche marinare e con molti altri porti del Mediterraneo.

Nel centro storico di Termini Imerese, delimitato dal perimetro della cinta muraria cinquecentesca realizzata da Carlo V, ci si imbatte in numerosi edifici religiosi: la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria è una costruzione quattrocentesca sulla cui facciata si apre un grande portale ogivale. All’interno le pareti sono decorate da una serie di affreschi che rappresentano scene della vita quotidiana della Santa, corredati da didascalie in antico dialetto siciliano, opere attribuite a Giacomo e Niccolò Graffeo. La chiesa di San Marco Evangelista custodisce invece pregiati stucchi di fine Settecento ed una statua della Vergine con Bambino datata 1510; quella dedicata a Santa Maria della Consolazione è uno degli esempi del barocco locale: sulla facciata campeggiano due statue raffiguranti Cristo e la Vergine, mentre l’interno, diviso in tre navate, è decorato con stucchi della celebre scuola serpottiana. La chiesa intitolata a Santa Maria di Gesù si trova in piazza San Francesco d’Assisi; eretta nel 1472, ha una facciata moderna che riproduce fedelmente lo stile dell’epoca. La principale chiesa cittadina in ogni caso è il duomo, intitolato a San Nicola di Bari: risale alla fine del XV secolo, ma ha subito molti rifacimenti nel corso del Seicento. Lungo la facciata, opera dell’architetto Ernesto Armò, ultimata nel 1912, si dispongono quattro nicchie che ospitano le statue dei Santi Giovanni Battista, Pietro, Paolo e Giacomo. Al suo interno si ammirano opere d’arte di rilievo: una croce lignea del 1484, dipinta su entrambi i lati da Pietro Ruzzolone, un altare secentesco rivestito di marmi policromi e dedicato all’Immacolata, ed un crocefisso ligneo del 1520 opera dell’artista Giacomo Di Leo, scultore locale. Tra gli edifici pubblici di maggior rilievo si ricorda soprattutto il palazzo comunale, sede del Municipio: fu costruito nel 1610 e rimaneggiato agli inizi del Novecento; al suo interno, uno degli spazi principali, la Sala del Consiglio, detta Cammara Picta, è stato affrescato da Vincenzo La Barbera con episodi di storia locale. A pochi metri dall’ingresso della città, presso la cinquecentesca Porta Palermo in via Garibaldi, si incontra la Villa Palmeri, nel cui giardino comunale, istituito nel 1845, si trovano i resti di una basilica e di una curia romane e l’antico campanile della chiesa cinquecentesca intitolata a San Giovanni Battista, oggi non più visibile. Dalla terrazza chiamata Belvedere Principe Umberto, da cui si gode un’ampia vista sulla città e sul porto; affacciandosi si possono ammirare la costa fino a Cefalù, il Monte San Calogero con la sua riserva naturale, Capo Zafferano e Palermo.

Tra le principali attività economiche praticate dai termitani ci sono l’agricoltura, in particolare la coltivazione di frutta, agrumi, uva, olive e carciofi, ma anche la pesca ed il commercio di prodotti ittici, la lavorazione artigianale ed il commercio di oggetti in ceramica e ferro battuto. Importante il turismo, dovuto soprattutto alla presenza di diversi stabilimenti termali. Nel secondo dopoguerra si è sviluppato un fiorente polo industriale nel settore tessile, metalmeccanico e nella raffinazione dello zolfo, oggi in fase di crisi. Un capitolo a parte riguarda la fabbrica della Fiat di Termini Imerese: nata nel 1970 e molto attiva nei successivi anni Ottanta, subì una crisi negli anni Novanta che culminò nella ristrutturazione del 2002, che ne scongiurò la chiusura. Nel giugno 2009 la Fiat, confermava la produzione della Lancia Ypsilon fino al 2011 e manifestava l’intenzione di mantenere lo stabilimento con produzioni diverse da quella automobilistica. Nel gennaio 2010, l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, durante l’intervento all’Automotive News World Congress, affermava l’irrevocabilità dei piani di chiusura della fabbrica siciliana dichiarando: su Termini Imerese la decisione è irreversibile: lo stabilimento sarà chiuso nel 2012. Il 26 novembre 2011 venne ufficializzata la chiusura della trattativa sulla parte economica riguardante gli incentivi alla mobilità per i lavoratori dello stabilimento, dismesso definitivamente dalla Fiat il 31 dicembre 2011. Dal 1º gennaio 2015 lo stabilimento è passato alla Blutec, società del gruppo Metec (Stola).

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Musei – Il museo civico è dedicato a Baldassarre Romano, archeologo termitano vissuto nell’Ottocento. Fondato nel 1873, occupa i locali dell’ex ospedale della Santissima Trinità ed ospita una collezione di monete d’oro e d’argento di conio romano provenienti da varie città della cosiddetta Magna Grecia. Nelle sale si trovano anche reperti dei periodi paleolitico, romano ed arabo: dipinti, arazzi, sculture ed oggetti preziosi. Dopo una lunga fase di ristrutturazione dell’edificio, il museo ha riaperto i battenti nel 1990, diviso in tre sezioni: archeologia, pinacoteca e storia naturale.

Biblioteche – La Biblioteca Comunale Liciniana è attiva dall’Ottocento, voluta da un sacerdote del luogo, Giuseppe Ciprì; i suoi scaffali ospitano più di novantamila volumi tra cui molti preziosi manoscritti, edizioni antiche, pergamene e scritti autografi.

Sacro e Profano – La festa tradizionale più sentita dalla popolazione locale è certamente il Carnevale, il più antico dell’isola: nelle strade del centro storico per tutta la settimana si succedono colorati carri allegorici, vivaci sfilate di gruppi in maschera, animazione musicale, degustazioni e vendita di prodotti della gastronomia locale. Beato Agostino Novelli è il patrono della città e viene festeggiato ad agosto.

Uno dei piatti caratteristici della città sono le lasagne cacate, preparate con ricotta e salsicce.

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Come arrivare

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