Identità Santo Stefano Quisquina

Amministrazione

SINDACO

Rag. Francesco Cacciatore

In carica dal: 11/06/2018

Deleghe:

Personale – Polizia Municipale – Programmazione Economica – Bilancio – Efficienza Macchina Amministrativa e Processi Partecipativi

Sito istituzionale

www.comune.santostefanoquisquina.ag.it

Teresa Antonella Giambartino

Deleghe:

Vice Sindaco – Pubblica Istruzione – Politiche Sociali e della Famiglia – Pari Opportunità – Beni Culturali – Attività Produttive

Ignazio Schillaci

Deleghe:

Lavori Pubblici – Pianificazione Territoriale – Urbanistica – Beni Comuni – Viabilità

Alberto Madonia

Deleghe:

Politiche Giovanili – Rapporti con le Associazioni – Sport, Turismo e Spettacolo – Servizi Ambientali e Decoro Urbano

Santo Stefano Quisquina, una Terra ricca e fertile

in aggiornamento

Il toponimo era originariamente Santo Stefano e la denominazione Quisquina, termine che deriverebbe dall’arabo koskin (oscuro), fu aggiunta in seguito per indicare la sua vicinanza con l’omonimo monte. Le prime testimonianze che attestano la frequentazione del luogo risalgono al XIV secolo, durante il regno di Federico II d’Aragona, e si riferiscono al proprietario del feudo di Santo Stefano, Giovanni Caltagirone. In epoca successiva il nucleo abitativo passò nei domini di Federico Chiaramonte, che sembra abbia fondato la chiesa madre ed il castello baronale; nel corso degli anni anche altre famiglie nobiliari lasciarono il segno nella storia della città, come quella dei Ventimiglia che vi regnò fino all’abolizione della feudalità.

Le architetture di maggiore interesse storico-artistico sono il santuario di Santa Rosalia alla Quisquina, risalente al 1760; la chiesa del Purgatorio; il museo etnoantropologico, dedicato alla locale civiltà rurale; il palazzo baronale dei Ventimiglia, del 1745; la chiesa di San Calogero, decorata internamente con opere di artisti locali. Degne di nota sono inoltre la fontana del XVIII secolo ubicata in piazza Castello, la chiesetta del Santissimo Sacramento e la chiesa di San Francesco di Sales, edificata nel 1723. Da sottolineare anche i ruderi della Pistacchiera (costruzione utilizzata per la lavorazione dei pistacchi), la masseria Genoardi e la masseria Realtavilla, che testimonia la presenza araba nel luogo. Con lo scopo di proteggere una parte del comune soggetta a fenomeni franosi è stata impiantata, intorno al 1900, la villa comunale che conserva diverse specie botaniche come palme, salici, pini ed eucalipti.

L’economia locale si basa su un’intensa attività artigianale specializzata nella lavorazione del legno, del ferro, del marmo, della pelletteria, del vetro, dei ricami e dei fuochi d’artificio. Il centro vanta anche una cospicua coltivazione di olive, cereali, agrumi, mandorle e mele. Le favorevoli condizioni climatiche e la vocazione del territorio, poi, fanno sì che l’allevamento zootecnico (bovini, caprini ed ovini) sia tra le maggiori fonti di ricchezza del comune, grazie alla produzione di diversi prodotti caseari come le caciotte, il caciocavallo fresco e stagionato, la ricotta fresca – di pecora o mista – e la ricotta salata.

in aggiornamento

Biblioteche − La Biblioteca comunale Giordano Ansalone ha sede nei locali dell’ex municipio comunale e dispone di un patrimonio di 14.000 volumi.

Sacro e Profano – La festa tradizionale maggiormente sentita dagli abitanti si svolge in onore della patrona, Santa Rosalia, che viene celebrata nella prima domenica del mese di giugno dal 1674, anno in cui fu scoperta la grotta che ha accolto per dodici anni (dal 1150 al 1162) la giovanissima eremita Rosalia Sinibaldi, che fuggiva dalla vita quotidiana per dedicarsi alla preghiera. I festeggiamenti durano cinque giorni e sono caratterizzati da una processione di fedeli che giungono da tutta la Sicilia e portano in giro per le vie della città e per le campagne il busto argenteo con le reliquie della Santa, che successivamente entra trionfalmente nella sua chiesa. A precedere la moltitudine dei devoti sono un centinaio di cavalieri che danno vita alla tradizionale cavalcata, che si chiude con momenti di musica e di svago. Le radici rurali del borgo si ritrovano anche durante le due importanti sagre delle mele e del formaggio; la prima si tiene nel mese di ottobre mentre la seconda si svolge a maggio.

Sono i diversi testi ed i racconti degli anziani lavoratori a parlarci dell’antica storia del formaggio di Santo Stefano Quisquina. Da sempre, il prodotto si ottiene lavorando il latte di pecora a cui viene aggiunto, a volte, quello di vacca. Tipica è anche la sua forma, cilindrica e con la faccia superiore concava. Di color bianco-paglierino è la crosta, caratterizzata dai marchi impressi dal cosiddetto “precentino di junco” in cui il formaggio viene trasformato e da cui prende la forma.

in aggiornamento

Come arrivare

in aggiornamento

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