Identita San Cipirello

Amministrazione

SINDACO

Vincenzo Geluso

In carica dal: 11/06/2017

Deleghe:

Polizia Municipale, Protezione Civile e al Personale

Sito istituzionale

www.comune.sancipirello.pa.it

Russo Claudio

Deleghe:

Vice Sindaco; Servizi Sociali, Beni Culturali e Turismo, Rapporti con il Consiglio Comunale

Clesi Giuseppe

Deleghe:

Lavori pubblici e Urbanistica, Ambiente e Servizi a Rete

Randazzo Vincenzo

Deleghe:

Politiche Giovanili, Sport e Spettacolo, Bilancio e Finanze, Verde Pubblico e Arredo Urbano.

Vaccarino Loredana

Deleghe:

Pubblica Istruzione, Sanità, Servizi Cimiteriali, Attività Produttive e Agricoltura.

San Cipirello, una contrada che divenne comune

in aggiornamento

Il toponimo San Cipirello risulta come contrada in varie fonti documentarie sin dalla metà del Settecento, anche se il nome era declinato prima come Sanciopirrello e di seguito come Chianciopirello, Chiancipireddu e Piangiopirello. Il borgo agricolo vero e proprio ha origini recenti: si è sviluppato, infatti, nel XIX secolo sulle macerie del paese di San Giuseppe dei Mortilli (ora Jato), dopo che nel 1838 una disastrosa frana del Monte Jato aveva raso al suolo due terzi del paese, allora abitato da 5.000 persone. Una parte di queste fu costretta a trasferirsi qualche centinaio di metri più a sud, in contrada San Cipirello, dove iniziò la costruzione del nuovo comune, diventato autonomo solo nel 1864. La storia recente ricorda di San Cipirello il tragico giorno del primo maggio 1947, quando nella pianura a metà strada tra i comuni di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello avvenne la famosa strage di Portella della Ginestra: una manifestazione di braccianti fu attaccata dagli uomini del bandito Giuliano, causando 11 morti e 65 feriti.

Siti Archeologici

Scavi condotti nel 1971 da una equipe dell’Università di Zurigo in cima al Monte Jato hanno riportato in superficie l’antica città, abitata dal IX secolo a.C. al 1246. Si tratta dell’acropoli con l’agorà (pavimentata con lastre in arenaria), del teatro (con 4.400 posti), del tempio di Afrodite e della casa a peristilio. Questa, del II secolo a.C., è una delle più grandi dimore private del mondo greco-ellenistico arrivate fino a noi: 800 mq, 25 stanze, 2 piani e cortile interno con colonnato.

San Cipirello è nota per i prestigiosi vini che produce, come il Distinto, il Sole del Belice, l’Elimo, il Pietralunga, il Sicano. Le aziende vinicole del territorio sono infatti all’avanguardia e si servono di enologi di formazione nazionale ed internazionale. Il comune celebra questa lunga e prestigiosa tradizione vitivinicola con un appuntamento molto importante e seguito: il meeting biennale Città del vino e dell’archeologia. Oltre al vino, nel territorio si produce olio d’oliva, formaggi e si coltiva il grano. Tra le attività artigianali si distinguono la lavorazione del legno, del ferro e dell’alluminio. Da anni San Cipirello fa parte del Consorzio Sviluppo e Legalità assieme ai comuni di San Giuseppe Jato, Corleone, Piana Degli Albanesi, Camporeale, Altofonte, Monreale e Roccamena. Sviluppato l’allevamento.

in aggiornamento

Musei – Nel patrimonio artistico di San Cipirello si distinguono ben due musei. Nel primo, il più piccolo, sono conservati i reperti rinvenuti durante gli scavi dell’antico sito della città: ceramiche medievali, locali od importate, provenienti dal tempio di Afrodite; materiale vascolare e soprattutto due cariatidi e due telamoni, che ornavano il teatro greco di Jaitas. Inoltre, è stato recuperato, unico nel suo genere, anche uno dei due leoni accovacciati che decoravano lateralmente le file delle gradinate riservate alle autorità. Il secondo museo è quello etno-antropologico, fondato nel 1989 sotto la guida del professor Francesco Carbone. Al suo interno sono stati ricostruiti gli ambienti delle case contadine ed i cicli agricoli del grano e dell’uva.

Sacro e Profano – Patrona del paese è Maria Santissima Immacolata, che viene festeggiata dal 6 all’8 settembre. Molto sentita dai sancipirellesi è anche la Festa di San Giuseppe, il 19 marzo, quando si organizzano le Virgineddi: si tratta della preparazione di altari colmi di piatti tipici da offrire agli indigenti del paese, in onore del Santo, per le grazie ricevute. Il grano è protagonista della Festa di Santa Lucia (13 dicembre): al posto del pane si prepara un piatto di grano bollito, detto cuccia. Ricordiamo anche l’organizzazione del meeting biennale Città del vino e dell’archeologia.

I dolci più diffusi sono legati alle feste: mustazzoli, i cucciddata e gli sfinci a Natale; i pupa cu l’ovu e la pignulata a Pasqua. Col grano si preparano i tagghiarini col maccu, cioè fave secche cotte fino a farle diventare semifluide, con finocchietti di montagna ed olio d’oliva.

in aggiornamento

Come arrivare

in aggiornamento

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