Identità Pachino

Amministrazione

Commissari Straordinari

Carmelo Musolino, Rosanna Mallemi e Vincenzo Lo Fermo

insediati il 18/02/2019

Sito istituzionale

www.comune.pachino.sr.it

Pachino, Città del ciliegino e vino

La Tonnara di Marzamemi, risalente al periodo della dominazione araba in Sicilia, è una delle più antiche ed importanti della Sicilia Orientale in quanto vi si lavorava la maggior parte del tonno pescato nei Mari Ionio e Mediterraneo.

L’esterno conserva ancora l’antica struttura, mentre l’interno è visitabile e gli Scieri, zona dove un tempo si ricoveravano le barche da pesca, adesso è stata trasformata nella Loggia,una grande sala che conserva le antiche arcate in tufo. Si consigliano visite nel tardo pomeriggio, al tramonto o alla sera: posta a ridosso del mare e sull’antico porticciolo dei pescatori, acquista un fascino indescrivibile.

Toponomastica – L’etimologia del nome Pachino è incerta. Alcuni individuano una derivazione fenicia, da pachum, che significa guardia; altri si rifanno invece al greco antico pachys, che significa abbondante, fertile. Esistono altre teorie che ne fanno risalire il significato a Pachys Oinos, ovvero terra abbondante di vino.

Origini – Il promontorio di Pachino fu abitato sin dalla preistoria, come testimoniano alcuni reperti scoperti nella Grotta Corruggi, mentre della frequentazione del periodo mesolitico è rimasta traccia nella Grotta del Fico. Successivamente, nell’età del ferro, del rame e del bronzo, fino all’arrivo dei Siculi, le abitazioni rupestri si spostarono nella vicina zona denominata Cugni di Calafarina. Qui nacquero villaggi e necropoli, un dolmen per i defunti ed un forno sotterraneo per la lavorazione dei metalli, i cui resti, portati alla luce da Paolo Orsi, sono tuttora visibili.

Una leggenda vuole che proprio in una grotta di Calafarina si consumasse l’ultima resa degli Arabi ai Normanni. Siamo nel 1091. La Sicilia è preda di Ruggero d’Altavilla. Solo Noto resisteva, anche dopo la morte dell’emiro Ben-Avert. La sua consorte, dopo l’espugnazione di Siracusa, si era rifugiata nella cittadella fortificata: Noto, tra fame e dolore, sembrava l’ultimo baluardo della cultura islamica. E qui comincia la vicenda fantastica.
Pare che in uno di quei giorni di estrema resistenza, un dignitario suggerisse alla principessa di abbandonare la fortezza con gli oggetti più preziosi per fuggire in Oriente. La regnante, ancora memore del valore del marito morto in battaglia, resistette a quella richiesta. Ma ancora per poco. Non appena l’assedio sembrò lasciare uno spiraglio di tregua, gli Arabi organizzarono la fuga della principessa con un lungo seguito di dame di compagnia e servi, più cento muli carichi di ricchezze, verso la costa africana. Il momento era critico. Le navi arabe erano pronte a salpare dalla spiaggia di Marzamemi mentre a largo si intravedevano le imbarcazioni normanne. A quel punto la regnante decise di lasciare il suo tesoro nell’Isola affinché non cadesse in mano dei nemici. Bisognava trovare un nascondiglio, dove poter tornare in tempo di pace a riprendere il bottino. Qualcuno del seguito suggerì l’antro, oggi conosciuto come la grotta di Calafarina. E, per difendere i forzieri, un gruppo di schiavi armati. La principessa acconsentì fidandosi del drappello che avrebbe custodito il suo tesoro. La leggenda racconta che gli inservienti scelti per la missione fossero decine, addirittura centinaia. Tutti fidati, perché chiunque di loro avrebbe potuto lasciare la guardia e scappare con una cassa ricca di tesori per garantire a sé e alla propria famiglia un’esistenza migliore. Così non fu. Quegli uomini introdussero i forzieri nella grotta e giurarono di difendere le ricchezze della principessa anche a costo della loro stessa vita. Non passò molto da quando i Normanni seppero del tesoro e del manipolo di soldati posti a guardia della caverna. Lì si scatenò la furia dei seguaci di Ruggero: una quantità smisurata di frecce scese a pioggia contro gli Arabi che, si dice, perirono tutti. A questo punto la storia si offusca. Forse furono i superstiti dell’attacco nemico, o altri compatrioti sfuggiti all’assedio della cittadella, in ogni caso pare che qualcuno tra gli Arabi sopravvissuti celebrò un rito magico proprio nella grotta di Calafarina: i corpi straziati di coloro che morirono per custodire il tesoro della principessa sarebbero risorti ogni volta che qualcuno si fosse introdotto nell’antro per scovare la fortuna regale. Pare che mai più nessuno si sia avventurato nella parte più nascosta della grotta per non incorrere nella maledizione. Difatti, si racconta, che gli ambasciatori della principessa, giunti per recuperare il tesoro, fossero stati massacrati dagli spettri, posti ancora oggi a guardia del bottino.

I Siculi, tra il XVI ed il VI secolo a.C., dominarono la zona e furono sconfitti nel IV secolo a.C. dai Greci. Dopo la dominazione romana seguì quella bizantina (si segnala anche il passaggio dei Vandali e degli Ostrogoti). La conquista araba del IX secolo decretò un notevole sviluppo economico dell’area di Pachino, con l’introduzione della coltura degli agrumi e la costruzione di ingenti opere pubbliche, come quelle idriche per l’irrigazione dei terreni, i pozzi Senia, l’acquedotto della Torre Xibini, l’impianto delle saline e la tonnara in località Marzamemi. Dopo gli Arabi fu la volta dei Normanni, che fortificarono l’area ed introdussero il feudalesimo; proprio nell’ambito di suddivisione del territorio ispirato al sistema feudale, si inserì la nascita del centro abitato di Pachino. Il feudo di Scibini, sul quale sorse il centro urbano, apparteneva nel XVIII secolo a Gaetano Starrabba, principe di Giardinelli. Egli decise di popolare la zona per dare nuovo impulso all’agricoltura e fece richiesta alla corona, prima a Carlo III di Borbone e successivamente a Ferdinando IV di Borbone, di poter creare un insediamento, favorendo l’immigrazione di Greci, Albanesi e Maltesi. La casa reale concesse il cosiddetto ius populandi, il diritto cioè di popolare, insieme ad alcuni privilegi che decretavano l’autonomia amministrativa del feudo dalla città di Noto. Quest’ultima si oppose strenuamente, ma invano, alla crescita ed all’indipendenza del novello centro, che nacque ufficialmente nel 1760.

Pachino contemporanea – Nell’Ottocento Pachino fu teatro di accese rivolte antiborboniche, come quella del 1837; più in generale, partecipò attivamente ai moti risorgimentali del 1848. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu uno dei luoghi preposti allo sbarco alleato del luglio 1943. Finita la guerra bisognava rifondare l’agricoltura e soprattutto ricostruire le opere pubbliche distrutte dai bombardamenti. Dagli anni ‘50 in poi si cercò di risollevare l’economia della città pachinese introducendo la serricoltura. Nel 1975 la Regione Sicilia rese Portopalo di Capo Passero indipendente da Pachino che perse così un porto, estremamente importante per l’economia cittadina. Negli anni ‘80 si spopolò a causa dell’emigrazione dei giovani verso il Nord Italia, il Nord Europa e il Nord America . D’altra parte, in quegli stessi anni, un gruppo di agronomi locali creò un nuovo tipo di pomodoro, incrociando una varietà di pomodorino israeliano ed una locale; nacque il Ciliegino di Pachino, ribattezzato come l’oro rosso che difatti avrebbe conferito fama e notorietà alla piccola cittadina.

Centro storico – Si caratterizza per una conformazione a scacchiera regolare, risulta molto interessante sia per gli edifici storici, per lo più in stile liberty, sia per le viuzze che confluiscono nella piazza centrale della città, Piazza Vittorio Emanuele II. A sud della piazza vi sono i Palazzi Moncada, Cassar-Scalia e Tasca, l’ex Stazione ferroviaria conosciuta come la strada ferrata del vino poiché da qui i vini prodotti nei feudi pachinesi e nella piana di Noto venivano trasportati nel nord Italia o in Europa. Non mancano edifici in stile barocco – neoclassico come la Chiesa Madre di Pachino, dedicata al SS. Crocifisso ed alla Patrona Maria Assunta ed i Palazzi Tasca e Marino. Infine si ricorda la cosiddetta Casa di San Giuseppe, facente parte di un antico palazzo barocco, costituisce l’unico esempio in provincia di Siracusa di casa di fattura maltese.

 

Architettura Religiosa

  • Chiesa del SS. Crocifisso (Chiesa Madre): situata in Piazza Vittorio Emanuele, è l’edificio sacro più grande e più importante della città. Voluta dal Marchese Vincenzo Starrabba e da suo fratello Gaetano, entrambi fondatori di Pachino, venne edificata dall’architetto Garrano intorno al 1790. La facciata è in stile tardo barocco, reca un frontone trapezoidale con al centro lo stemma della città.Presenta un’imponente portale bronzeo raffigurante episodi biblici.L’interno ha un’unica navata caratterizzata da possenti colonne in gesso che delimitano gli altari votivi laterali e la volta, decorati da stucchi e decorazioni geometriche.Interessante è l’arco che divide la volta della navata dal presbiterio recante al centro una scultura raffigurante due angeli che sostengono una targa votiva. A destra dell’altare maggiore vi è un’ampia cappella consacrata al Santissimo Sacramento; qui sono conservati i resti mortali di Vincenzo e Gaetano Starrabba. Dietro l’altare maggiore vi è un organo a canne sovrastato dall’imponente crocifisso ligneo a cui la Chiesa è stata consacrata.
  • Chiesa San Francesco d’Assisi:è posta nella zona nord orientale di Pachino tra le Vie Libertà e Ugo Bassi .La facciata della chiesa, che sorge presso uno spiazzale chiuso da una cancellata, è di forma rettangolare. All’interno vi è un’unica navata con importanti opere d’arte sacra contemporanea, tra cui la statua raffigurante San Francesco d’Assisi che il 4 ottobre di ogni anno viene portata in Processione per le strade del quartiere limitrofo.
  • Chiesa della Madonna di Pompei: situata nel centro storico pachinese, si distingue per le sue forme architettoniche in stile liberty neo-gotico. Essa è stata edificata sulla preesistente Chiesa delle Anime Sante che, essendo caduta in rovina, venne modificata nell’attuale luogo sacro. La facciata è caratterizzata da un portale arcuato inquadrato da un doppio ordine di pilastri, al cui centro è posta una bella finestra. Da notare l’elegante frontone triangolare merlato ai lati del quale vi sono due torrette di cui una campanaria. L’interno, ad unica navata, conserva opere d’arte sacra tra cui la statua raffigurante la Madonna di Pompei e quella raffigurante San Sebastiano.
  • Chiesa dei Santissimi Angeli: si trova presso la periferia meridionale di Pachino .La chiesa si presenta come un grande padiglione moderno a sezione poligonale, all’interno vi sono opere d’arte contemporanea.
  • Chiesa Sacro Cuore di Gesù: situata a poca distanza dalla Via Indipendenza è una moderna chiesa costruita in seguito all’espansione urbana di Pachino. Ha una facciata altrettanto moderna composta da due portali rettangolari divisi da un corpo recante una grande croce. Internamente vi sono opere d’arte sacra contemporanea tra cui un crocifisso posto sull’abside ed il simulacro del Sacro Cuore di Gesù.
  • Chiesa vecchia di S. Francesco di Paola: è tutt’ora sconsacrata e chiusa al pubblico poiché in passato ha subito un rovinoso crollo della volta e di una porzione della parte superiore. È  collegata all’edificio della tonnara di Marzamemi tramite un elegante arco. La facciata ha un portale in stile barocco. L’interno della chiesa è inagibile; tuttavia si può notare l’altare maggiore, alcuni altari laterali (di cui uno rovinosamente crollato) e parte della vecchia pavimentazione settecentesca. Infine, l’antica canonica è stata restaurata da privati che l’hanno riconvertita in un piccolo ristorante.
  • Chiesa nuova di S. Francesco di Paola: situata nella Piazza Regina Margherita di Marzamemi è l’unico luogo sacro della frazione marinara pachinese. La chiesa è stata costruita nei primi del 900 secondo lo stile architettonico liberty neo-gotico.La facciata presenta ampi pilastri in pietra locale. Sopra l’elegante portale ad arco caratterizzato da due colonnine vi è un bel rosone circolare.All’interno la chiesa presenta una parete rustica in pietra bianca con un elegante altare maggiore. Da ammirare la statua di San Francesco di Paola, patrono di Marzamemi.

 

Architettura Civile

  • Palazzo Marino: è una dimora aristocratica costruita nell’800 in stile neoclassico, ubicata nella parte  nord orientale della piazza principale di Pachino tra le Vie Roma e Torino.La facciatapresenta un elegante portone arcuato sovrastato da un balcone sormontato da eleganti timpani a forma triangolare sopra cui vi è un altro ampio balcone.
  • Palazzo Tasca: è il più elegante palazzo nobiliare di Pachino, sito in via Cavour. Èstato costruito tra la fine del 700 e l’inizio 
    dell’ 800. La parte inferiore della facciata presenta semplici portali rettangolari che affiancano il grande portale arcuato. Questi portali, ad eccezione di quello centrale, sono sovrastati da balconcini.  La parte superiore è caratterizzata da cinque balconi racchiusi da inferriate in ferro battuto .L’ interno del palazzo presenta elementi architettonici tipici  dell’epoca.
  • Palazzo Moncada: inizialmente di proprietà della nobile famiglia Moncada – Burgio, fu in seguito acquistato dalla famiglia Di Rudinì. La facciata del palazzo è inserita tra due grossi pilasti in pietra bianca; la parte inferiore presenta un elegante portale arcuato inquadrato da due colonne corinzieche sorreggono il balcone centrale del palazzo. Infine, nella parte superiore, vi è un balcone centrale  e due balconi laterali.
  • Palazzo Cassar Scalia: di proprietà di una nota famiglia borghese di Pachino, è ubicato in Via Vincenzo Gioberti. La parte inferiore è caratterizzata da un elegante portale, invece la parte superiore è caratterizzata da una grande balconata racchiusa da una bella inferriata in ferro battuto. L’interno del palazzo ha raffinati elementi architettonici del periodo neoclassico.
  • Palazzo Tafuri: dapprima apparteneva alla famiglia Bruno di Belmonte, successivamente fu ceduto alla famiglia borghese Tafuri (proprietaria dell’omonimo castello di Portopalo di Capo Passero). Il palazzo, che si affaccia sulle Vie Michelangelo Buonarroti e Rossi Pellegrino, è considerato il più elegante di Pachino dopo il Palazzo Tasca. La facciata presenta un portale a forma di arco con rosette in pietra che ornano l’arcata. Nella parte superiore vi sono due balconi con aperture rettangolari . All’interno, oltre ad alcune abitazioni private, è stato ricavato uno spazio che ospita manifestazioni culturali.
  • Palazzo Di Natale: è l’edificio più grande della città di Pachino,possiede vari ingressi e grandi balconate decorate da cartocci, fregi e formelle floreali.

Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:

 

Piazza Vincenzo Starrabba (detta anche Piazza Colonna) si trova alla fine della Via Garibaldi, si tratta di una piccola piazzetta posta di fronte all’accesso laterale della Chiesa Madre di Pachino, al centro della piazza vi è una colonna di fattura romana; Casa Maltese.

 

Siti Archeologici

 

  • Grotta Corruggi: è una piccola caverna ubicata nella scogliera a sinistra della spiaggia di Contrada Vulpiglia, tra i territori di Marzamemi e Portopalo di Capo Passero. È uno dei più importanti siti archeologici neolitici siciliani perché posto a pochi metri dal mare.  Fu oggetto di studi da parte degli archeologi Von Audrien, Paolo Orsi e Bernabò Brea. Sono stati ritrovati molti reperti neolitici tra cui utensili (come punte di lancia in pietra o in osso e lame in metallo), resti di ossa di un esemplare di “Equus Hydruntinus”, animale simile all’asino, estinto milioni di anni fa.
  • Grotta di Calafarina:  anch’essa situata tra la piccola frazione marinara di Marzamemi e il paese di Portopalo di Capo Passero. L’importanza della grotta è data soprattutto dai suoi rinvenimenti archeologici. Agli inizi del Novecento, infatti, l’archeologo Paolo Orsi vi rinvenne resti di varie epoche, in particolar modo della prima età del bronzo. Alcuni scienziati ritengono che questa grotta abbia ospitato più di una famiglia, considerato il numero ingente di reperti ritrovati tra cui utensili in pietra, osso e metallo, resti umani e di animali. Fa parte del cosiddetto “Parco Archeologico dei Cugni di Pachino” comprendente anche la necropoli e i resti di villaggi rupestri neolitici posti in prossimità della Contrada Calafarina. Di recente è passata, con decreto regionale, al demanio della Soprintendenza di Siracusa.
  • Necropoli Sicula e Rovine Archeologiche di Contrada Cugni: 
    è poco distante dalla Cava di Calafarina, raggiungibile mediante escursione a piedi. È il sito archeologico più importante del territorio comunale pachinese per la presenza di numerose rovine del passato che permettono di risalire alla nascita del territorio. Il sito archeologico dei Cugni è noto per la sua vasta necropoli rupestre formata da tombe scavate nelle rocce basaltiche .Sono altresì presenti molte tombe all’interno le quali, oltre a reperti ossei, sono state ritrovate statuette, monete e cocci di ceramica esposti al Museo Archeologico di Siracusa.
  • Torre Scibini: si tratta del monumento archeologico di epoca medievale più importante del territorio comunale pachinese, posto tra Pachino – Maucini – Portopalo. La torre è stata edificata nel 1493 circa per ordine di Antonio Sortino (feudatario del feudo di Scibini). A seguito del terremoto del 1693 non venne mai più restaurata; tuttavia è una delle poche costruzioni difensive quattrocentesche che ancora resiste. È raffigurata nello stemma comunale di Pachino.  La facciata principale della torre è sormontata da un bassorilievo raffigurante lo stemma della famiglia Sortino. È ancora visibile nelle pareti della torre una lapide le cui parole incoraggiano la gente a difendere i propri territori, divisa in due piani con una volta a crociera e finestre arcuate.

L’economia tradizionale del territorio è in parte basata sulla pesca, soprattutto sull’industria del tonno, molto sviluppata nel passato ed oggi ancora presente, benché in misura ridotta. 
Il volano dell’economia odierna di Pachino è tuttavia rappresentato dall’agricoltura. Grazie alle moderne tecnologie ed alla serricoltura,  è possibile coltivare tutto l’anno il ciliegino, in primis, ma anche zucchine, peperoni, melanzane, meloni gialli e angurie rosse. Si producono diverse varietà di pomodoro:il pomodoro costoluto, il ciliegino Pachino, quello a grappolo e quello tondo liscio, tutte tutelate dal marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) istituito alla fine del Novecento per garantire la provenienza e le caratteristiche tipiche del prodotto. 
Pachino è celebre anche per il settore vitivinicolo; troviamo infatti coltivazioni di vitigni nero d’Avola, le cui uve sono ampiamente richieste per la produzione dell’omonimo vino e di altri quali l’Eloro ed il Moscato. Si pratica l’olivicoltura, ma non in grande misura. La zona è divenuta, anno dopo anno, una meta turistica molto ambita per il clima mite in primavera e caldo d’estate, per il mare limpido e pulito che attira gli amanti del windsurf grazie alla presenza di correnti ventose ma, soprattutto, per le sue delizie enogastronomiche. Il fulcro principale del turismo pachinese è individuabile nella frazione marinara di Marzamemi che ogni anno ospita turisti provenienti da tutta Italia e dall’estero.

Evoluzione demografica –  A partire dal 1861 la popolazione registra un costante aumento: si passa da 4.527 residenti a 7.663 residenti nel 1881; il dato si raddoppia nel 1921 con 14.559 unità e ancora registra 23.007 residenti nel 1951. Dal 1950 al 1980 la città assiste ad un calo della popolazione a causa dell’emigrazione dei giovani verso il Nord Italia, il Nord Europa e il Nord America (in particolare verso il Canada dove tuttora vi sono delle comunità pachinesi). Negli ultimi decenni la popolazione si mantiene pressoché costante ed oggi Pachino conta 22.205 abitanti.

Etnie e minoranze – Gli stranieri residenti a Pachino al 1° gennaio 2016 sono 1.361 e rappresentano il 6,1% della popolazione residente. La comunità straniera maggiormente rappresentata è quella proveniente dalla Tunisia, segue la Romania ed il Marocco.

Musei  Il Museo del vino, unico nel suo genere nella Sicilia sud orientale, è stato aperto per rendere nota la grande tradizione enologica della città. È sede dell’azienda vitivinicola della famiglia Nobile che, insieme alla famiglia Rudinì, vanta un’importante tradizione nella produzione dei vini pachinesi, celebri e ricercati in tutto il mondo. Il Museo è ospitato all’interno di una vecchia cantina di produzione. Vi si trovano dei pittoreschi carretti di legno, che servivano per trasportare l’uva e il vino, delle cantine sotterranee dove viene tuttora  lasciato fermentare il mosto. Altre stanze, sempre sotterranee, sono utilizzate per l’invecchiamento dei vini imbottigliati. È possibile ammirare bottiglie di vino di un immenso valore storico perché risalenti all’800 e al primo 900.Pinacoteca comunale (Museo Civico): collocata all’interno di un ex frantoio, è un piccolo museo organizzato dal comune di Pachino. Ospita una mostra permanente di opere pittoriche di artisti pachinesi e dei paesi limitrofi. In questo museo vengono svolte anche attività e rassegne culturali di vario tipo.

Biblioteche – La biblioteca comunale di Pachino è dedicata a Dante Alighieri e venne istituita nel 1948. Custodisce 25.263 tra volumi ed opuscoli. Offre agli utenti un servizio di prestito interbibliotecario a livello nazionale ed internazionale.

Sacro e Profano – Il 15 agosto a Pachino si onora e festeggia Maria Assunta, la santa patrona e protettrice della città. Per l’occasione Pachino si riempie di visitatori provenienti dalle città limitrofe, di turisti e di pachinesi che ritornano nella loro città natale per le ferie estive. La festa si protrae dall’ultima domenica di Luglio, in cui avviene il rito della svelata del simulacro, fino al 16 Agosto con la velata della Madonna. Durante la svelata, la statua della Madonna è esposta alla venerazione dei fedeli. Il 17 agosto, si tiene a Marzamemi la festa di San Francesco di Paola patrono della frazione marinara. È caratterizzata da una processione suggestiva in mare; numerose imbarcazioni seguono il barcone sopra cui è posta la statua di San Francesco di Paola lungo la costa marzamese. Nel primo pomeriggio è possibile assistere alle divertenti e appassionanti gare marinare ovvero la Corsa nei sacchi, la Cuccagna a mare e la Regata in barca. I vincitori rappresentano Marzamemi nel Palio del Sud. Festival del Cinema di Frontiera: è un’importante manifestazione cinematografica che si tiene ogni anno a Marzamemi nell’ultima settimana di luglio. Si tratta di una kermesse dedicata al cinema indipendente,  interculturale, attento ai temi delle frontiere geografiche ed al confronto tra i popoli e le culture. Si articola in  un concorso internazionale di lungometraggi, un concorso internazionale di cortometraggi, rassegna cinema e musica, incontro con gli autori, rassegna di documentari, omaggio all’autore. Prevede proiezioni pubbliche in Piazza Regina Margherita, mentre il concorso vero e proprio si svolge nel Cortile del Palazzo Villadorata. Scopo del Festival è scoprire nuovi talenti. Vi partecipano anche volti noti del Cinema italiano e internazionale. Inverdurata: la manifestazione è in programma il secondo fine settimana di maggio. Consiste nella composizione di  raffigurazioni artistiche riguardanti un tema diverso ogni anno, e realizzate con verdura e frutta. Le originali raffigurazioni vengono esposte presso Piazza Vittorio Emanuele.Festa del Pomodoro di Pachino IGP: si tiene nell’affascinante borgo di Marzamemi nel mese di agosto. La manifestazione è organizzata per celebrare l’Oro rosso e portarlo alle conoscenza dei tanti turisti che nella stagione estiva popolano il litorale.

Fra i piatti tipici della tradizione culinaria ricordiamo la produzione di pasta fresca come cavatieddi e soprattutto di lolli, conditi con sugo a base di pomodoro e carne  oppure con legumi; focaccia nota come u caiccu (a base di patate, cipolle, anguille, lampughe e altri tipi di pesce). Si producono anche delle tipiche conserve come il cosiddetto salame (suppizzata) e prosciutto di tonno,   tonnina salatabottarga (uova di pesce essiccate di Tonno e altri pesci). Tipiche del territorio pachinese sono le cremolate, simili alle granite ma dalla consistenza più cremosa.

  • Vitaliano Brancati (Pachino, 24/7/1907 – Torino, 25/9/1954). Fu scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e saggista italiano. Studiò inizialmente a Modica (Rg) e poi a Catania conseguendo, nel 1929, la laurea in Lettere con una tesi su Federico De Roberto. Successivamente si trasferì a Roma. Qui insegnò ed iniziò l’attività di giornalista, dapprima per il quotidiano Il Tevere e, in seguito per il settimanale letterario Quadrivio. Scrisse Fedor, i drammi Everest e Piave e il romanzo L’amico del vincitore. Nel 1934 pubblicò il romanzo Singolare avventura di viaggio che tratta temi legati ai problemi dell’esistenza e dell’erotismo. Contemporaneamente si distaccò dalle posizioni fasciste. Ritornato a Catania si dedicò all’insegnamento e alla collaborazione con il settimanale Omnibusdi Leo Longanesi. Lavorò per il teatro ed il cinema; scrisse la sceneggiatura di “Signori, in carrozza!”, “Altri tempi”, “Guardie e ladri”, “Dov’è la libertà?” e “Viaggio in Italia” diretto da Roberto Rossellini.
  • Gian Paolo Cugno (Pachino, 4/1/1968). È regista, sceneggiatore e scrittore italiano. Completati gli studi superiori si trasferisce a Roma e collabora alla realizzazione di sceneggiature per il cinema. Realizza vari documentari e cortometraggi partecipando a festival in Italia e all’estero. Nel 2001 realizza la prima edizione del Festival del Cinema di Frontiera in Sicilia e diventa anche membro esperto della Commissione Censura del MIBAC. Produce il cortometraggio “Il Volto di Mia Madre” (2003), il lungometraggio “Salvatore – Questa é la vita”(2006) che gli permette di ricevere due riconoscimenti: il Globo d’oro (come regista rivelazione) e il Biglietto d’oro (per l’incasso nelle sale italiane). Scrive e dirige La Bella Società, I Cantastorie.
  • Giuseppe Malandrino (Pachino, 12/7/1931). Fu ordinato sacerdote nel 1955. Nel 1987 istituisce ad Acireale la Biblioteca centrale diocesana. Il 19 giugno 1998 papa Giovanni Paolo II lo trasferisce alla sede di Noto. Qui s’impegna a ricostruire la cattedrale, crollata il 13 marzo 1996.
  • Cristian Baglieri (Pachino, 23/3/1974). È un ex calciatore italiano.

Come arrivare

Per chi proviene da Messina, Catania e rispettive province: immettersi sulla A18 Messina – Catania, dopodiché percorrere la Tangenziale di Catania e immettersi sull’autostrada A18 Catania – Siracusa – Gela e uscire allo svincolo di Rosolini, per poi immettersi sulla S.P. Rosolini – Pachino ed arrivare così nella città pachinese. Per chi proviene da Gela e Ragusa: immettersi sulla SS 115 fino a Rosolini e imboccare la S.P. Rosolini – Pachino.Pachino dista circa 80 km dall’Aeroporto “Pio La Torre” di Comiso e 100 km dall’Aeroporto Fontanarossa “Vincenzo Bellini” di Catania. La Città è servita dal servizio di autolinee Interbus.

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