Identità Niscemi

Amministrazione

SINDACO

Massimiliano Valerio Conti

In carica dal: 27/06/2017

Deleghe:

Lavori Pubblici – Urbanistica e nelle materie non indicate tra gli Assessori

Sito istituzionale

www.comune.niscemi.cl.it

Pietro Stimolo

Deleghe:

Vice Sindaco – Affari Generali – Personale – Legalità e Trasparenza – Polizia Municipale – Rapporti con il Consiglio Comunale e Fondi Europei

Davide D'Erba

Deleghe:

Protezione Civile – Cultura – Problematiche Giovanili – Associazioni – Rapporti con l’Università – Pubblica Istruzione

Adelaide Conti

Deleghe:

Ambiente e Territorio – Servizi Sociali – Pari Opportunità – Sport, Spettacolo e Turismo – Famiglia e Comunicazioni Istituzionali

Gesuè Allia

Deleghe:

Sviluppo Economico – Agricoltura – Servizi Finanziari e Tributi

Niscemi, Natura e Artigianato

 belvedere

Il Belvedere (anticamente Tunnu) è una terrazza panoramica, costruita nel 1803, che offre una magnifica vista sulla piana di Gela e sulla vallata del fiume Maroglio. È uno dei più bei panorami della Sicilia. Fu costruito in stile barocco, all’inizio del XIX secolo, ed è a forma rotondeggiante contornata da ringhiera e panche in ferro battuto. Rappresenta la meta finale della passeggiata nel centro storico. Fu ricostruito nel 1921 a seguito delle lesioni riportate nel corso di uno smottamento.

sughereta

La riserva naturale di Sughereta è stata istituita nel 1997 al fine di tutelare la Sughereta, come esemplare naturale e testimonianza del passato. Anticamente le sugherete si trovavano in tutte le contrade siciliane e costituivano un parte fondamentale dell’economia dell’isola. La Sughereta di Niscemi è un antico bosco di sughera, una quercia sempreverde che cresce in condizioni climatiche calde e aride. Questo esemplare di albero può toccare fino ai 15 metri e vivere oltre 100 anni. Dalla sua corteccia si ricava il sughero, tramite un antico processo. In questa antica sughereta, vive il Gruccione un uccello migratore molto colorato che negli anni passati ha anche rischiato l’estinzione. Per gli amanti del Birdwatching, si segnala la presenza di Silvidi, Picchio rosso maggiore, Upupa, Poiane e Gheppi.

Toponomastica – Il nome della città è di derivazione araba. Secondo alcuni, è dato dalla composizione di Ni che è quasi certamente la contrazione dell’arabo beni (uomini) e scemi (siriani): in virtù di queste considerazioni, Niscemi potrebbe significare Uomini Siriani o Gente Siriana. Altri ritengono derivi da Nisciam che significa Olmo.

Origini – I primi insediamenti umani risalgono all’ultimo Neolitico (III millennio a.C.) come testimonia la presenza di numerose tombe a Forno scavate nella roccia. Durante l’Età del Rame vi si stabilirono genti Sicane. Le abitazioni, organizzate in piccoli villaggi, erano costituite da capanne di paglia mentre le attività predilette erano l’allevamento e l’agricoltura; piuttosto diffusa l’industria litica, ceramica e quella relativa alla produzione di utensili di uso quotidiano. Necropoli con tombe a Tholos e a Forno risalgono poi alla tarda Età del Bronzo. Durante il periodo Castellucciano (XIII secolo a. C.), i villaggi si trasformarono in insediamenti fortificati, probabilmente a causa dell’avvento dei Siculi, che costrinsero gran parte delle popolazioni più pacifiche a spostarsi verso altri territori. A partire dal VII secolo a.C ., successivamente all’insediamento dei coloni rodio-cretesi nel territorio di Gela, nelle campagne del territorio niscemese si iniziò a praticare l’agricoltura intensiva, sorsero numerose fattorie, i terreni furono lottizzati e le risorse naturali sfruttate al massimo. A partire dal V secolo a.C., in seguito alla seconda invasione cartaginese, molti abitanti fuggirono abbandonando le fattorie. Nel III secolo d.C., in Epoca Romana, la vasta plaga compresa tra il fiume Achates ed il fiume Gela, fu assegnata al patrizio Calvisio e prese il nome di Plaga Calvisiana. Sorse un villaggio che prosperò fino al IX secolo d.C., quando venne distrutto dagli Arabi. Questi, costruirono un borgo fortificato sulla collina dove sorge l’attuale centro abitato e vi fu dato il nome Fata-nascim (Passo dell’olmo). Suddivisero i vasti latifondi in piccoli lotti, limitarono la pastorizia e la coltivazione dei cereali esclusivamente ai terreni adatti, si occuparono del rimboschimento dell’area, intensificarono la produzione di olio, introdussero le coltivazioni di carrubo, gelso, pistacchio e nocciolo. Nella metà del XIII secolo d.C., a causa delle lotte interne tra musulmani e normanni, la cittadina fu completamente distrutta e i suoi abitanti costretti a fuggire. A testimonianza di questa antica Città, il ritrovamento di una necropoli sui fianchi del colle; gli abitanti sarebbero stati i Disueri, le tombe sono chiamate dai niscemesi i grutti di Sarracini, ovvero le grotte dei Saraceni. A seguito della conquista normanna, il nome della città divenne Nixenum. Nel 1324 un ramo della famiglia Branciforte, si trasferì da Piacenza in Sicilia e comprò la terra di Nixenum.

Per tradizione, la nascita del paese risale al 1599 e si rifà alla leggenda del pastore del bosco di Santa Maria. Si narra che in quell’anno Andrea Armao, un pastore di Contrada Castellana, smarrì un bue di nome Portagioia e, dopo averlo cercato invano nella boscaglia, lo trovò chino davanti a una fonte di acqua dove vi era l’immagine di una Madonna con in braccio Gesù dipinta da mani angeliche su una tela di seta. In quel luogo venne costruita una chiesa che rappresentò il centro del piccolo nucleo di abitazioni.

Nel 1626 il Principe di Butera, Giuseppe Branciforte, prese possesso della Baronia di Niscemi ed ottenne dal viceré Giovanni Doria la licenza di far popolare la zona; l’anno seguente estese il borgo e, in omaggio alla Madonna, gli diede l’appellativo Santa Maria di Niscemi. La neonata baronia di Niscemi era costituita da quattro feudi, anche se alcune documentazioni  ne riportano l’esistenza di quattordici. Il centro del borgo fu scelto vicino al bosco di Castellana. Le strutture preesistenti, a causa delle precarie condizioni economiche, non furono distrutte, ma riutilizzate. Non fu costruito un castello, ma si scelse di adoperare, come avamposto di difesa, una torretta sita in contrada Castellana. Nel 1640 Giuseppe Branciforte decise di dare un nuovo assetto urbanistico al borgo, disegnando una nuova planimetria secondo le pratiche urbanistiche del tempo che prevedevano la presenza di una piazza centrale in cui fu eretta la Chiesa Madre. Nel 1693 il terremoto del Val di Noto, che distrusse buona parte della Sicilia orientale, danneggiò parte del borgo di Niscemi, pur non provocando vittime. Si ricostruì il centro abitato seguendo la precedente planimetria e le principali chiese furono ricostruite nel luogo originale di edificazione.

Niscemi contemporanea – Il 19 marzo 1790 le terre a sud del centro abitato furono sconvolte da un rivolgimento tellurico di notevoli proporzioni, sorse anche un piccolo cono vulcanico. L’ultimo Principe di Niscemi, Ercole Michele II, fu proprietario del feudo dal 1800 fino al 1812. Il 12 gennaio 1848 la città prese parte all’insurrezione popolare contro il governatore borbonico e il 24 maggio 1860 aderì alla rivoluzione garibaldina. La sera del 26 luglio 1860 i soldati garibaldini furono ospitati presso la Chiesa di Sant’Antonio da Padova e, nella stessa Chiesa, si votò, il 21 ottobre dello stesso anno il plebiscito che sancì l’annessione della Sicilia all’Italia. Con l’Unità d’Italia, il paese fu scosso da violenze, furti e rapine a danno dei nobili: la banda, a capo della quale vi era Salvatore Di Benedetto, soprannominato Parachiazza, imperversò nelle campagne per diversi anni, finché fu definitivamente sgominata. Il figlio di Parachiazza, Matteo Di Benedetto, uccise nel 1864 Salvatore Masaracchio, all’epoca dei fatti sindaco di Niscemi. Nel 1891 un gruppo di giovani intellettuali niscemesi fondò il Fascio dei Lavoratori, secondo in tutta la Sicilia, dopo quello di Catania. Di ispirazione socialista, consentì ai contadini di ottenere, nel 1897, la lottizzazione e l’assegnamento delle terre demaniali ex feudali. Nel 1922, subito dopo l’instaurazione del Regime Fascista, il militante socialista Salvatore Noto fu assassinato nella piazza principale del paese da squadristi fascisti. Tra le due guerre mondiali, la Città visse un nuovo periodo turbolento, caratterizzato da rapine, scassinamenti e violenze varie, causate principalmente dalla miseria e dalla disoccupazione. Molti lavoratori si organizzarono in associazioni e lottarono per la concessione delle terre incolte. Nel 1946 una manifestazione popolare, a cui presero parte più di quattromila lavoratori, degenerò in violenze e saccheggiamenti. Le proteste si conclusero nel 1951, quando una gran parte di loro, preferì emigrare in cerca di lavoro. Negli anni Quaranta del XX secolo imperversò il banditismo nel territorio e prese piede la cosiddetta Banda dei Niscemesi, con velleità autonomiste, i cui capi erano Rosario Avila e Salvatore Rizzo. Rosario Avila fu trovato morto nel 1946, dopo che su di lui era stata messa una taglia. Con la sua morte l’intera banda si disgregò e tutti i suoi componenti furono catturati o uccisi. Il 12 ottobre 1997 si verificò un evento franoso. La frana non causò vittime ma provocò il danneggiamento di decine di edifici e lo sfollamento di 117 famiglie del quartiere Sante Croci della Città. Circa cinquecento persone rimasero senza casa. Risultò particolarmente danneggiata la Chiesa delle Sante Croci che, successivamente, fu demolita. Gran parte delle case danneggiate erano state costruite abusivamente nel corso degli anni Sessanta. Solo dopo quattordici anni dall’evento, nel 2011, le famiglie colpite sono state risarcite del danno subìto. Nello stesso anno, inoltre, sono stati definitivamente abbattuti tutti i ruderi delle abitazioni inagibili. Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, la città è stata soggetta ad una escalation di problemi di legalità, che hanno causato, nel 1992 e nel 2003, il commissariamento della giunta comunale per condizionamento mafioso. Dal 1991 è in funzione, in contrada Ulmo, un centro di trasmissioni radio navali degli USA costituito da 41 antenne, dipendenti dalla base aerea di Sigonella. Nello stesso sito, nel gennaio del 2014, sono stati portati a termine i lavori per la costruzione del sistema di comunicazione satellitare del MUOS. Il MUOS è un sistema ad alta frequenza utilizzato per le telecomunicazioni militari. Secondo un report effettuato nel 2011 dal professor Massimo Zucchetti, docente del Politecnico di Torino, l’attivazione del MUOS potrebbe provocare, a causa del campo elettromagnetico emanato dall’impianto, danni alla salute (come tumori e leucemie), all’ambiente (per la costruzione del sistema è stato profondamente modificato il paesaggio naturale della Riserva naturale orientata Sughereta) ed al traffico aereo (per interferenze di onde elettromagnetiche). Il 21 settembre 2014, a seguito di un referendum confermativo, la popolazione di Niscemi ha votato a favore del distacco dal Libero Consorzio dei Comuni di Caltanissetta e dell’adesione al Libero Consorzio Comunale di Catania. In seguito alla delibera del consiglio comunale di giorno 26 ottobre 2015, Niscemi dichiara la volontà di aderire alla Città metropolitana di Catania. L’adesione è stata tuttavia bocciata dalla commissione Affari istituzionali dell’ARS.

Centro storico – La piazza Vittorio Emanuele III, risalente alla seconda metà del XVII secolo, ha forma rettangolare ed ospita la Chiesa Madre intitolata a Santa Maria dell’Itria, la Chiesa dell’Addolorata ed il Palazzo di Città. Quest’ultimo, di stile neoclassico, fu costruito nel 1882 su un precedente fabbricato adibito a Cancelleria comunale. Il progetto dell’architetto Rosario Crescimone, realizzato dai fratelli Barbagallo, si presenta come un blocco compatto e ben definito, sobrio ed equilibrato, è dotato di un portico a tre arcate. Tutte le decorazioni del prospetto sono state realizzate in pietra di Pilacane. La Chiesa Madre, in stile barocco, risale alla metà del XVIII secolo. Fu edificata, con il contributo della popolazione e sotto la direzione dell’architetto messinese Giuseppe La Rosa, sull’antica matrice devastata dal terremoto del 1693. E’ una chiesa a croce latina con tiburio centrale, presenta quattro nicchie laterali con le statue degli evangelisti Giovanni e Marco e gli apostoli Pietro e Paolo. La facciata è incompleta nel fastigio terminale. Gli interni furono decorati tra il 1863 e il 1864. Degna di nota, la Chiesa dell’Addolorata, eretta tra il 1752 ed il 1764 ad opera dell’architetto calatino Silvestro Giugliara. Di pianta ottagonale, all’esterno esibisce un raffinato prospetto settecentesco della Sicilia barocca. La facciata presenta una convessità rimarcata dalle quattro lesene, conclusa dal profilo ondulato del coronamento della cella campanaria raccordata alla fabbrica da eleganti volute. Sotto il livello del pavimento si apre una cripta con un altare, gli essiccatori, ossai e sepolture riservati in passato ai confratelli ed alle consorelle del SS. Crocifisso.

Architettura Religiosa

  • Chiesa di Sant’Antonio da Padova, ricostruita dopo il terremoto, a partire dal 1746, fu restaurata nel XX secolo. È una chiesa a navata unica, a pianta rettangolare, con campanile a torre e sagrestia addossata. La facciata è in intonaco liscio, con fastigio terminale in forma di piccolo frontone triangolare. Il portale in conci di pietra è decorato a bassorilievo. Un imponente organo fu installato nel 1810 su un soppalco costruito sopra il portone di ingresso.
  • Chiesa Maria SS. della Grazia, edificata nel 1773, sorge ad ovest di piazza Vittorio Emanuele III, fu salvata dall’abbandono nel 1947. Fu edificata sui resti di una primitiva chiesetta rustica della Niscemi feudale per volontà del barone Iacona con il consenso del principe Ercole Michele Branciforte. La facciata fu completata nel XIX secolo ed è ripartita in tre ordini, di cui l’ultimo accoglie la cella campanaria ed il secondo un’edicola con la statua di San Gaetano.
  • Santuario Maria SS. del Bosco, sorge su resti di una piccola cappella distrutta dal terremoto. Fu edificato tra il 1749 ed il 1758 sotto la direzione del capomastro e architetto Silvestro Gugliara. La chiesa è ad una sola navata con pianta ellittica allungata, la facciata è in stile barocco e presenta un’equilibrata compostezza e sobrietà nelle decorazioni. L’altare maggiore raffigura angeli che, guidati dalla mano di Dio, reggono il sacro dipinto della Madonna nel gesto di portarlo verso la fonte del ritrovamento. La cripta sottostante conserva il pozzetto con la vena d’acqua in cui, si narra, venne trovato il sacro velo con l’immagine della Madonna.
  • Chiesa di San Giuseppe, costruita con pietra e calce ricavate dalle cave locali. La facciata è semplice, ad un solo ordine e presenta un’eleganza sobria. La pianta è rettangolare ad una sola navata. Rimasta a lungo trascurata, nel 1986 don Giuseppe Giugno, con la contribuzione volontaria di numerosi cittadini ne avviò i lavori di ristrutturazione.
  • Chiesa Anime del Purgatorio, presenta una pianta a forma di tartaruga disposta in direzione ovest, nord-ovest. Il tetto poggia su archi a pieno sesto sorretti da otto colonne singole in stile toscano con basamento e plinto posti a perfetto cerchio all’interno dell’unica navata circolare.
  • Chiesa Sante Croci, edificata sul luogo in cui sorgeva in precedenza una piccola cappella senza altare, fu dotata di un piccolo cimitero. Restò lesionata dallo sconvolgimento tellurico che colpì Niscemi nel 1790. La frana dell’ottobre del 1997 lesionò gravemente l’immobile in maniera tale da richiederne la demolizione, avvenuta pochi anni dopo. L’altare maggiore, dedicato al Crocifisso, era realizzato in marmo bianco con disegni a rilievo in stile barocco e intarsi in marmi colorati. Gli altri due altari erano rispettivamente dedicati a Sant’Alfonso dei Liquori ed a Santa Rita da Cace.
  • Chiesetta Madonna dello Spasimo, situata all’entrata meridionale del paese, presenta una facciata molto semplice, racchiusa dalle paraste laterali che contengono il portale centrale in pietra locale con arco a tutto sesto.
  • Chiesa San Francesco, costruita tra il 1732 ed il 1739, è caratterizzata da un’unica aula con volta a botte ed un presbiterio a crociera.
  • Chiesa San Giuseppe d’Atanasio, realizzata nel 1915, in contrada Pilacane, è caratterizzata da un severo stile neoclassico in cotto. Si trova a circa due chilometri dal centro abitato di Niscemi.
  • Convento di San Francesco, oggi sede dell’ospedale civile, conserva il chiostro originale a pianta quadrilatera, caratterizzato dalla presenza di una successione di arcate sorrette da colonne di ordine ionico.

Architettura Civile

  • Palazzo Branciforte, costruito nel 1824 è il più antico edificio civile sopravvissuto. Voluto da Margherita Branciforte, duchessa di Mondragone, giunta a Niscemi nel 1821. È ben definito, caratterizzato da paraste angolari, ha muri perimetrali lisci in pietrame informe.
  • Palazzo Masaracchio, edificato nel 1840, sito nell’attuale via Regina Margherita, un tempo via Sante Croci. È caratterizzato da una facciata scandita da un ordine unico di paraste su alti plinti, balconi sorretti da mensoloni con decorazione fitomorfa e un fregio sul portone di ingresso.
  • Palazzo Malerba, sito nella stessa via di Palazzo Masaracchio ed edificato pochi anni prima, nel 1835. Oggi è presente solo la facciata settentrionale, in quanto la parte dell’edificio che sporgeva su Via Regina Margherita, fu demolita nel 1966 per realizzare un parcheggio.

Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:

Palazzo Romano, Palazzo Camiolo, Palazzo Iacona, Palazzo Iacona-Gallo, Palazzo della Pretura, Palazzo Malerba (via IV Novembre), Palazzo Samperi, Palazzo Masaracchio (Piazza Vittorio Emanuele III), Palazzo D’Agostino – Tinnirello (via IV Novembre / via Garibaldi), Palazzo Gagliano (Piazza Vittorio Emanuele III), Palazzo  Le Moli (via Le Moli), Palazzo Gagliano (via Gagliano), Casa Guariglia, Palazzo Maugeri (via Regina Margherita), Palazzo Malerba (via Buonarroti), Palazzo Buscemi,  Palazzo Polizzi,  Casina Samperi, Fontana Madonna SS. del Bosco.

Siti Archeologici

In contrada Petrusa, alle pendici di Niscemi, è allocato un sito archeologico di epoca tardo antica. Sono stati ritrovati i bolli su anfora dei Praedia Galbana, poderi che appartenevano allo stato, al cui interno erano stanziati magazzini annonari. Rimangono odiernamente i resti di una Mansio, ovvero una stazione di sosta (età imperiale), gestita dallo Stato per i viaggiatori. Accanto alla Mansio sorgeva una stazione per il cambio dei cavalli. Si pensa esistesse un’antica strada che portava alla contrada Piano Camera, altra zona archeologica. I recenti scavi hanno riportato alla luce un complesso termale, sempre in contrada Petrusa. Secondo gli archeologi, sono ben visibili e riconoscibili il calidarium (parte delle terme destinate ai bagni caldi o ai bagni di vapore) con il forno di combustione, un vasto vano di tepidarium (parte delle terme destinate ai bagni tiepidi) e le suspensura (pilastri a base quadrata che fungevano da sostegno al pavimento) che spargeva il calore sotto il pavimento, potendo riscaldare così l’acqua. Presenti anche siti archeologici risalenti all’epoca arcaico-classica, tra l’ottavo ed il quinto secolo a.C., nelle contrade Castellana, Arcia e Iacolano, dove sono state rinvenute ceramiche che lasciano intuire la presenza di insediamenti umani dediti allo sfruttamento agricolo del territorio, reso possibile anche dalla presenza del vicino fiume Maroglio. Testimonianze di arcaiche forme di culto religioso sono state, invece, riscontrate a Pisciotto e Valle Madoni, oltre che nella stessa contrada Arcia, dove sono stati rinvenuti resti di antiche necropoli.

L’emigrazione giovanile verso le regioni settentrionali è consistente per l’assenza di opportunità lavorative; l’attuale economia si basa sulle attività agricole. Si coltivano pomodori, uva, fave, orzo, olive, agrumi, grano, cotone e soprattutto carciofi, dei quali Niscemi è il maggior produttore del nostro Paese, realizzando circa la metà della produzione regionale, che corrisponde alla metà di quella italiana, pari al dodici per cento a livello mondiale. Fiorente l’allevamento di bestiame, in particolare di equini, caprini e bovini, mentre gli artigiani si dedicano prevalentemente alla lavorazione del legno e delle candele.

Evoluzione demografica – Nel corso del XVII secolo, molte famiglie provenienti dai Comuni di Caltagirone, Aidone, Piazza Armerina, Gela, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Modica presero residenza a Niscemi, probabilmente spinti dal clamore della notizia del ritrovamento del quadro raffigurante la Madonna. Nel XVIII secolo la popolazione aumentò vertiginosamente, portandosi da circa 2.000 abitanti a quasi 7.000. Nel XIX secolo la popolazione superò i 14.000 abitanti per subire poi un costante aumento fino ai giorni nostri. Gli anni Sessanta e Settanta si caratterizzano per un’inversione di rotta; la forte spinta migratoria legata a motivazioni di natura economica, ha determinato infatti una progressiva riduzione dei residenti.

Etnie e minoranze – Sul finire degli anni Ottanta, una folta comunità straniera, principalmente proveniente dai paesi dell’area nordafricana (Tunisia e Marocco in primo luogo), ma anche da Romania, Polonia e Cina, si è stabilita a Niscemi e continua a crescere.

Musei – A Niscemi è possibile visitare due importanti musei: il Museo della Civiltà Contadina ed il Museo Didattico di Storia Naturale. Il primo, dedicato allo storico Angelo Marsiano, ripercorre la civiltà contadina di Niscemi. I pezzi che vi sono racchiusi sono stati donati da alcuni cittadini al Lions Club locale che ha provveduto a catalogarli. Attualmente dei circa 2.000 pezzi presenti, fra manufatti, utensili, fotografie e dipinti, la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Caltanissetta, con proprio decreto, ne ha vincolati oltre 650. Un’ala del museo è adibita a sala conferenze ed ospita periodicamente eventi culturali che vedono partecipi i cittadini niscemesi. Il secondo Museo, nasce nel dicembre del 1989 allo scopo di rendere noti gli aspetti geografici e naturalistici dell’area centromeridionale della Sicilia, ricadente per buona parte nel territorio della bassa provincia nissena e compresa tra i fiumi Salso e Dirillo, rispettivamente ad ovest ed est, e a nord limitata da corsi d’acqua minori (torrente Braemi e Nociara, fiume dell’Elsa e del Tempio). In quest’area sono presenti ecosistemi ed emergenze floristiche e faunistiche che hanno giustificato la creazione di alcune riserve naturali, come la locale Sughereta, il Bosco di Santo Pietro e il Biviere di Gela. Il Museo, inizialmente gestito dalla locale sezione WWF, è passato in gestione, nel 1995, al Centro Educazione Ambientale; l’esposizione museale spazia da reperti ritrovati sul campo o ricevuti in dono, a dati di ordine geografico, geologico, paleontologico, faunistico e floristico.

Biblioteche – è presente una biblioteca comunale. Originariamente collocata in via Vacirca, nel 2006 è stata trasferita in via IV Novembre, in un edificio risalente al XIX secolo. Sono presenti circa 16.000 volumi catalogati. La biblioteca è intitolata alla memoria di Mario Gori.

Sacro e Profano – L’evento principale della città di Niscemi è la Festa della Madonna. Anticamente veniva celebrata la terza domenica di agosto di ogni anno ma, negli ultimi decenni, è stata anticipata alla seconda domenica dello stesso mese. Gli abitanti si ritrovano per le vie del centro nel corso delle celebrazioni religiose in onore della Santissima Madonna del Bosco, festeggiata con messe, processioni, alcune gare ed il Palio dei Cavalli. La prima domenica di agosto il quadro della Madonna viene portato in processione dal Santuario di SS. Maria del Bosco alla Chiesa di Santa Maria d’Itria. Durante il mese della Madonna che si sviluppa tra il 21 aprile ed il 21 maggio di ogni anno, il medesimo quadro viene portato in processione tra le due principali chiese della città. Inoltre, l’11 gennaio di ogni anno, viene organizzata una processione in occasione della ricorrenza del tragico terremoto del 1693. Il 19 marzo si celebra San Giuseppe con le vampe e le luminarie, ovvero falò di legna, nelle vie cittadine. Il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, avviene la distribuzione di dolci tipici dall’impasto di zucchero e farina, detti cuddureddi. In aprile si svolge la Sagra del carciofo e quella dell’artigianato; la manifestazione richiama un numeroso pubblico, vi partecipano molti stand espositivi di prodotti agricoli e artigianali, è possibile assistere a spettacoli ed eventi folkloristici.

Tra le specialità gastronomiche spiccano piatti a base di carciofi, chiamati dai niscemesi cacòcciuli, come le frittelle di fave e carciofi, i crostini ed i carciofi alla villanella. Ogni anno, nel mese di aprile si svolge la Sagra del Carciofo, organizzata per promuovere il prodotto, prevede la sua distribuzione e degustazione dei piatti della cucina tipica, accompagnati da vino di produzione locale. Tipiche esclusivamente di Niscemi sono le cosiddette mpanate e i piruna. Le prime sono sfogliate di cavolfiori mentre le seconde di spinaci. Differiscono dalle cosiddette scacce, tipiche del circondario ed in particolare della provincia di Ragusa, per il ripieno che viene collocato crudo nell’impasto, prima di essere infornato. Inoltre le mpanate sono costituite da una pasta sfoglia sottilissima, probabilmente d’influenza orientale, lavorata sapientemente ed accuratamente.

  • Tommaso Masaracchio (Niscemi, 29 settembre 1820 – Niscemi, 6 ottobre 1900) è stato un rivoluzionario italiano. Passò la sua giovinezza a Niscemi per trasferirsi prima a Catania e poi a Palermo per gli studi. Durante gli anni passati fuori Niscemi, frequentò universitari e giovani liberali ostili alla sovranità borbonica. Appoggiò la causa liberale, si batté per l’unificazione dell’Italia e la liberazione della Sicilia dai Borboni. Partecipò attivamente ai moti del 1848. Conobbe Francesco Crispi e, con quest’ultimo, a Palermo, il 12 gennaio 1848, fu tra i primi a sparare contro i soldati borbonici. Per i suoi atti eroici gli fu assegnata la medaglia al valor militare e il grado di Colonnello. Fu eletto deputato al primo Parlamento Siciliano nel 1848. L’anno successivo fu l’ultimo a rimanere a Palermo per guidare il popolo contro le truppe borboniche che, intanto, avevano riconquistato la città. Fu nominato alto commissario del Governo per la difesa della Valle del Nisseno, Presidente del comitato di guerra, Ispettore generale di artiglieria ed ottenne il titolo di Primo Cavaliere Salvatore di Francia. A seguito dei moti fu costretto ad emigrare a Malta dove fece parte del gruppo dei rivoluzionari comandati da Pasquale Calvi. Nel 1850, Giuseppe Mazzini inviò una lettera agli esuli maltesi esortandoli alla lotta e ad unirsi alla causa dell’unificazione italiana. I comitati maltesi accettarono l’esortazione e Tommaso Masaracchio prese le redini dell’organizzazione. Lo stesso Masaracchio noleggiò le navi per il trasporto delle armi e dei volontari, ma dopo essere stato scoperto dai Borboni, la spedizione fallì. Deluso e stremato dalle battaglie, nel 1858, decise di rientrare a Niscemi, ma nel 1860, appresa la notizia della partenza della spedizione di Giuseppe Garibaldi diede il suo contributo alla lotta per la liberazione della Sicilia. Morì a Niscemi il 6 ottobre 1900.
  • L’artista più noto a Niscemi è stato il pittore Giuseppe Barone. Originario di Caltagirone, ma niscemese di adozione, nel 1927 dipinse le quattro tele a medaglione del Santuario SS. Maria del Bosco, raffiguranti vicende legate alla devozione verso la Madonna del Bosco e, nel 1929 una tela raffigurante la Madonna, collocata nella Cappella dell’acqua Santa. Delle tele dipinte, una raffigura la città di Niscemi durante il terremoto del 1693.
  • Niscemi ha dato i natali a Mario De Pasquale (1926-1970), il cui nome d’arte era Mario Gori, fondatore della corrente letteraria siciliana del Trinacrismo.
  • Angelo Marsiano (1926 – 1993), storico, nacque a Niscemi in una famiglia di artigiani locali. Il padre, infatti, era uno scalpellino, mentre la madre era una sarta. Fu militante del Partito Socialista Italiano e fu più volte eletto consigliere comunale di Niscemi, in particolare tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta. Negli anni ottanta costituì il Centro di Promozione Culturale della sua città, in questo contesto promosse, fra le altre, manifestazioni culturali dedicate al poeta Mario Gori. Nel 1990 divenne presidente della locale sezione dell’Archeoclub d’Italia. Dopo aver compiuto circa 50 anni, decise di approfondire gli studi sulla storia locale dedicandosi alla meticolosa raccolta di documenti storici cartacei, pubblicando poi una serie di volumi su Niscemi a partire dalle sue origini geologiche.
  • Conosciuta come l’Angelo bianco o l’eroina di Niscemi, Angela Basarocco nacque a Racalmuto nel 1914 e il 20 marzo 1935 entrò nell’ordine delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto col nome di suor Cecilia. Nello stesso anno, iniziò a lavorare presso l’ospedale civile di Niscemi, sotto la guida di padre Pietro Barilli, dedicandosi alla cura degli ammalati. La sua figura è passata alla storia per un gesto eroico compiuto tra l’11 e il 12 luglio 1943, durante lo sbarco in Sicilia degli alleati. In quei momenti concitati, la giovane suora era l’unica presenza rimasta in ospedale per assistere i soldati italiani, cui si aggiunsero anche 12 soldati tedeschi. All’arrivo delle truppe statunitensi, i militari tedeschi furono individuati e condannati a morte, con l’accusa di spionaggio, e nonostante l’appello di suor Cecilia alla solidarietà, vennero preparati per la fucilazione. Fu allora che la suora si pose tra il plotone di esecuzione e i condannati urlando: “‘Sparate, sparate anche su di me, Iddio vi perdoni'”. L’esecuzione fu fermata e i prigionieri tedeschi furono spediti a Caltagirone. Suor Cecilia continuò a lavorare presso lo stesso ospedale per quasi cinquant’anni, fino alla morte avvenuta il 20 ottobre 1986.
  • Pasquale Salvatore Samperi (Niscemi, 7 aprile 1870 – Roma, 19 luglio 1964) è stato un magistrato e politico italiano. Entrato in magistratura nel 1894, è stato consigliere della Corte di cassazione, primo presidente della Corte di appello di Bologna, presidente di sezione della Corte di cassazione. Senatore dal 1939.
  • Gaetano Vincenzo Vicari (Caltagirone, 6 ottobre 1959) è un saggista italiano. Si è laureato nel 1982 in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l’Università degli Studi della Calabria. Ha seguito un corso di perfezionamento ad Annecy sempre nel 1982. Ha insegnato lingua italiana a Nancy, frequentandone la II Università. Docente di Lingua e Letteratura Francese, è uno dei redattori delle riviste letterarie Lunarionuovo e Art&libri.
  • Alice Mangione, nata a Niscemi 19 gennaio 1997, è un’atleta italiana, specialista dei 400 metri piani e vincitrice della medaglia d’argento nella staffetta 4×400 m agli Europei juniores di Eskilstuna 2015. Nell’occasione ha contribuito a stabilire il record italiano di categoria.

Come arrivare

Niscemi non è direttamente collegata a nessuna arteria stradale statale. La SS 117 bis, che collega la vicina Gela con Enna è raggiungibile attraverso la SP 12 e la SP 10 della provincia di Caltanissetta. La SS 115 è invece raggiungibile, nel tratto che collega Gela con Vittoria, con la SP 31 e la SP 11. Il confinante comune di Caltagirone è invece raggiungibile attraverso la SP 10, proseguendo poi per la SP 227 della provincia di Catania e attraverso la SP 39.

Mobilità urbana – Il mezzo di trasporto maggiormente utilizzato è l’automobile, mentre l’unico mezzo pubblico è l’autobus, non molto utilizzato. È presente un’unica linea, la cui fermata principale è in via XX Settembre, in prossimità di Piazza Vittorio Emanuele III, ed è gestita da un’azienda di trasporti privata.

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