Identità Gioiosa Marea

Amministrazione

SINDACO

Tindara Giusy La Galia

In carica dal: 11/10/2021

Deleghe:

Sito istituzionale

www.comunegioiosamarea.gov.it

Gioiosa Marea, la cittadina delle serenate

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Il borgo attuale è frutto dello spostamento a valle del villaggio di Gioiosa Guardia, situato in prossimità del rilievo principale del territorio; fino alla fine del Settecento, infatti, nell’odierna sede del comune si trovava solo lo scalo a mare del paese. Resti archeologici rinvenuti a nord-est del Monte Gioiosa attestano lo sviluppo in quest’area di un villaggio fin dal V secolo a.C. solo con la dominazione romana, tuttavia, l’abitato assunse la forma stabile di oppidum, cioè punto di osservazione su tutto il territorio circostante, in virtù dell’altura. Il piccolo centro si articolava attorno all’asse viario principale che terminava nella piazzetta antistante il castello di Vinciguerra, eretto nel 1366. Alla fine del XIV secolo si erano ormai consolidate due comunità: una più piccola, di pescatori, stanziata sul litorale ed una rurale, a monte, in posizione strategica per la difesa dalle scorrerie dei pirati. La cittadina alta sopravvisse per quattro secoli sviluppando un’agricoltura di pura sussistenza; rimase più che altro un luogo di passaggio fino al 1783, quando un devastante terremoto la rase praticamente al suolo. Gli abitanti, fuggiti verso la costa, fondarono l’attuale centro urbano insediandosi nel preesistente borgo marittimo e ribattezzandolo con l’attuale toponimo di Gioiosa Marea. L’abitato conobbe allora un ventennio di progressiva espansione, inglobando in nuovi edifici le costruzioni medievali preesistenti. Il feudo rimase comunque sotto la giurisdizione della signoria vescovile di Patti, secondo una decisione dei regnanti Aragonesi del 1442. Dal 1860 il paese seguì infine le sorti della Sicilia, che con l’impresa garibaldina entrò a far parte del Regno d’Italia.

Tra i beni artistici si distingue la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Costruita nel XVII secolo dai frati minori osservanti, conserva arredi originali e numerose opere provenienti dalle chiese del borgo alto, distrutto dal terremoto del 1783. L’edificio ospita una cappella con decorazioni marmoree del XVI secolo, al centro della quale è collocata la statua della Madonna delle Grazie. In un altro luogo dell’edificio è visibile il simulacro della Madonna della Neve, la statua più antica del paese. Nelle vicinanze si trova la chiesa madre dedicata a San Nicola di Bari, le cui pareti sono decorate da dipinti settecenteschi opera di Olivio Sozzi; qui si possono ammirare anche opere lignee di pregevole fattura.

Siti Archeologici

Di particolare interesse archeologico, la zona dell’antica Gioiosa Guardia: accanto ai ruderi del castello dei Vinciguerra e della sua torre (XIV secolo) sono visibili i resti dell’antico oppidum romano e del più recente borgo medievale.

Il luogo ha conservato un’economia basata sulle attività tradizionali; le colture agricole, praticate soprattutto nel primo entroterra collinare, producono prevalentemente olive e frutta, tra cui eccellono i fichi e gli agrumi. È diffusa anche l’orticoltura, con la conseguente commercializzazione di primizie ed ortaggi. È inoltre molto importante la pesca: tra i prodotti ittici, sono particolarmente rinomati i totani e diverse varietà di pesce azzurro come le sardine e le acciughe. Di più recente sviluppo è il neonato settore turistico: sono infatti sorte strutture ricettive soprattutto sulla costa, accanto ad altre legate al turismo rurale site nell’entroterra del comune.

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In paese era particolarmente viva la tradizione canora delle serenate, espressione dell’indole gioiosa ed a tratti carnascialesca della popolazione. La “babbianata” aveva un carattere quasi denigratorio ed era rivolta alle famiglie che non avevano saputo evitare la fuitina dei giovani sposi; la “serenata alla zita” e l’“atturno” erano dedicate invece a fidanzate ed a coppie di giovani sposi. Durante gli anni del regime fascista questa pratica venne vietata perché ritenuta espressione di disordine sociale.

Sacro e Profano – La vita del paese è scandita dalle ricorrenze religiose, in corrispondenza delle quali si celebrano feste e riti popolari. Una settimana dopo Pasqua ad esempio, durante la Festa dell’Ottava si tiene la commemorazione del trasferimento della cittadina dal monte di guardia alla marina. È inoltre vivissimo il culto di San Nicola di Bari, patrono del paese, la cui festa si svolge il 6 dicembre. Di particolare rilievo, soprattutto in passato, era la Festa dei Morti la notte del 2 novembre: i giovani solevano costruire per scherzo degli sbarramenti (la smacchiàta) con tronchi e frasche sull’uscio delle abitazioni, attribuendone la fattura ai defunti.

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Come arrivare

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