Identità Casalvecchio siculo

Amministrazione

SINDACO

Marco Antonino Saetti

In carica dal: 11/06/2018

Deleghe:

Sito istituzionale

www.comune.casalvecchiosiculo.me.it

Arch. Antonino Santoro

Deleghe:

Vice Sindaco – Bilancio – Finanze – Personale – Viabilità – Programmazione

Giuseppe Moschella

Deleghe:

Agricoltura – Foreste -Energia – Beni Ambientali – Cimiteri – Igiene e Sanità – LL.PP.

Dott.ssa Marcella Russo

Deleghe:

Turismo – Sport e Spettacolo – Pubblica Istruzione – Beni Culturali – Servizi Sociali

Casalvecchio Siculo, l’antico Palachorion

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo si trova in contrada Badia, sulla sponda sinistra del torrente Agrò, ed è un vero e proprio capolavoro nato dalla commistione di diversi stili con elementi di arte bizantina, araba e normanna. I muri sono costituiti da mattoni rossi, bianchi e neri in arenaria, calcare, pomice, pietra lavica, tufo e cotto. I motivi decorativi, semplici ed essenziali, che caratterizzano le facciate si ritrovano all’interno, nelle colonne monolitiche sormontate da capitelli che segnano le navate. Il tempio, realizzato intorno al 560 dai frati basiliani, fu distrutto dagli Arabi e fatto ricostruire nel 1117 dai Normanni. Fu restaurato nel 1172 da Gherardo il Franco per conto di Teostericto, abate di Taormina, come riporta un’epigrafe greca incisa sull’architrave del portale principale.

Il nome originario era Palachorion, parola greco-bizantina che significa appunto “vecchio casale”. Subì l’influenza araba, ma venne citato per la prima volta nel 1130; fu feudo dei Savoca ed appartenne ai vescovado di Messina fino all’abolizione dei feudi (1812). È comune autonomo dal 1939.

Il comune ospita diverse chiese di interesse artistico ed architettonico. La chiesa di San Teodoro è caratterizzata da una superficie molto ampia; sul portale vi è una raffigurazione del Santo nell’atto di sconfiggere il drago. Accanto alla chiesa, i ruderi del convento degli agostiniani scalzi, fondato nel 1662 ed andato quasi completamente distrutto. La chiesa di San Nicolò (XVI secolo) custodisce al suo interno un dipinto su legno della scuola Antonelliana dedicato al Santo. Nella parte più alta del paese ha invece sede la chiesa della Santissima Annunziata, risalente al Cinquecento ma in stile barocco. La chiesa principale è però Sant’Onofrio Anacoreta, in stile barocco, del XVII secolo. Al suo interno sono custodite numerose opere tra le quali spicca l’altare maggiore in marmo (1700); la statua di Sant’Onofrio Anacoreta, cesellata in argento, realizzata nel 1745 dall’artista messinese Giuseppe Aricò; il mezzobusto in legno del Santo, nell’abside della chiesa, e diverse tele, tra le quali la tela di Gaspare Camarda (1622).

Le attività economiche principali sono connesse all’utilizzo del territorio circostante, particolarmente adatto all’agricoltura ed all’allevamento. Tra i prodotti agricoli tipici sono da segnalare le olive, l’uva, i limoni ed il grano; gli allevamenti presenti sono di bovini ed ovini. Di rilievo anche la produzione di ricotta di ottima qualità, utilizzata anche per la produzione dolciaria.

in aggiornamento

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Sacro e Profano – Dalla chiesa parte la processione in onore del patrono Sant’Onofrio, la seconda domenica di settembre. Durante la processione sfila anche la statua di un cammello, in ricordo del cammello su cui Ruggero II entrò vincitore in Sicilia nel 1060.

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Come arrivare

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