Identita Canicattì

Amministrazione

SINDACO

Vincenzo Corbo

In carica dal: 25/10/2021

Sito istituzionale

www.comune.canicatti.ag.it

Canicattì, la cittadina dell’uva da tavola

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Secondo alcune interpretazioni il toponimo deriva dall’arabo handaq-attin (fossato d’argilla); altri studi hanno fatto risalire il nome alla parola araba ain-al-qattì (fonte del tagliatore di pietre). Con la distruzione della vicina fortezza di Mozia, avvenuta durante l’invasione araba, gli abitanti cercarono scampo nella vicina Canicattì, dove per alcuni anni furono tiranneggiati dal sadico Vito Soldano. Quando nell’XI secolo i Normanni si installarono in Sicilia, il barone Salvatore Palmeri riuscì a cacciare gli Arabi da Canicattì e ad essere nominato feudatario dal conte Ruggero. Alla dominazione normanna fecero seguito, per un breve periodo, quella francese e successivamente quella aragonese. Nel 1448, con l’estinzione della famiglia Palmeri la zona finì sotto il controllo di Andrea De Crescenzio che, su licenza del re, si appropriò di alcuni territori circostanti, fece aumentare la popolazione e si occupò degli affari giudiziari. Nel 1507 il feudo divenne proprietà di Francesco Calogero Bonanno, mentre nella prima metà del Seicento, grazie all’opera di Giacomo Bonanno Colonna, il paese conobbe un periodo di benessere e di sviluppo edilizio. Tra alterne vicende, la baronia dei Bonanno si concluse nel 1819, quando il territorio fu venduto a Gabriele Chiaramonte Bordonaro. Nel 1820 una rivolta antiborbonica fu repressa nel sangue dalle truppe regie, ma nel 1848 una nuova insurrezione portò alla nascita di un comitato rivoluzionario, sciolto l’anno seguente dopo l’intervento dell’esercito borbonico. Il 23 luglio 1860, durante la Spedizione dei Mille, Canicattì insorse e si schierò dalla parte dei garibaldini; il 21 ottobre il plebiscito decretò il passaggio del paese al Regno d’Italia. Gli anni successivi furono segnati da un certo sviluppo socioeconomico, favorito dalla nascita della linea ferroviaria e dall’apertura di banche, aziende agricole ed istituti scolastici. In questo periodo anche il settore minerario, che si fondava sull’estrazione di zolfo e salgemma, divenne una delle attività più importanti della zona. Nel 1924 e nel 1937 la cittadina fu visitata da Benito Mussolini. Durante la Seconda Guerra Mondiale Canicattì dovette far fronte ai bombardamenti alleati, che rasero al suolo la ferrovia ed alcuni quartieri; il 10 luglio 1943 le truppe angloamericane raggiunsero il centro cittadino. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta la cittadina conobbe una seria crisi economica dovuta alla cessione di varie banche locali. Proprio la coltura viticola, negli anni Settanta, fu al centro del forte sviluppo economico di Canicattì: trainato dal settore agricolo, il paese divenne una delle realtà maggiormente colpite dal boom economico dei primi anni Ottanta, che si concretizzò nell’apertura di varie industrie ed attività commerciali. In questo periodo, a differenza di altri centri dell’isola, la cittadina conobbe un moderato sviluppo demografico.

Pregevoli esempi di architettura sacra sono la chiesa madre di San Pancrazio, patrono di Canicattì, costruita durante il XVIII secolo, con impianto a croce latina e dotata di una navata unica; la chiesa dello Spirito Santo, situata in piazza Indipendenza (fu edificata nel XVII secolo sui resti di un antico tempio); la chiesa di San Diego, che sorge nel cuore del centro storico di Canicattì, costruita alla fine del Settecento sulle rovine della vecchia chiesa dedicata a San Sebastiano. Il campanile venne aggiunto solo nel 1880; all’interno, suddiviso in tre navate, è possibile ammirare gli affreschi del pittore Pietro Guadagnino. Gli altri edifici di culto degni di nota sono la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, risalente al 1662; la chiesa di San Francesco, edificata negli ultimi anni del XVI secolo, e la chiesa di San Domenico, costruita nel 1612. Tra i monumenti d’impronta civile spicca il Teatro Sociale, progettato nei primi anni del Novecento dall’architetto Ernesto Basile; nel 1927 vi si esibì Luigi Pirandello con la sua compagnia. Tra le dimore signorili è possibile osservare Palazzo La Lomia, Palazzo Gangitano, Palazzo Adamo e Palazzo Bertoccelli. Segnaliamo poi il Castello Bonanno che probabilmente fu fatto costruire nel 1089 da Ruggero il Normanno nel luogo dove in precedenza sorgeva un fortilizio arabo. L’ingresso era costituito da un imponente portone centrale che oltre una corte coperta introduceva in un ampio cortile nel quale si aprivano i magazzini, le stalle, i fienili, gli alloggi e una piccola cappella. All’interno si conservava una preziosa Armeria, famosa in tutta la Sicilia, e ora esposta al Museo nazionale di Capodimonte. Dal 1507 il Castello fu di proprietà della famiglia Bonanno, alla quale si deve probabilmente anche la costruzione dalla Torre dell’Orologio nella piazza antistante.

Siti Archeologici − A sei chilometri da Canicattì, si sviluppa per ben 40 ettari il sito archeologico di Vito Soldano, uno dei pochi centri romano-bizantini individuati ove sono affiorati nel tempo resti di città antiche e sono stati ritrovati reperti ed in particolare monete appartenenti a diversi periodi storici.

La viticoltura ha dovuto fare i conti con il calo dei prezzi e molti vigneti sono stati riconvertiti a campi per la coltura di alberi da frutto, tra i quali spiccano la pesca e l’albicocca. In alcuni casi l’uva da tavola è stata sostituita dal vitigno per la produzione del nero d’Avola. Nel 1997 l’Unione Europea ha concesso il marchio IGP all’uva di Canicattì; nel 2005 la nascita del Consorzio di Tutela ha favorito la risalita dei prezzi. Attualmente, dunque, l’agricoltura è in testa alla classifica delle risorse economiche locali, seguita dal commercio, dalla pubblica amministrazione, dall’attività edilizia e dall’industria manifatturiera. Il turismo si concentra intorno alle numerose chiese sparse sul territorio.

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Musei − Il Museo Etno-Antropologico ex Badia raccoglie manufatti provenienti per lo più da do-nazioni e comodati d’uso privati che, oggi, compongono una collezione in grado di offrire una testimonianza ricca e articolata della civiltà contadina nonché dei mestieri e delle pratiche di vita quotidiana ad essa collegati che ha caratterizzato il periodo storico compreso tra le fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.

Biblioteche − Biblioteca comunale, sita in via Cavallotti (presso Palazzo Stella).

Cultura − Canicattì è anche conosciuta per la presenza dell’Accademia del Parnaso, fondata nel 1922; i versi dei suoi scrittori erano improntati alla satira contro i poteri costituiti. L’accademia meritò il plauso del gotha della cultura italiana, da Filippo Tommaso Marinetti a Luigi Pirandello, da Adriano Tilgher a Leonardo Sciascia.

Sacro e Profano – Le ricorrenze religiose più sentite dalla popolazione sono la Festa della Madonna, in programma la domenica successiva alla Pasqua; la Festa di San Diego, che si svolge nel corso dell’ultima domenica di agosto, e la Festa della Madonna del Rosario, che un tempo dava origine ad una grande fiera del bestiame.

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Canicattì ha dato i natali a due giudici che hanno sacrificato la vita nella lotta alla mafia: Antonino Saetta (1922-1988) e Rosario Livatino (1952-1990). Brillante e riservato, Saetta fu ucciso assieme al figlio mentre si stava recando a Palermo, dove esercitava le funzioni di Presidente di Corte d’Appello. Noto per la sua umanità e religiosità, Livatino promosse varie indagini sulla malavita organizzata; fu autore delle conferenze dal titolo “Fede e diritto ed Il ruolo del giudice nella società che cambia”.

Come arrivare

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