Identità Aci Catena

Amministrazione

SINDACO

Sebastiano Oliveri

In carica dal: 15/06/2017

Deleghe:

Attuazione del Programma -Polizia Locale- Viabilità – Bilancio e Programmazione – Urbanistica – Personale – Servizi Demografici

Sito istituzionale

www.comune.acicatena.ct.it

Giovanni Pulvirenti

Deleghe:

Vice Sindaco – Igiene ambientale – Lavori Pubblici – Manutenzioni – Programmazione Fondi Europei – Sviluppo Economico – Cimitero – Ville e Verde Pubblico

Angelo Russo

Deleghe:

Frazioni – Politiche giovanili – Turismo – Sport – Protezione Civile – Politiche Agricole – Finanze e Tributi – Contenzioso

Flavia Fortino

Deleghe:

Attività Produttive – Servizi Sociali – Spettacolo – Pari Opportunità – Commercio – Artigianato – Annona – Autoparco

Enza Leonardi

Deleghe:

Pubblica Istruzione – Edilizia Scolastica – Cultura – Rapporti con l’Università – Beni culturali

Aci Catena, fra il Mare e il verde dei limoneti

Percorso dei Vecchi Mulini ad acqua: si tratta dell’area comprendente gli antichi mulini dove si lavorava la gran quantità d’acqua presente nel territorio, proveniente dalle sorgenti Cuba e incanalata attraverso l’acquedotto di Casalotto che la riforniva a tutti i paesi limitrofi; tale acqua era utilizzata soprattutto per l’irrigazione degli agrumeti. Questa zona nel Quattrocento era la sede della Fiera Franca di Santa Venera, ossia un mercato senza dazio, evento raro per quei tempi. Il percorso si snoda lungo la Saia (canalone) principale attraverso il quale si giunge al primo mulino, detto Spezzacoddu (perché presidiato, ai tempi, da un guardiano dai modi parecchio dispotici). Successivo a questo, il mulino Npacchiapa, che per molto tempo è stato sede di una scuola per contadini. Entrambi i mulini si trovano nella zona detta Piana della Reitana, che è stata luogo di ritrovamenti archeologici di una certa rilevanza. Dalla Reitana il percorso volge verso il Piano Pescheria, sede di sorgenti e di altri mulini. Tra le sorgenti ancora attive e visibili vi sono:PescheriaSpanneddi e Paratore. Gli scavi eseguiti nella campagna adiacente hanno riportato alla luce i resti di una villa romana e il Mosaico del Pegaso. Qui è ubicato il terzo mulino, Scardaci, detto anche Dâ zia Nedda, che presenta uno scenario molto suggestivo con sorgenti, cascate d’acqua, vegetazione tipica del luogo (quale i papiri) e fauna acquatica come anguille, rane e granchi. Accanto al mulino si può osservare il Fondaco, un deposito con la funzione di riparo notturno per i contadini. Quarto mulino è ’U mulinu â via, detto anche di Don Neddu, dalla caratteristica facciata rossa; da qui si giunge al quinto mulino, Don Pippino, e via via agli altri mulini oggi sedi di abitazioni private. Poco distante si nota l’ultima sorgente ancora in attività, ossia quella detta della Mutaddisa.

Toponomastica – Il nome del Comune è, chiaramente, legato alla devozione cittadina per Maria Santissima della Catena. Il primo elemento, cioè Aci, come per gli abitati vicini (che di Acireale, chiamata prima Aquilia Nuova, erano casali), viene dal greco Akis (Oggetto appuntito).

Secondo una leggenda, il devastante terremoto della Val di Noto, verificatosi nel 1693, fece ad Aci Catena poche vittime (meno di cento), grazie all’intercessione della Madre della Catena, che avrebbe protetto i catenoti con il proprio manto.

Origini – Come per i Comuni vicini, le sue origini sono probabilmente legate alla mitica città di Xiphonia, della quale oggi non v’è alcuna traccia. La presenza dei greci e dei romani è testimoniata da diversi reperti archeologici, e pare che il territorio fosse abitato ancor prima. Nel 1091, dopo la conquista normanna di Ruggero, Aci Catena fu donata come feudo al vescovo di Catania e per oltre 200 anni rimase assoggettata a tale dominazione. Questo fu un periodo di grande prosperità per il borgo, che poté approfittare di un clima di pace impegnandosi nell’attività agricola ed in quella commerciale; a mettere in crisi questo quadro, il terremoto del 1169, che sconvolse il centro abitato e le zone limitrofe. I danni furono elevati e le conseguenze, anche sul piano economico, molto gravi. Nel XVII secolo Carlo II affidò la giurisdizione del borgo a Luigi Riggio, principe di Aci. Come per gli attuali Comuni limitrofi, anche Aci Catena era un casale di Aci (l’odierna Acireale), e insieme agli altri chiese di affrancarsene. Nel XVIII secolo, con la fine della famiglia Riggio iniziò l’epoca baronale, che però ebbe breve durata grazie all’intervento di Ferdinando I a favore dell’abolizione del servaggio baronale. Intanto i contrasti con i Borbone si acuirono ed a metà Ottocento, approfittando di un’epidemia di colera scoppiata nella città, i carbonari locali costituirono un comitato provvisorio di sicurezza che però non ebbe molta fortuna. L’intervento dei soldati regi nell’isola, che intanto si era sollevata contro il re, ebbe facilmente la meglio contro i rivoluzionari. Aci Catena divenne autonomo solo nel 1826, quando si staccò dal limitrofo borgo di Sant’Antonio (inizialmente inquadrata nel quartiere di Santa Lucia, e perciò chiamata Aci Santa Lucia). C’è da dire che in passato Aci Catena veniva chiamata in dialetto “Scarpi” (cioè “scarpe”, forse per via dei calzolai presenti), mentre la frazione di Aci San Filippo era detta “Xacche” e quella di Aci Santa Lucia “Cubisia”.

Aci Catena contemporanea – Con l’Unità d’Italia, e soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, la cittadina ha vissuto una fase di rapida modernizzazione ed urbanizzazione; negli ultimi trent’anni ha visto crescere di molto i suoi abitanti, vive soprattutto di agricoltura e artigianato, e ad oggi è un’interessante meta sia turistica che culturale.

Centro storico –  Il centro storico, che muove intorno al Palazzo Municipale, ospita diverse chiese e palazzi. Il passeggio dei catenoti è la via Vittorio Emanuele, lungo la quale sorge il palazzo Municipale, e culmina nella sopraelevata Chiesa di Santa Lucia, che quasi la domina.

Architettura Religiosa

  • Chiesa di Maria Santissima della Catena: di origini cinquecentesche, presenta una facciata abbellita dalle statue dei quattro evangelisti, una cupola e la torre campanaria. L’interno è a croce latina, con un abside decorato in legno e costeggiato da due affreschi raffiguranti Il miracolo di Palermo, che narra della miracolosa liberazione di tre condannati a morte che avevano cercato rifugio all’interno della Chiesa dedicata alla Madonna della Catena di Palermo, e l’evento drammatico del terremoto che colpì la Val di Noto nel 1693. La Chiesa possiede due cappelle dedicate alla Madonna e al Santissimo Sacramento, oltre a delle pregevoli tele tra le quali la Rebecca al Pozzo, attribuita a Paolo Vasta, e l’Immacolata del Ragonesi. Sotto l’altare maggiore sono conservate le reliquie del compatrono della città, San Candido Martire.
  • Chiesa di Santa Lucia: edificata originariamente nel Cinquecento, è stata più volte restaurata. Possiede un’alta scalinata in pietra lavica, con portale d’ingresso e finestroni dello stesso materiale. Al suo interno conserva un crocefisso in legno a cassettoni e delle tele attribuite al Paolo Vasta. È dedicata al culto di Santa Lucia, i cui festeggiamenti nel mese di Dicembre sono molto sentiti dalla popolazione.
  • Chiesa di San Giuseppe: bellissima chiesetta con due scalinate centrali in pietra bianca di Siracusa sovrastate da un’ampia terrazza e da una cancellata in ferro battuto. Il prospetto, in stile bizantino, presenta una cupola con adiacenti due piccoli campanili dallo stile arabesco. Al suo interno custodisce una pala d’altare opera di Lorenzo Gramiccia raffigurante l’esodo in Egitto della Sacra Famiglia. È stata edificata nel Settecento per volontà dei principi Riggio di Campofiorito.
  • Chiesa di San Antonio da Padova: adiacente alla sede odierna del Municipio, è degna di visita per la presenza di un crocefisso in legno seicentesco opera di Giovan Francesco Pitorno.
  • Chiesa dell’Eremo di Sant’Anna: piccola chiesetta rurale edificata nel 1751 facente parte di un eremo. Oggi ospita alcune suore dell’ordine delle carmelitane. Bellissimo il pavimento interno composto da maioliche di Caltagirone, così come il chiostro e il giardino ricco di vegetazione mediterranea.
  • Chiesa di Santa Venera al Pozzo: si trova all’interno dell’area archeologica delle terme di Santa Venera al Pozzo, ed ha un prospetto molto semplice e lineare, di stampo medievale, immerso in un’area rurale.
  • Chiesa di San Filippo D’Agira: è la Chiesa Madre della vicina frazione di Aci San Filippo. La struttura originaria risale probabilmente al Cinquecento, come riporta  la data del 1558 iscritta sul campanile. Si ha notizia che il vescovo di Catania, nel 1570, la definì Totius Acis Mater Et Caput (ossia Madre di Tutte le Aci). Il terremoto del 1693 la danneggiò profondamente quindi fu ricostruita nel Settecento per mano dell’architetto Francesco Battaglia. L’interno è a croce latina, con la presenza di cappelle e dipinti attribuiti ad Antonio Pennisi. Custodisce una copia della pala d’altare di San Nicola di Bari riferibile alla scuola di Antonello da Messina.

Architettura Civile

  • Palazzo dei Principi Riggio di Campofiorito e di Campofranco: è una dimora nobiliare appartenuta ai signori di Aci Catena (allora chiamataScarpi), ricordati in città per l’introduzione del culto di San Candido Martire attraverso la donazione delle reliquie alla Chiesa della Madonna della Catena.

Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:

Chiesa del Santissimo Sacramento; Chiesa dei Santissimi Elena e Costantino; Chiesa di Santa Barbara; S. Giacomo; S. Maria della Consolazione; Chiesa di S. Nicola; Chiesa di San Giuseppe (nella frazione di Aci San Filippo); Chiesa dell’Indirizzo; Chiesa della Madonna della Sanità; Chiesa di Santa Maria delle Grazie; Chiesa di Santa Maria del Sangue; Chiesa di Santa Maria della Consolazione; Chiesa di San Nicolò (nella frazione di San Nicolò).

Siti Archeologici

  • Terme di Santa Venera al Pozzo: si legano alla leggenda della decapitazione di Santa Venera durante le persecuzioni ai cristiani. La testa della martire sarebbe stata gettata nel pozzo presente all’interno delle terme. Sul luogo emerge una sorgente di acqua sulfurea utilizzata sin dall’epoca greca ad uso curativo. Con l’arrivo dei Romani, le vecchie strutture termali vennero soppiantate da quelle i cui resti sono stati ritrovati durante gli scavi: una stanzetta d’ingresso, probabilmente con funzione di guardaroba, dava accesso al Frigidarium, stanza dedicata alle abluzioni in acqua fredda, e di seguito alTepidarium ed al Calidarium, dove si potevano fare bagni d’acqua calda. Di questi ultimi si può ancora notare la copertura con volte a botte. Nell’area sono stati rinvenuti i resti di un piccolo tempio dedicato alla dea Venere, dei frammenti di un mosaico e una vasca esterna utilizzata come piscina o allevamento ittico. Poco distante dalle terme, si nota la presenza di un edificio, databile al 280 a.C., utilizzato nel IV secolo d.C. come industria di produzione di ceramiche: all’interno delle sue stanze, difatti, gli scavi hanno riportato alla luce frammenti di vasche, oggetti in coccio, vasi a vernice rossa ed anfore. Delle officine, sono ancora visibili le camere utilizzate per la combustione. Sul sito sono state ritrovate parecchie monete appartenenti a varie epoche, da quella greco-ellenistica, a quella romana fino a quella bizantina e medievale.

Sono importanti sia il settore agricolo (con coltivazioni di agrumi e frutta in genere, cereali, frumento, uva, olive) che quello dell’allevamento (con bovini, caprini e avicoli). Sono presenti, poi, piccole e medie industrie impegnate nella lavorazione di articoli in plastica e nell’edilizia.

Evoluzione demografica – Dal 1861 ad oggi gli abitanti di Aci Catena hanno quintuplicato il loro numero. Se la crescita, però, è stata graduale fino all’inizio degli anni Ottanta, va evidenziato che da quel periodo in poi si è verificato un vero e proprio boom demografico, passando da poco più di 10.000 a quasi 30.000 unità.

Etnie e minoranze – Gli stranieri residenti ad Aci Catena al 1° gennaio 2016 sono 579 e rappresentano l’1,9% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Bulgaria con il 50,8% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Romania (12,3%) e dalle Mauritius (5,7%).

Musei – Museo di Santa Venera al Pozzo. Presso il sito archeologico di Santa Venera al Pozzo. Via Alimena n. 7. Si tratta di una piccola area museale dove sono esposti alcuni dei ritrovamenti portati alla luce durante gli scavi archeologici.

Biblioteche – Biblioteca Comunale Francesco Guglielmino. Via Pietro Platania n. 195

Teatri – Teatro Matrice in Via Maesano n. 9. Anfiteatro Comunale presso la villa comunale della frazione di San Nicolò.

Cinema – Aci Catena è stata set cinematografico per: Don Giovanni in Sicilia(Alberto Lattuada – 1967); Storia di una capinera (Franco Zeffirelli – 1993)

Sacro e Profano – Festa di Ringraziamento alla Madonna della Catena, 11 Gennaio.  Festa in ricordo del miracolo avvenuto durante il terremoto del 1693, che preservò gran parte della popolazione dalla morte. Di mattina, si assiste alla svelata del simulacro che viene condotto in piazza, dove i fedeli intonano l’inno di ringraziamento per la protezione ricevuta. Venerdì Santo, il Venerdì antecedente la Domenica di Pasqua. Si svolge in città la solenne Via Crucis, durante la quale si porta in corteo il simulacro del Cristo di origine settecentesca, seguito dall’Addolorata. Durante la giornata viene sparato un colpo di cannone ogni ora, dalla mattina fino all’ora della processione serale. Festa di San Filippo di Agira (Aci San Filippo), 12 e 13 Maggio. Il giorno delle celebrazioni è annunciato all’alba dai colpi di cannone che anticipano la svelata del Santo e la processione tra le vie principali della frazione. Il simulacro del Santo, di origine cinquecentesca, è accompagnato da una folla di fedeli e in suo onore si svolge un prolungato spettacolo pirotecnico. Cinenostrum, Luglio. Festival dedicato al mondo del cinema che solitamente si svolge nello splendido scenario delle Terme di Sanata Venera al Pozzo. La kermesse ha visto negli anni la partecipazione di esponenti dell’arte cinematografica nazionali ed internazionali. Festa della Madonna della Catena15 Agosto. All’alba la cittadina viene svegliata dallo scampanio delle campane in festa che preannunciano la svelata del simulacro della Vergine. La pregiata statua adorna di un manto dorato e di una corona, viene condotta in processione nel pomeriggio, accompagnata da una gran folla di fedeli. Il culto risale all’epoca della dominazione degli Aragona, quando la popolazione, costretta in sudditanza, si rivolse alla Madonna affinché li liberasse. I cittadini la venerano anche in ricordo del miracolo attribuitole in riferimento al terremoto del 1693, durante il quale la Vergine contenne le vittime del paese. La giornata si veste di un’atmosfera di festa con bande musicali, fuochi d’artificio e le tradizionali bancarelle della calia, classica preparazione di ceci e semi di zucca tostati. Il giorno seguente si assiste al rientro del simulacro in chiesa con la caratteristica Trasuta o chianu, ossia l’entrata in corsa accompagnata dai fuochi d’artificio e dallo sventolio dei fazzoletti bianchi dei fedeli in segno di saluto. Festa di San Martino, 11 Novembre. Sagra dedicata alla degustazione del vino novello e dei prodotti tipici del periodo, soprattutto dolci a base di mosto e vin cotto. Festa di San Nicolò6 Dicembre. Festeggiamenti in onore del Santo Protettore della vicina frazione di San Nicolò. Per l’occasione avviene la benedizione dei cosiddetti cucciddateddi, piccole ciambelle di pane. Festa di Santa Lucia, 13 Dicembre. Sentita festa in onore della martire siracusana, caratterizzata da un’uscita in città del simulacro accompagnato dal lancio delle zagarelle, strisce di carta multicolore, e da un bellissimo spettacolo pirotecnico. Per l’occasione in chiesa vengono distribuiti cotoni imbevuti e benedetti in ricordo della Santa considerata protettrice della vista e degli occhi. La festa si svolge in un’atmosfera di allegria e folclore.

La cucina di Aci Catena è similare a quella del comune di Acireale, soprattutto per la produzione di dolci, granite e gelati. Tipico dolce domenicale è la pasticceria mignon, consistente soprattutto in cannoli e paste in forma ridotta ripieni di crema e ricotta. Per la festa di Santa Lucia è tradizionale la preparazione delle crispelle, impasto lievitato e fritto imbottito con alici o ricotta. In occasione del Patrono della frazione di Aci Platani si preparano, invece, i cucciddateddi, piccole ciambelle di pane da far benedire al passaggio del Santo in processione. Molto diffusa la tavola calda, ossia la produzione di rosticceria da asporto consistente in  arancini, cartocciate, cipolline e pizzette.

  • Emanuele Rossi (1760 – 1835), Politico. Componente della Camera dei Comuni, in ordine a quello di Catania, durante il Regno delle Due Sicilie, pubblicò molti scritti riguardanti i moti rivoluzionari del 1820-1821, vicino ideologicamente agli ideali liberali della Carboneria.
  • Arcangelo Tropea (1650 presunta – 1719), Uomo di Chiesa. Famoso il suo discorso per Santa Rosalia del 1695, la cui copia è visionabile presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.
  • Francesco Guglielmino (1872 – 1956), Poeta. Dedicò la sua vita alla carriera universitaria, reggendo per molti anni la cattedra di letteratura greca presso l’Università degli Studi di Catania. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia dialettale.
  • Giuseppe Sciacca (1955), Vescovo di Fondi e Vittoriana. Laureatosi in Diritto Canonico presso l’Università Pontificia di Roma e in Filosofia presso l’Ateneo di Catania, fu nominato da Papa Benedetto XVI segretario del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano nel 2011, Papa Francesco nel 2013 lo ha nominato segretario aggiunto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica del quale, nel 2016, è divenuto segretario generale.

Come arrivare

In auto da Catania è possibile imboccare la A18 e uscire al casello di Acireale, per poi risalire attraverso il Comune di Aci Sant’Antonio; da Palermo bisogna invece imboccare la A19/E932 in direzione di Via Galileo Galilei a San Gregorio di Catania, imboccare poi la A18 e uscire al casello di Acireale e risalire attraverso il Comune di Aci Sant’Antonio. L’aeroporto di riferimento è quello di Catania “Fontanarossa”, che dista circa 33 km, mentre la stazione ferroviaria è quella di Acireale, distante 4 km. In autobus è possibile arrivare servendosi dell’Ast, Azienda Siciliana Trasporti.

Mobilità urbana – La mobilità urbana è servita dall’AST, Azienda Siciliana Trasporti.

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