Sembra il Trentino ma siamo in Sicilia, alla scoperta delle mele madonite

(04/07/2018)

Un meleto in Sicilia non è un’immagine usuale. Eppure, percorrendo la strada che conduce al paese di Caltavuturo, ci si imbatte in un panorama che sembra più coerente con le prealpi del Trentino Alto Adige che con la campagna siciliana. E’ la tenuta di Pagliuzza, nella contrada omonima, bellissimo esempio di moderna coltivazione di mele.

L’azienda agricola protagonista della originale e riuscita iniziativa è di proprietà di due fratelli, Pietro e Luigi Di Marco, palermitani di origini madonite. Due ormai ex docenti universitari (ematologo il primo, agronomo il secondo), che hanno deciso di dedicarsi a tempo pieno all’imprenditoria agricola.

Sono tre le tenute dei Di Marco, per una estensione complessiva di 660 ettari, tutte incastonate nella campagna siciliana compresa tra Scillato e i margini esterni del territorio di Valledolmo. A Scillato si estende l’azienda di Scannale, che ospita pascoli bovini, boschi nei quali scorrazzano indisturbati cinghiali e daini, ulivi e persino una piccola porzione coltivata a pistacchi. Nei pressi di Caltavuturo, in direzione Valledolmo si trova Calcibaida, un enorme granaio dove pascolano anche animali da carne, infine Pagliuzza, il meleto in Sicilia.

L’idea di impiantare una coltivazione intensiva di mele nasce nel 1995 e i due fratelli imprenditori accettano la sfida dell’innovazione senza attingere a nessun finanziamento pubblico. Ad 800 metri sul livello del mare, e con una significativa escursione termica, si sono verificate le condizioni migliori possibili per tentare il riuscitissimo esperimento. Sui dieci ettari si susseguono alberi di “Royal Gala” e “Fuji”, spazio anche ad alcuni esemplari di “Pink Lady” e della tradizionale “Annurca“. Con un sistema di irrigazione all’avanguardia e un con un magazzino dotato di celle frigorifere che possono ospitare fino ad 800 quintali di mele, l’azienda di Pagliuzza è ormai una realtà nota e consolidata.

Per un particolare fenomeno ambientale legato ad altitudine e clima, le mele delle Madonie maturano prima di quelle trentine e mantengono una croccantezza e un contenuto di zucchero equilibrato. In più, ci tengono a precisare i fratelli Di Marco, a Caltavuturo è possibile coltivarle biologicamente, senza l’uso di antiparassitari e concimi chimici, metodo non ancora utilizzabile in Trentino.

Con una produzione annua di 250 quintali per ogni ettaro di terreno, le mele delle Madonie hanno trovato posto sulle tavole dei consumatori del Nord Italia, della Francia, della Germania e della Gran Bretagna.

L’attivismo imprenditoriale dei fratelli Di Marco non si ferma alle mele. Insieme ad altri imprenditori agricoli, infatti, hanno dato vita alla cooperativa a responsabilità limitata Pro.Bio.Si., sigla che sta per produzione biologica siciliana ed è riferita alla coltivazione del grano.

Alle dieci aziende che nel 2014 fondarono la cooperativa se ne sono aggiunte altrettante. L’obiettivo degli aderenti è la promozione e la diffusione dei grani antichi biologici di Sicilia. Attualmente è l’unico grande consorzio nel settore cerealicolo nell’Isola e l’anno scorso ha fatturato mezzo milione di euro. La prospettiva è quella di crescere ancora coinvolgendo un numero sempre maggiore di aziende e di aprire anche alla produzione di carni biologiche locali.

(G.C.)

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