
VITTORIA – Una storia di dolore, silenzi e riscatto quella raccontata da Giuseppina Torre, la pianista e compositrice originaria di Vittoria, che ha scelto di mettere nero su bianco la sua esperienza di donna vittima di abusi psicologici e fisici. Lo ha fatto in un libro autobiografico intitolato «Un piano per rinascere» (edito da Solferino), che in pochi giorni ha acceso i riflettori sulla sua vicenda umana e artistica.
Oggi vive a Milano, ma il legame con la sua terra resta profondo. Ed è proprio dalla Sicilia degli anni ’80 che parte il racconto: da quando, appena quattordicenne, conobbe quello che sarebbe diventato il suo primo e unico grande amore, e purtroppo anche il suo carnefice.
Una relazione tossica nascosta dietro l’apparenza
Dietro il successo internazionale, i premi e le esibizioni in tutto il mondo, si nascondeva una realtà domestica fatta di umiliazioni, controllo ossessivo e isolamento. Anni di manipolazioni emotive, di violenze fisiche e verbali, di solitudine: «Mi diceva che ero una donna da rottamare, che non servivo a nulla. Anche il sesso era diventato un obbligo, come timbrare un cartellino» – racconta Giuseppina in un’intervista al Corriere della Sera.
La situazione peggiorò nel tempo, fino a diventare insostenibile. L’uomo le controllava il telefono, le bloccava le carte di credito, svuotava il conto in banca e, in un episodio surreale, fece sparire tutti i suoi abiti da concerto, inventandosi un furto.
Due aborti e nessun conforto
Nel libro emergono anche episodi di grande sofferenza personale: due aborti affrontati in totale solitudine, senza alcun sostegno né umano né emotivo. «Mi sentivo inadeguata come donna, incapace di essere madre. Mi davo sempre la colpa di tutto», confessa l’artista.
La denuncia e l’amara giustizia
Giuseppina trova il coraggio di denunciare. Ma anche lì, lo Stato la accoglie con freddezza. «Un carabiniere mi chiese se ero sicura di voler denunciare il padre di mio figlio. Una frase che mi fece sentire invisibile, come se stessi inventando tutto».
A Vittoria intanto circolavano voci infamanti: veniva definita “pazza”, “frivola”, “scomoda”. Un’associazione le suggerì persino di tornare dal marito, per poterlo cogliere in flagranza. L’uomo venne condannato a sei mesi, ma la pena non fu mai scontata: il reato è stato dichiarato prescritto in appello.
La rinascita grazie alla musica (e a suo figlio)
Oggi la pianista vive una nuova vita, finalmente libera. Suo figlio, 19 anni, ha scelto spontaneamente di restare con lei. «Non è dalla mia parte, né da quella del padre. È dalla parte della verità», dice con orgoglio.
Il suo messaggio è rivolto alle donne che vivono situazioni simili: «Aggrappatevi alle vostre passioni. Il mio rifugio è stato il pianoforte. È lui che mi ha salvato».
Giuseppina Torre, da Vittoria al mondo, oggi non è solo una pianista acclamata: è anche simbolo di coraggio e rinascita.