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Banksy a Modica, ma chi lo sa? Mostra importante, comunicazione assente

Un evento d’arte tra i più attesi dell’anno, ignorato dalla città che lo ospita

Dal 31 maggio al 2 novembre Modica ospita una delle mostre più attese della stagione culturale: “Banksy – Realismo Capitalista”, allestita all’ex Convento del Carmine. Oltre cento opere dell’artista più controverso e discusso del nostro tempo saranno esposte in un percorso che promette di attrarre appassionati e turisti. Ma c’è un dettaglio, che per molti cittadini non è affatto secondario: nessuno lo sa.

La denuncia sui social: “Nessuna locandina, nessun manifesto”

A sollevare la questione è stato un cittadino sui social, che ha raccontato di essersi recato all’Ufficio del Turismo, proprio all’interno del palazzo che ospita la mostra, senza trovare alcun materiale promozionale: Il post, rimbalzato tra vari utenti, è un atto d’accusa chiaro verso un sistema organizzativo che sembra più preoccupato di elencare patrocinatori che di attrarre pubblico.

Una mostra importante, una promozione invisibile

Non stiamo parlando di una mostra minore o di un’esposizione amatoriale. Il comunicato stampa parla chiaro: curatori di rilievo come Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, la Fondazione Teatro Garibaldi come ente organizzatore, e il sostegno di Regione, Ars e Comune di Modica. Un apparato istituzionale imponente, insomma, ma che non sembra essere stato in grado – o interessato – a garantire una minima visibilità locale all’evento.

Cataloghi solo a pagamento: un limite per la divulgazione

Un’altra criticità segnalata riguarda l’assenza di cataloghi gratuiti per il pubblico. I pochi disponibili nella sede espositiva avevano un costo di 30 euro, una cifra non proprio accessibile per tutti. In un contesto che dovrebbe puntare alla diffusione culturale e alla partecipazione ampia, l’assenza di materiali informativi distribuiti liberamente rappresenta un’occasione persa per coinvolgere e sensibilizzare un pubblico più vasto.

Una contraddizione che brucia

È paradossale che proprio una mostra dedicata a Banksy, artista che ha fatto della comunicazione diretta e del rapporto con il pubblico il suo tratto distintivo, venga lanciata nel silenzio. Nessun coinvolgimento delle scuole (si spera nei prossimi giorni), nessun piano social attivo, nessun manifesto in città, nemmeno negli spazi comunali, per non parlare della mancanza di supporti audio e video. Una mostra che riflette sulle contraddizioni del capitalismo e sulla comunicazione come potere, incapace però di comunicare sé stessa.

Non si tratta solo di promozione turistica, ma di partecipazione civica: rendere visibile un evento significa creare attesa, coinvolgere i cittadini, favorire la condivisione e stimolare curiosità.

L’arte c’è, ma serve pubblico

La mostra offre un’esplorazione ricca e multidisciplinare dell’universo di Banksy, con serigrafie storiche, video, documentari e opere iconiche come “Girl with Balloon” o “Love is in the Air”. È una proposta culturale che merita attenzione e partecipazione, ma che rischia di restare confinata a pochi appassionati informati. La cultura non basta programmarla: bisogna saperla comunicare e renderla fruibile a tutti.

Una lezione per il futuro

Promuovere la cultura non significa solo organizzarla, ma anche comunicarla. È questo l’aspetto su cui, forse, occorrerebbe riflettere di più. La mostra c’è, il contenuto è valido, le premesse ci sono tutte. Ma senza un’adeguata strategia comunicativa, anche le iniziative più meritevoli rischiano di non raggiungere chi potrebbero davvero coinvolgere.

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