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Sicilia – Crisi uva da tavola: il prezzo proposto ai piccoli produttori non riesce nemmeno a coprire le spese

"La Regione Siciliana e le istituzioni nazionali intervengano immediatamente"

(18 ottobre 2022 – Sicilia – Crisi uva da tavola: il prezzo proposto ai piccoli produttori non riesce nemmeno a coprire le spese)

“I rincari generalizzati che hanno colpito praticamente ogni settore produttivo non potevano non abbattersi in maniera ancora più pesante su uno dei comparti simbolo della provincia di Ragusa, come quello dell’agricoltura, e in particolare dei produttori di uva, che proprio in queste settimane termineranno la loro raccolta con la vendemmia”. Lo denuncia la deputata regionale del Movimento 5 Stelle di Ragusa, Stefania Campo dopo avere interloquito con le associazioni di categoria e in particolare con il Gruppo Agricoltura Ibleo del Movimento 5 Stelle Sicilia. “L’aumento dei costi riscontrato quest’anno ha riguardato ogni aspetto della produzione dell’uva – spiega Campo – dai materiali plastici al gasolio, dai concimi all’energia elettrica. Costi schizzati alle stelle che paradossalmente non vengono nemmeno riconosciuti commercialmente. I prezzi di vendita del prodotto, inoltre, sono al di sotto degli anni passati e non accennano assolutamente a risalire. E come se non bastasse, addirittura, i consumi di uva vanno a rilento, troppo a rilento, visto l’abbassamento improvviso del potere d’acquisto delle famiglie italiane e dei consumatori stranieri. Ecco perché abbiamo contezza che questo settore è al collasso; una crisi che sta letteralmente esplodendo nel totale silenzio delle istituzioni regionali e nazionali.

Basti pensare che oggi il prezzo proposto per l’uva Italia non riesce nemmeno a coprire le spese di produzione, spesso al di sotto dei 50 centesimi al chilogrammo, mentre si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio”.

C’è da lavorare immediatamente, a tutti i livelli, per contenere il caro-energia e i costi di produzione, con misure immediate per salvare aziende e stalle, ma occorre anche una prospettiva di lungo termine per un rinnovo varietale e la diversificazione, per un contributo straordinario con l’utilizzo delle misure del Programma di Sviluppo Rurale, per il rilancio della Igp, investendo sempre più nelle Organizzazioni dei produttori e, naturalmente, per una forte e serissima contrattazione con la Grande Distribuzione Organizzata. Qui sta la chiave di volta: nel rapporto fra piccoli e medi produttori e la Gdo. Il mercato senza regole che si è consolidato in questi ultimi trent’anni ha messo in ginocchio l’intera agricoltura italiana a vantaggio delle grandi multinazionali che dominano incontrastate. È possibile che lo Stato non debba svolgere il proprio ruolo per difendere gli interessi dei propri cittadini, produttori e consumatori?”

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